Dopo i commenti rialzisti della scorsa settimana del presidente della Fed di St. Louis Bullard (a cui il mercato si sta abituando), gli operatori non si aspettavano granché dal discorso di ieri di Janet Yellen a New York. Tuttavia, visti i pochi appuntamenti in calendario ieri, i commenti da colomba di Yellen hanno avuto un forte impatto sul dollaro USA. L’EUR/USD ha guadagnato quasi l’1% a New York, salendo intorno a 1,13, la coppia GBP/USD è lievitata dello 0,85% a 1,4975, invece l’USD/JPY è sceso dello 0,90% a 112,60. L’indice del dollaro, che misura la valuta americana rispetto a un paniere ponderato di divise, è scivolato dello 0,85%, testando il livello di supporto a 95.
I nuovi appelli per un approccio più prudente e basato sui dati hanno innescato un rally dei titoli di Stato USA, che ha spinto i rendimenti dei titoli a breve scadenza ai minimi da un mese. I rendimenti dei titoli del Tesoro a due anni, sensibili alla politica monetaria, hanno ceduto più di 6 punti base, scendendo allo 0,7880%, mentre a metà marzo testavano la soglia dell’1%. I rendimenti dei titoli quinquennali hanno toccato quota 1,2650%, per poi tornare rapidamente all’1,29%. La coppia EUR/USD sta per testare la resistenza più vicina, che giace a 1,1342 (massimo 17 marzo), quella successiva si osserva a 1,1376 (massimo 11 febbraio). Ci aspettiamo ancora che la coppia continui a rafforzarsi e crediamo che il mercato sia stato indotto in errore dai falchi della Fed, perché il tono generale della banca centrale è accomodante dallo scorso dicembre. Tuttavia, bisogna tenere d’occhio anche la BCE, contraria a un apprezzamento dell’EUR che impedirebbe un ritorno dell’inflazione. L’allentamento monetario continua a essere un’opzione molto quotata per la Banca Centrale Europea.
La prospettiva di tassi d’interesse bassi negli USA ha aiutato i metalli preziosi: il metallo giallo ha guadagnato l’1,35%, salendo a 1.243,10 USD prima di tornare a 1.238 USD durante la seduta asiatica. L’argento si è apprezzato dell’1,60%, salendo a 15,37 USD, per poi stabilizzarsi intorno a 15,34 USD. Sul mercato azionario, fatta eccezione per i titoli giapponesi, che sono stati oggetto di vendite a Tokyo, le piazze regionali si sono mosse tutte in territorio positivo. A guidare la carica sono stati gli indici della Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente il 2,55% e il 3,21%. Per quanto riguarda gli indici offshore, l’Hang Seng di Hong Kong è salito dell’1,69% e il Taiex di Taiwan dell’1,39%. Infine, i titoli australiani hanno perso interamente i guadagni d’inizio seduta, archiviando la giornata in rialzo di un marginale 0,11%.
Le valute legate alle materie prime hanno fatto registrare i guadagni maggiori della seduta asiatica dopo una ripresa dei prezzi del greggio e il calo dell’USD. La coppia USD/NOK ha continuato a perdere terreno, raggiungendo quota 8,35 all’inizio della seduta europea. L’AUD ha trovato un discreto numero di acquirenti sulla via verso il test della resistenza che giace a 0,7680 USD. Infine, la coppia NZD/USD sta per violare la forte resistenza a 0,6897 (massimo 15 ottobre). Continuiamo a credere che il kiwi sia ipercomprato e che sia imminente una correzione.
Oggi gli operatori monitoreranno il tasso di disoccupazione in Norvegia; la fiducia dei consumatori nell’Eurozona; le domande di mutui MBA, la variazione nell’occupazione ADP, le scorte di greggio e il discorso di Evans (Fed) negli USA; il rapporto IPC in Germania; l’inflazione di metà mese e il saldo di bilancio primario in Brasile.