Gli investitori devono essere stati entusiasti della performance del mercato azionario a giugno. I guadagni dell’indice S&P 500 sono stati i migliori del mese dal 1955. I risultati mensili dell’indice Dow sono stati anche meglio: +7,2%, il massimo dal 1938. Per quanto riguarda il NASDAQ, ha registrato il giugno migliore dal 2000, con un balzo del 6,9%.
In effetti, il mercato azionario è schizzato anche sull’anno: l’indice S&P 500 con +17,4%, dopo un rialzo del secondo trimestre del 3,8%; il Dow è schizzato del 14,1% sullo stesso periodo mentre il NASDAQ ha visto un’impennata del 20,66%. Inoltre, i future suggeriscono che i titoli azionari USA schizzeranno ulteriormente questo lunedì, con l’indice S&P 500 ed il Dow che potrebbero segnare nuovi massimi di 52 settimane.
Ulteriore volatilità, più movimenti bruschi
Ci sono molti aspetti che piacciono agli investitori. A parte i bruschi e spesso spaventosi cali che sono avvenuti ripetutamente negli ultimi 18 mesi. Sono risultati in tonfi del 20% circa nel quarto trimestre del 2018 e di quasi il 7% nel maggio scorso.
Tra le elezioni del 2016 e la fine del 2017, i principali indici USA hanno visto solo un mese di ribasso. Ma, dal gennaio 2018, gli indici S&P e NASDAQ ne hanno segnati sei mentre il Dow cinque.
Di conseguenza, il guadagno sull’anno in corso dell’indice S&P 500 alla fine di giugno è stato inferiore al livello a cui si trovava l’indice di riferimento alla fine di aprile. È anche possibile che ci sarà più volatilità in avanti, anche se non oggi.
Al momento, i mercati finanziari sono guidati soprattutto da forze che hanno alimentato rapidi movimenti al rialzo o al ribasso, come:
- Tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
- Agitazioni in Medio Oriente con gli Stati Uniti che stavano per attaccare strutture militari iraniane.
- Timori per la Corea del Nord e le sue capacità riguardo alle armi nucleari.
- Programmi di trading computerizzati che prendono decisioni buy-and-sell algoritmiche.
Luglio comincia con le prime tre questioni in sospeso, fornendo dei fattori per la prevista impennata di oggi.
- Stati Uniti e Cina hanno accettato di continuare con i negoziati commerciali. I dazi resteranno ai livelli attuali e le compagnie tech USA potranno vendere prodotti a Huawei, il colosso delle telecomunicazioni cinese.
- Gli Stati Uniti non hanno attaccato l’Iran, in parte perché il Presidente Donald Trump vuole portare via le forze armate statunitensi dal Medio Oriente.
- Le preoccupazioni per la Corea del Nord si sono attenuate ieri quando Trump e Kim Jong-un hanno avuto un incontro di 45 nella zona demilitarizzata che separa le due Coree. Hanno concordato di riprendere le trattative per la riduzione dell’arsenale nucleare nordcoreano.
Risultati inaspettati; alcune questioni radicate
Tuttavia, ogni aspetto di calma superficiale cela dei risultati inaspettati che potrebbero indicare delle questioni più radicate:
- La maggior parte dei rialzi sono avvenuti nel primo trimestre quando le borse hanno visto una ripresa dopo il tonfo dello scorso autunno. I guadagni del secondo trimestre sono stati molto più moderati.
- I titoli delle compagnie legate alle utenze sono stati costanti vincitori. L’indice Dow Jones Utility Average è schizzato del 13,7% nel secondo trimestre in quanto il calo dei tassi di interesse ha reso allettanti i loro stabili e redditizi dividendi. Durante il tonfo del 6,6% dell’indice S&P 500 a maggio, i titoli delle compagnie di servizi sul Dow sono scesi di solo lo 0,7%; l’indice ha segnato cinque nuovi massimi tra il 24 maggio e mercoledì scorso.
- Anche McDonald’s ha toccato nuovi massimi. Il titolo (NYSE:MCD) ha segnato un’impennata del 17% nel primo semestre. L’ultimo rialzo è avvenuto venerdì quando ha raggiunto quasi 208 dollari, a pochi centesimi dal massimo di 52 settimane.
- Apple (NASDAQ:AAPL) potrebbe schizzare del 25% sull’anno, ma dopo essere crollato del 30%nel quarto trimestre del 2018. Ed è ancora più del 15% al di sotto del massimo di 52 settimane raggiunto nell’autunno scorso.
- Microsoft è stato il leader del Dow nel primo semestre. Il colosso dei software (NASDAQ:MSFT) - un tempo considerato “finito” rispetto ad Apple o Amazon (NASDAQ:AMZN) - ha segnato la seconda migliore performance del secondo trimestre, dopo Disney (NYSE:DIS), il cui titolo è decollato sulla scia della notizia del lancio del suo servizio in streaming il prossimo autunno.
- Microsoft è l’unico titolo con una capitalizzazione di mercato sopra i mille miliardi di dollari, ma potrebbe essere vulnerabile. Il suo P/E ratio su 12 mesi è di quasi 30. (Quello di Amazon è 70 ma gli investitori non se ne preoccupano).
Il panorama sembra favorevole, ma …
Cosa ci aspetta allora? Dipende. Innanzitutto dal fatto che gli eventi che generano brevi e bruschi ribassi (minacce di dazi, minacce militari, minacce nucleari) siano o meno minimizzati. I trader ed i loro algoritmi odiano l’incertezza.
La situazione attuale è piuttosto favorevole per i titoli azionari. I tassi di interesse sono bassi. I Buoni del Tesoro a 10 anni hanno chiuso il trimestre al 2,0%, con un crollo del 25% quest’anno per via dei timori per il rallentamento dell’economia globale. L’economia USA sta crescendo a circa il 3% l’anno, con grande impazienza da parte del governo Trump, ma una recessione sembra difficile.
Il tasso di disoccupazione statunitense, al 3,6% a maggio, è crollato del 64% dal picco del 10% dell’ottobre 2009. Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione sono scese di due terzi dal picco del marzo 2009.
Le grandi compagnie continuano a riacquistare il proprio titolo, dividendo gli utili tra meno azioni e aiutando a supportare i prezzi. Effettivamente, i riacquisti del primo trimestre di 205,8 miliardi di dollari sono crollati del 7,7% rispetto al quarto trimestre, ma sono schizzati dell’8,9% rispetto all’anno scorso, secondo S&P Dow-Jones Indices. La sola Apple ha comprato 23,1 miliardi di azioni nel primo trimestre.
Tuttavia, schierate contro questi fattori ci sono alcune potenziali difficoltà:
- La manifattura USA sta rallentando, suggerendo che lo scontro commerciale USA-Cina è un problema grosso.
- La distribuzione tradizionale è in difficoltà contro l’e-commerce. Nordstrom (NYSE:JWN) è il principale perdente dell’indice S&P 500 quest’anno, con un tonfo del 30,5%. Macy’s (NYSE:M) e Kohl’s (NYSE:KSS) sono crollati del 28%.
- L’economia agricola è in difficoltà in quanto dipende moltissimo dai mercati di esportazione. I prezzi della soia sono rimbalzati del 3% quest’anno ma sono scesi di un terzo dalla fine del 2012.