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I tori dell’oro, già in mercato ribassista, cercano di evitare un rosso profondo

Pubblicato 09.03.2021, 15:20
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Con la fiducia nella ripresa dal COVID-19 che aumenta di giorno in giorno, il prezzo di ciascuna materia prima sta raggiungendo il dinamismo pre-pandemia. Per l’oro, non potrebbe andare peggio.

Contrariamente al greggio o al rame, la gloria dell’oro riluceva nei giorni del lockdown o, più precisamente, prima che i progressi sui vaccini accendessero la speranza di una fine all’orizzonte per quella vita a cui il mondo si era rassegnato nell’ultimo anno.

I prezzi dell’oro sono schizzati di oltre 600 dollari, o del 40%, dai minimi del 2020, raggiungendo i massimi storici di quasi 2.100 dollari. Un ritorno alla media non solo cancellerebbe il migliore rally mai visto nella storia del metallo prezioso. Ma esporrebbe anche coloro che hanno una posizione long sul metallo giallo ad un mercato ribassista peggiore di quello in cui si trovano ora.

Allo stato attuale, l’oro è già la materia prima con la performance peggiore nel 2021, con un tonfo dell’11%. La seconda perdita peggiore sull’anno è quella del succo d’arancia, crollato del 9%. Le arance, per via del loro colore splendente, sono spesso chiamate l’oro che cresce sugli alberi.

Al minimo di 11 mesi di ieri di circa 1.676 dollari, il prezzo spot dell’oro, che rispecchia gli scambi dei lingotti, è crollato di 396 dollari, o del 19%, dal massimo storico di agosto di circa 2.073 dollari.

 

Spot Gold Weekly, May 2020-March 2021

Grafico settimanale oro spot, maggio 2020 - marzo 2021

 

I future dell’oro, intanto, hanno segnato il minimo dell’aprile 2020 di circa 1.673 dollari, con un crollo di 416 dollari, o del 20%, dal massimo storico di 2.089 dollari di agosto. Qualunque mercato che sia crollato del 20% o più dal suo recente massimo, tra il diffuso pessimismo ed il sentimento negativo degli investitori, si definisce mercato ribassista. I future dell’oro corrispondono già alla descrizione.

Potrebbero arrivare altri rischi per i tori dell’oro

Ma questo dietrofront dell’oro esporrà i suoi long a prezzi pre-pandemia persino più bassi. Il primo rischio è il minimo del marzo 2020 di quasi 1.452 dollari del prezzo spot. Ancora più giù, troviamo il minimo del settembre 2019 di quasi 1.400 dollari.

Quello che sta succedendo all’oro non ha praticamente paragoni con nessun’altra importante materia prima.

Il greggio USA, ad esempio, è scambiato vicino al suo massimo dell’ottobre 2018, avendo infranto il livello di 67 dollari al barile ieri. Il rame punta verso i massimi storici di quasi 4,50 dollari la libbra del settembre 2011. La soia si dirige verso i picchi del 2014 di quasi 14,60 dollari al bushel, e il caffè, scambiato a poco meno di 1,40 dollari la libbra, si sta avvicinando ai picchi del settembre 2017. Tutti questi mercati sembrano avere “storie di crescita” in linea con una delle riprese economiche più vivaci mai previste dopo una recessione.

I rendimenti dei bond uccidono l’oro

Anche l’oro ha una storia potente: la possibilità di un’inflazione fuori controllo per via dei deficit fiscali e dei nuovi debiti con le migliaia di miliardi che il governo Biden inietterà nella macchina della ripresa. Per decenni, l’oro è stato definito il miglior rifugio dall’inflazione. Mark Zandi di Moody’s Analytics avverte che Wall Street sta considerevolmente sottovalutando la gravità di un ritorno dell’inflazione sulla scia del piano di ripresa di Biden, spiegando che avrà un impatto su ogni angolo del settore, dalle big tech agli scambi ciclici.

Il problema dell’oro è che i rendimenti saranno all’epicentro dell’inflazione che emergerà da questa ripresa.  

I rendimenti dei Titoli del Tesoro USA a 10 anni, che hanno toccato ultimamente il massimo da febbraio 2020, hanno bloccato il rally dell’oro. Gli stessi rendimenti hanno fatto salire il dollaro, che viene scambiato in maniera inversa all’oro, facendo preoccupare ulteriormente i long del metallo prezioso.

Secondo Zandi di Moody’s, i decennali USA potrebbero schizzare a livelli superiori all’immaginazione della Fed nei prossimi mesi.

I mercati fanno delle sorprese e i prezzi dell’oro potrebbero cambiare direzione senza preavviso. Nessuno sa quanto ci vorrà per una ripresa del genere.

La profusione di modelli algoritmici di trading per acquistare e vendere grandi quantità di ogni obbligazione scambiabile rende difficile vedere un minimo dell’oro in questo contesto, in particolare quando asset con diversi rischi fungono da guida.

Con i rendimenti ed il dollaro che fanno pressioni sulla maggior parte dei mercati per invertire le dinamiche pre pandemia è sempre più difficile che l’oro prenda una pausa.

Il malconcio indice RSI potrebbe essere la speranza dell’oro

Uno studio dell’indice stocastico RSI dell’oro mostra delle condizioni di deciso overbought ed una possibilità di tornare nel territorio di 1.800, spiega Sunil Kumar Dixit, analista tecnico per le materie prime presso SK Dixit Charting di Calcutta, India.

Ma prima, potrebbero esserci diversi punti sulla strada dei long sull’oro:

“Il minimo di lunedì di 1.676,93 dollari dell’oro spot potrebbe non bastare. Gli orsi puntano alla media mobile di 100 settimane, attualmente a 1.648 dollari. È possibile che si comporti da forte supporto nel caso di una caduta libera”.

Secondo Dixit un ritorno a 1.785 dollari, la media esponenziale su 50 settimane, è possibile da quel punto in poi, puntando poi verso 1.831 dollari, che segnerebbe la media mobile su 20 settimane.

“Una cosa è certa: l’indice stocastico RSI è in territorio estremamente oversold con letture di zero a 3. Ma una mossa al rialzo sarà condizionata dal prezzo spot sopra 1.720 dollari. Quella sarà la sfida. Diversamente, un calo sotto 1.648 potrebbe aprire al rialzo”.

Spot Gold Weekly

Grafici forniti da SK Dixit Charting

Anche secondo Jeffrey Halley, strategist senior dei mercati dell’area Asia-Pacifico presso OANDA, l’RSI maltrattato dell’oro potrebbe essere una manna anziché una piaga.

 “C’è la speranza di una tregua nel passaggio dell’RSI dell’oro in territorio oversold. Sospetto che l’oro limiterà le perdite a 1.680 nelle sedute successive mentre i mercati negoziano le aste di bond USA di questa settimana”.

“Detto ciò, credo che stiamo entrando in uno scenario di range-trading, ed è difficile vedere se l’oro riuscirà a salire fino a 1.720 dollari l’oncia questa settimana. Lo scenario più probabile resta una sorta di consolidamento obliquo seguito da un altro calo verso l’area dei 1.600 dollari l’oncia”.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. In quanto analista di Investing.com, presenta opinioni differenti e variabili di mercato.

 

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