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Giganti della tecnologia brillanti nonostante la storica contrazione del PIL

Pubblicato 31.07.2020, 13:19
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Nel secondo trimestre il PIL USA si è contratto del 32,5%, la maggior flessione mai registrata, per quanto lievemente inferiore alla stima dagli analisti. L’indice dell’USD è scivolato sotto quota 93 e il rendimento dei decennali è sceso allo 0,525%.

L’azionario USA è stato per lo più negativo, a perdere sono stati soprattutto i titoli energetici. Invece i titoli tecnologici sono saliti, dopo che Amazon (NASDAQ:AMZN), Apple (NASDAQ:AAPL) e Facebook (NASDAQ:FB) hanno battuto le già forti aspettative dei mercati. I future sul Nasdaq (+0,77%) sono positivi in Asia, dopo che le azioni di Amazon, Apple e Facebook sono schizzate dal 6 al 7% nelle negoziazioni after-hour.

Il profitto di Amazon è raddoppiato grazie alle vendite salite alle stelle durante il confinamento per la pandemia, sebbene la società abbia assunto 175.000 nuovi dipendenti per garantire l’operatività e abbia speso più di $4 miliardi per i costi legati al coronavirus. La performance eccellente della società giustifica dunque i prezzi da record e segnala un ulteriore potenziale di crescita. Le azioni di Amazon sono balzate fino a un massimo del 6,50% nel trading a mercati chiusi.

Apple ha venduto più iPhones, iPads e computer e i servizi dell’AppStore hanno registrato una domanda da record durante la pandemia. I ricavi della società sono aumentati dell’11% rispetto a un anno fa. Apple ha registrato ricavi da record, pari a $59,7 miliardi per questo periodo dell’anno, a fronte dei $52,3 miliardi previsti. Nel trading after-hour il prezzo dell’azione è cresciuto del 6%.

I ricavi di Facebook sono balzati dell’11% per effetto dell’aumento degli utenti e dei tassi di engagement. Questo, però, è il ritmo di crescita più lento dalla quotazione della società nel 2012; ciò è dovuto alle forti pressioni sulla divisione pubblicità, dopo che società leader a livello mondiale hanno smesso di fare pubblicità sulla piattaforma, accusando la società di non fare abbastanza per impedire l’incitamento all’odio. Le difficoltà dovute al calo dei ricavi dalla pubblicità per effetto del boicottaggio probabilmente intaccheranno la crescita dei ricavi dalla pubblicità nei trimestri a venire, ma, secondo le stime di Facebook, nel trimestre in corso gli annunci pubblicitari dovrebbero crescere del 10%. Il titolo FB ha guadagnato quasi il 7% nel trading after-hour.

Alphabet, invece, ha annunciato un calo dei ricavi per la prima volta in assoluto, con un crollo dell’8,1% nella vendita di annunci pubblicitari durante la pandemia.

In Asia le borse hanno avuto un andamento contrastato. L’ASX 200 è sceso dell’1,73% sulle rinnovate apprensioni per il Covid-19. In Australia, i prezzi alla produzione sono calati dell’1,2% nel secondo trimestre. Il Nikkei è crollato del 2,38% sulla scia dello yen più forte, nonostante il recupero superiore alle attese della produzione industriale a giugno.

I future europei suggeriscono un avvio piatto dopo la seduta cupa di giovedì. Giovedì il DAX è scivolato del 3,45% dopo che il PIL tedesco è sceso più del 10% nel secondo trimestre, la peggior flessione mai registrata, superiore alle stime degli analisti. La stima flash sul PIL francese ha mostrato invece una contrazione più morbida del previsto e, in Germana, il calo delle vendite al dettaglio ha sorpreso al rialzo, attestandosi al -1,6% a giugno, a fronte del -3,3% previsto dagli analisti e del -12,7% del mese precedente. Il dato aggregato sul PIL dell’Eurozona, che sarà pubblicato nelle prossime ore, dovrebbe confermare una contrazione dell’11,2% nel secondo trimestre e, a luglio, l’inflazione dovrebbe attestarsi allo 0,2% a/a. Nel complesso, i dati non sono promettenti.

L’EUR/USD ha però esteso i guadagni fino a 1,19 e la coppia GBP/USD è salita a 1,3142 sulla scia delle continue vendite di USD.

Il rally prolungato di euro e sterlina non dovrebbe però essere frainteso, perché gran parte degli ultimi rialzi è dovuta alla marcata svalutazione del biglietto verde. Un miglioramento dell’interesse per l’USD potrebbe innescare una brusca correzione al ribasso per entrambe le coppie.

Analogamente, condizioni di ipervenduto caratterizzano l’USD/JPY e l’USD/CHF.

L’oro continua a essere richiesto sopra ai $1950 all’oncia, sostenuto da propensione al rischio incerta, USD conveniente, bassi rendimenti dei titoli di Stato e crescenti preoccupazioni per l’inflazione.

Il greggio WTI è sceso brevemente sotto i $40 al barile sull’onda della flessione storica della domanda globale e sui timori che il ridimensionamento dei tagli alla produzione dell’OPEC sia prematuro. I dati economici deboli e le cupe prospettive di crescita offrono valide motivazioni per un calo sostenuto sotto i $40 al barile.

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