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I banchieri sfidano le banche centrali

Pubblicato 04.01.2023, 08:58
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Il calcio è musica, danza e armonia. E non c'è niente di più allegro della sfera che rimbalza” (Pelè)

Le banche centrali devono prendersi una pausa per vedere se ci sono effetti positivi dall’aumento dei tassi di interesse. Possibile inoltre un armistizio tra Russia ed Ucraina. Lo ha dichiarato Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi in un’intervista al Sole 24 Ore di ieri. Una voce autorevole, che si aggiunge a quella di un numero sempre maggiore di esperti, che chiedono nel 2023 una moratoria sull’aumento del costo del denaro. Le Borse europee, complici anche i dati macro migliori alle attese, credono a queste ipotesi, ed hanno iniziato l’anno nel migliore dei modi spinte proprio dal comparto bancario rappresentato da Patuelli. All’orizzonte l’avvio del quantitative tightening, ovvero il programma di vendite di Titoli di Stato da parte della Bce: circa 15 miliardi di titoli al mese di cui la metà Btp. La cura dimagrante del bilancio della banca centrale potrebbe impattare negativamente sui bilanci bancari pieni di Btp anche se, in valore assoluto, si tratterà di vendite riassorbibili dalla domanda di mercato affamata di rendimenti reali positivi. Se poi il costo dell’energia dovesse scendere velocemente l’impatto sui bilanci di famiglie e imprese ovvero l’aumento dei crediti deteriorati, potrebbe essere inferiore alle attese. Un insieme di buone notizie per il comparto bancario che potrebbe quindi favorire la prosecuzione del rialzo di Piazza Affari.

I metalli anticipano sempre

Altro segnale che potrebbe fare presumere come nel 2023 i tassi di interesse, se non in calo si potrebbero almeno fermare, sono le quotazioni dell’oro vicine ai massimi di sei mesi. Il metallo giallo ha chiuso il 2022 in leggero calo, facendo meglio di azioni e obbligazioni, e gli analisti di settore prevedono come nell’anno in corso beneficerà di un rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi, considerato che i dati recenti indicano come l'inflazione statunitense abbia probabilmente raggiunto il picco. In questa prospettiva attenzione ai dati macro in uscita oggi alle 16:00 in Usa: Indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a dicembre, nuovi lavori JOLTs a novembre e alle 20:00 i verbali di riunione del FOMC. Ricordiamo infine che altri metalli preziosi sono andati molto meglio dell'oro nell’anno appena concluso. I prezzi del platino sono aumentati di oltre il 10% per le preoccupazioni per la scarsità di offerta derivante dalle sanzioni statunitensi contro i produttori russi, mentre le quotazioni dell'argento sono salite di oltre il 4% sulle aspettative di un aumento della domanda.

Il 2023 delle cripto, in Italia

Il 2022 sarà ricordato come il primo anno di recessione delle criptovalute: prezzi in forte calo e primi significativi fallimenti di operatori di mercato. Nel mondo sono in circolazione circa 16mila criptovalute e più di 600 exchange dove vengono scambiate. Dopo la tumultuosa fase di sviluppo iniziata nel 2009, i governi hanno preso consapevolezza del fenomeno decidendo di intervenire cercando di regolamentare quello che si potrebbe definire un far west. In Europa siamo in attesa della regolamentazione Mica, che doveva essere approvata entro l’ottobre 2022, poi rinviata a febbraio 2023 ma che dovrebbe entrare i vigore nel 2024. Le norme definiranno che cosa siano giuridicamente le cripto attività e i Paesi europei si dovranno adeguare. Nel frattempo con la Legge di Bilancio 2023 il Governo italiano ha avviato una forma di regolarizzazione di tipo fiscale delle cripto attività. Per l’agenzia delle entrate le cripto sono valuta estera, e quindi tassate quando vengono usate per finalità speculative, ed esenti se utilizzate come moneta di pagamento. La novità della Manovra (art 32-35) è un significativo ampliamento dell’ambito della tassazione ovvero speculazione, scambi commerciali e di funzione (ad esempio il passaggio da cripto ad Nft), e la contemporanea possibilità di rideterminare il valore delle cripto in portafoglio, pagando un’imposta sostitutiva, con la duplice finalità di sanare, fiscalmente, la situazione precedente, e limitare l’impatto della nuova tassazione sulle attività future.

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