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Oro: difficile entusiasmarsi con l’indice del dollaro sopra 93

Pubblicato 22.09.2020, 15:41
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La paura di un altro lockdown nel Regno Unito e commenti più prudenti previsti dalla Federal Reserve non hanno fatto per l’oro quello che hanno fatto per il dollaro.

L’indice del dollaro è salito negli scambi del pomeriggio asiatico di questo martedì, estendendo il rialzo dello 0,8% della seduta precedente, con i timori per il COVID-19 e per l’impasse sullo stimolo al Congresso USA che hanno innescato un selloff degli altri asset.

E soprattutto, l’indice, che replica l’andamento del dollaro contro euro, yen, sterlina, dollaro canadese, corona svedese e franco svizzero, è rimasto sopra il livello rialzista di 93 per la maggior parte degli ultimi due mesi.

“Il dollaro USA sta guadagnando considerevole terreno all’inizio della settimana, mentre le borse scendono ancora”, scrive Rich Dvorak, analista delle valute, in un blog su Daily FX. Ha aggiunto:

“L’azione di prezzo dell’USD tende a salire nei periodi di avversione al rischio per via del suo ruolo come importante valuta rifugio. Ciò sta spingendo l’indice DXY, con il dollaro USA che si rafforza contro i maggiori rivali come EUR, GBP, CAD ed AUD, solo per nominarne alcuni”.

Il prezzo spot dell’oro, che replica gli scambi in tempo reale dei lingotti, scende, intanto, di 5,82 dollari, o dello 0,3%, a 1.906,38 dollari l’oncia. Nella seduta precedente, i lingotti avevano segnato il minimo di sei settimane di 1.883,21 dollari.

XAU/USD Daily

Grafico giornaliero del cambio XAU/USD

 

Range dell’oro ampio a 1.900-1.970 dollari

Un range di 1.900-1.970 dollari sarebbe un bene per l’oro al momento, lasciando da parte per dopo le aspirazioni di 2.000 dollari ed oltre.

“Una mossa sopra il massimo di venerdì di 1.960 dollari indicherebbe che qualcosa si sta muovendo ma, per il momento, è molto difficile entusiasmarsi per l’oro”, scrive Richard Perry di Hantec Markets in un articolo su FX Street.

Con la sua stabilizzazione dal tonfo di ieri, l’oro potrebbe aver ridimensionato la paura di un nuovo aumento dello slancio al ribasso, sebbene il suo tono piuttosto neutro/ribassista persisterà per il momento. Aggiunge Perry:

“Gli indicatori di slancio giornalieri si attestano perlopiù a livelli neutrali, con l’indice di forza relativa e lo stocastico invariati ma a poco più di 50, mentre le linee di convergenza/divergenza della media mobile sono ferme ma poco sopra il livello neutrale”.

“Continuiamo a considerare qualsiasi supporto sull’oro sopra il ritracciamento di Fibonacci del 23,6% (di 1451/2072 dollari) a 1926 dollari come marginalmente positivo per le prospettive dell’oro. Tuttavia, i tori hanno bisogno di andare sopra 1.973 dollari per spingersi davvero verso la resistenza chiave a breve termine di 2.015 dollari. Il grafico orario mostra che il supporto resta sopra la fascia pivot di 1.937/1.940 dollari che sostiene la base moderatamente positiva, tuttavia, gli indicatori appaiono ancora neutralizzati ed i tori sembrano incapaci di spingersi oltre”.

Sunil Kumar Dixit la pensa in modo simile. “Se il metallo fallirà verso 1927-1935, la correzione potrebbe estendersi più giù alla media mobile semplice su 100 giorni di 1.863 dollari e poi ancora verso il livello di Fibonacci del 38,2% di 1.836 dollari”, scrive l’esperto indipendente di grafici sull’oro.

La testimonianza del capo della Fed potrebbe aiutare l’oro o il dollaro

L’oro potrebbe avere l’opportunità di salire se i tre giorni di testimonianza al Congresso del Presidente della Federal Reserve Jay Powell, al via oggi, lo aiuteranno ad essere richiesto.

Nel discorso di apertura al Congresso, reso disponibile in anticipo ai media, Powell ha affermato che gli indicatori economici USA come occupazione, settore immobiliare ed investimenti fissi per le aziende sono migliorati considerevolmente dallo scoppio della pandemia di coronavirus a marzo.

Ma è necessario altro lavoro per riportare la nazione ai livelli pre-pandemia, ha spiegato, aggiungendo:

“Restiamo intenzionati ad usare i nostri strumenti per fare quanto possiamo, per tutto il tempo che sarà necessario, per garantire che la ripresa sia il più forte possibile e per limitare danni permanenti all’economia”.

Qualche mese fa, commenti simili da parte di Powell sarebbero bastati a spingere l’oro ai massimi dei 2.000 dollari.

Una prolungata debolezza a Wall Street potrebbe danneggiare l’oro

Ma, di questi tempi, è più probabile che sia il dollaro ad essere richiesto, per quanto possa essere assurdo considerato l’enorme deficit fiscale USA ed il suo effetto di deprezzamento del biglietto verde. Le voci di una deflazione, così come quelle sull’inflazione, hanno reso gli investitori cauti dal fiondarsi sull’oro.

Spiega Perry di Hantec Markets:

“Con l’aumento dell’avversione al rischio che emerge come principale fattore che sta contribuendo a spingere su il dollaro USA, l’indice DXY potrebbe estendere il suo rialzo insieme all’indice VIX S&P 500, l’indicatore sulla paura. Se la prevista volatilità di mercato dovesse invertirsi e scendere, tuttavia, anche l’azione di prezzo dell’USD potrebbe fare altrettanto”.

E riferendosi al vertice del 16 settembre del Federal Open Market Committee della banca centrale, aggiunge:

“L’ultimo avanzamento segnato dall’indice del dollaro USA rafforza il livello di prezzo di 92,75 come area di supporto, che è stato un livello di supporto tecnico chiave identificato nell’anteprima del FOMC della scorsa settimana”.

Se il calo di ieri a Wall Street dovesse proseguire, allora potrebbero esserci pochi ostacoli per il dollaro.

“Il selloff azionario ha conquistato uno slancio piuttosto drastico durante la giornata europea e le caratteristiche di avversione al rischio del dollaro USA sono risultate in primo piano”, ha riferito a Reuters Ray Attrill, a capo del Forex per la National Australia Bank.

Nota: Barani Krishnan non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

 

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