Oggi ci concentriamo su un Paese specifico, ovvero il Giappone.
Dal punto di vista economico, il Giappone rientra senza dubbio in quella categoria di Paesi definiti “sviluppati”, anche se dovremmo in verità parlare di Paese “obsoleti”, per via di alcuni dati che andiamo a vedere.
Innanzitutto la crescita, asfittica ed in linea con molti Paesi sviluppati, con il PIL annuale in calo del 1%, anche se le attese per il 2022 sono comunque di un dato positivo (fonte OECD) al 3.4%.
Ma l’aspetto più preoccupante è la situazione demografica, con una popolazione che invecchia sempre di più e che per ovvie ragioni vedrà un profondo squilibrio nei prossimi anni per quanto riguarda la gestione dei conti pubblici, un problema di molte economie sviluppate.
A questo aggiungiamo che il Giappone presenta il più alto debito pubblico del mondo (certo anche qui le differenze con l’Italia sono migliori per tutta una serie di motivi, a cominciare dal debito NETTO comunque più basso), ma il valore resta comunque alto rispetto alla media degli altri Paesi (fonte: IMF).
Tra gli aspetti positivi invece un debito che al momento non presenta (pur essendo elevato in valore sia assoluto che percentuale) problematiche nella sostenibilità, e che al momento è detenuto da soggetti interni al Paese.
Positivo anche il livello di spesa per l’educazione (tematica alla quale sono molto affezionato ed in cui credo, e che a tutti gli effetti rappresenta un buon moltiplicatore del PIL) e la bilancia commerciale del 2019.
Dal punto di vista del mercato azionario, le valutazioni sono decisamente più attraenti del mercato americano, come evidenziato dall’immagine sotto.
Anche l’inflazione (solitamente l’obiettivo della Banca Centrale è per un valore intorno al 2%) si mantiene storicamente bassa, il che conferma che dal punto di vista della spinta soprattutto dei consumi non ci siano pressioni al rialzo.
Anche andando a verificare la forza relativa del Nikkei 225 nei confronti dell’indice S&P 500, notiamo come sia decisamente in fase di forza relativa positiva.
Oltre a questo, per l’asset class azionario Giappone è la decorrelazione (molto particolare peraltro) rispetto alla maggior parte delle altre asset class (qui sotto lo vediamo ad esempio nei confronti dell’indice S&P 500).
Perciò volendo andare a riassumere tutto quanto visto sopra per arrivare ad una conclusione: dal punto di vista dei mercati azionari buona la forza relativa, con prospettive a livello di Paese più positive nei prossimi 3-5 anni, e con valutazioni più convenienti
Interessante anche l’aspetto valutario, qualora ci fosse qualcuno che volesse inserire questo tipo di asset in portafoglio, data la sua decorrelazione potrebbe essere inserito in quota parte come diversificazione (vedi ad esempio ETF in JPY) stante anche il valore di bene rifugio della sua valuta.