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Il greggio sarà la scelta migliore nei prossimi mesi

Pubblicato 10.07.2018, 07:26
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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di Barani Krishnan

Il greggio probabilmente sarà l’unica materia prima che “conta davvero” per gli investitori e i trader nei prossimi mesi, con la crisi delle sanzioni iraniane che continuerà a tenere il prezzo sulle spine, mentre i future dei metalli e dei prodotti agricoli verranno colpiti dai conflitti commerciali scatenati dai dazi, secondo quanto affermano gestori di fondi e analisti delle banche di investimenti. Il prezzo del greggio è schizzato di quasi il 50% nel corso dello scorso anno, attestandosi al massimo dal novembre 2014, soprattutto grazie ai tagli alla produzione coordinati con attenzione dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), il più potente cartello delle materie prime al mondo.

Oil Weekly

La ripresa dell’economia americana, la riduzione più netta del previsto delle scorte di greggio USA, l’indebolimento della produzione di petrolio da scisto negli Stati Uniti ed altre interruzioni di forniture a livello globale hanno contribuito al rialzo. Sebbene degli occasionali selloff abbiano reso l’impennata un po’ instabile, il trend generale in salita del greggio e le previsioni rialziste sul prezzo rimangono solidi.

Le prospettive per la maggior parte delle altre materie prime sono, nella migliore delle ipotesi, cupe. I future del rame sono crollati di più del 10% sull’anno in corso a causa dell’indebolimento della domanda globale, aggravato dai timori per i dazi commerciali con cui Cina, UE ed altre nazioni stanno rispondendo alle misure statunitensi. Persino l’oro, un rifugio dall’inflazione che di solito schizza insieme al greggio, è stato colpito in conseguenza del dollaro forte.

Soybeans Monthly 2008-2018

Sul fronte dei prodotti agricoli, i future della soia hanno segnato un tonfo ai minimi del 2008. Anche se lo zucchero sembra essere una delle poche colture ad andare controcorrente con una performance migliore, gli analisti abbinano questa impennata al greggio, ricordando che il biocarburante etanolo derivato dallo zucchero tiene il passo con il rimbalzo del prezzo della benzina.

“Non ci sono dubbi al riguardo. Il greggio è stato il primo nell’attuale ciclo delle materie prime ad entrare in territorio rialzista e questo spiega il fenomeno che lo circonda”, afferma Adam Sarhan, fondatore ed Amministratore Delegato del fondo di mercati finanziari globale con sede a New York 50 Park Investments. “Il fatto che il greggio stia trainando le altre materie prime riflette la debolezza intrinseca degli altri mercati. Le grandi istituzioni stanno comprando greggio. L’economia statunitense sta crescendo. La domanda di greggio sta aumentando”, aggiunge Sarhan, affermando di aver incrementato la sua attenzione sul greggio rispetto alle altre materie prime per conto dei suoi clienti.

Un barile di greggio USA, legato al contratto West Texas Intermediate (WTI) sul New York Mercantile Exchange, è scambiato sopra i 74 dollari al barile. Il Brent, il riferimento globale del Mare del Nord basato nel Regno Unito e scambiato sull’Intercontinental Exchange, oscilla sopra i 78 dollari al barile. Solo un anno fa, entrambi si attestavano a circa 50 dollari al barile.

Molti analisti prevedono che il WTI superi gli 80 dollari al barile e che il Brent si diriga verso i 90 dollari e anche di più, se gli Stati Uniti dovessero riuscire a bloccare le scorte dall’Iran, il quarto principale esportatore al mondo della materia prima. La crisi delle forniture iraniane è scoppiata a maggio, quando il Presidente Donald Trump ha rescisso un accordo internazionale siglato dal governo Obama per annullare le sanzioni contro l’Iran in cambio della riduzione del programma nucleare da parte di Tehran. Da quando ha annullato l’accordo, la Casa Bianca sta facendo pressioni sugli alleati degli Stati Uniti e su altre potenze straniere affinché non comprino il greggio iraniano.

L’Iran, in risposta, ha minacciato di bloccare lo Stretto di Hormuz, un passaggio all’interno della sua giurisdizione attraverso cui passa un terzo del greggio mondiale trasportato via mare dagli altri paesi del Golfo verso mercati chiave nell’Asia Pacifica, in Europa, in Nord America e oltre. Secondo gli analisti, le conseguenze per il prezzo del greggio non possono essere sminuite se entrambi questi eventi dovessero avverarsi.

Solo la scorsa settimana, gli analisti della banca di investimenti Morgan Stanley hanno alzato le previsioni sul Brent di 7,50 dollari al barile a 85 dollari per i prossimi sei mesi, attribuendo la revisione alla politica più severa del previsto sull’Iran da parte di Trump. “Riteniamo che il rischio-ricompensa sia maggiore a breve termine” per il greggio rispetto alle altre materie prime, spiega Jonathan Goldberg, fondatore dell’hedge fund energetico di New York da 600 milioni di dollari BBL Commodities. Ex trader energetico di Goldman Sachs e Glencore, Goldberg ha anche lanciato un macro fondo dove spera di raccogliere un miliardo di dollari per scambiare valute ed indici azionari in base ai trend generali della materia prima.

Goldberg si è detto particolarmente attratto dalla dinamica dei differenziali tra i contratti front-month e forward in atto sul greggio al momento, per via dell’extra garantito dal greggio con consegna spot. L’ondata di short covering e la creazione di nuove posizioni lunghe ha spinto il differenziale del WTI a sei mesi ad una backwardation, o extra, di più di 6 dollari al barile la settimana scorsa.

“Riteniamo che i differenziali nella parte anteriore della curva continueranno ad andare bene per via degli interessi composti”, afferma Goldberg, riferendosi alle variazioni che operano gli investitori per mantenere la propria posizione front-month sul greggio man mano che i contratti scadono. “Le interruzioni delle forniture da parte di Iran, Canada, Libia e Venezuela, insieme ad una domanda relativamente forte, nell’insieme rendono le previsioni a breve termine sul greggio molto positive”, aggiunge Goldberg. “Mentre ogni materia prima è scambiata in base ai propri fondamentali, al momento il greggio rappresenta lo sbocco migliore per gli investitori per via delle sue caratteristiche di fornitura uniche”.

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