Non litigate con il mercato, perché è come il tempo: anche se non è sempre buono, ha sempre ragione (K. Walden).
Vendite al dettaglio YoY della Germania di ottobre in uscita oggi alle 8:00 (-1,9% contro -4,3% di settembre). PIL della Francia QoQ del 3Q23 alle 8:45 (stima +0,1% contro +0,6% del 2Q23). Tasso di disoccupazione della Germania di novembre alle 9:55 (stima 5,8%, invariato rispetto ad ottobre). Inflazione dell’Italia QoQ di novembre (stima -0,2% invariato rispetto a ottobre) e inflazione dell’Europa YoY di novembre entrambe alle 11:00 (stima 2,8% contro 2,9% di ottobre). Nel pomeriggio i dati USA: si comincia alle 14:30 con la richiesta settimanale di sussidi alla disoccupazione (stima 281k contro 209k della scorsa settimana), mentre alle 14:45 è la volta del PMI Chicago di novembre (stima 45 punti contro 44 di ottobre).
Ieri la fiducia dei consumatori USA di novembre è risultata in linea con le attese (-16,9 punti) e in miglioramento rispetto ai -17,9 punti di ottobre. L’inflazione della Germania YoY di novembre è risultata più bassa delle attese (3,2% contro 3,5% attesa e 3,8% di ottobre) a conferma degli effetti sperati dalla BCE.
In rialzo la seconda lettura del PIL USA del 3Q23 al 5,2% (4,9% la prima lettura). Le stime della FED di Philadelphia indicano che nel 4Q23 il PIL è atteso crescere dell’1,3% che dovrebbe portare ad una stima complessiva YoY del 2,4% per il 2023. Grazie al mix degli effetti di trascinamento e del rallentamento economico derivante dalla politica monetaria restrittiva, nel 2024 il PIL USA è atteso crescere dell’1,7%. Soft landing dunque per l’economia USA.
La stagione dei regali è cominciata. Gli indici azionari USA hanno ricevuto un bel impulso dalla crescente fiducia degli investitori sulle attese che la FED abbia finito di aumentare i tassi di interesse in un contesto di inflazione ed attività economica in moderazione. L'ultimo rialzo delle azioni si è verificato insieme ad una ampia, nonché gradita, partecipazione dei titoli small-cap.
L'indice Russell 2000 è salito del 10,4% dal suo recente minimo di ottobre, leggermente dietro l'S&P 500 in crescita del 10,7%. Dopo alcuni tentativi falliti di avviare un trend rialzista sostenuto, gli investitori si chiedono se questa ultima corsa dei titoli small-cap possa segnare l'inizio di una inversione di tendenza per questo segmento dopo oltre un anno di stasi. Se i tassi di interesse ufficiali e di mercato continuano a flettere (e fra 12 mesi crediamo che entrambi i tassi saranno più bassi di quelli attuali), allora la risposta è positiva.
La politica monetaria restrittiva della FED degli ultimi due anni, che di fatto cambiato il segno dei rendimenti reali, ha gettato una lunga ombra sui titoli small-cap che tendono ad essere più sensibili a tassi di interesse più elevati, in quanto generalmente hanno una minore flessibilità finanziaria rispetto ai titoli large-cap.
Anche con il recente rialzo, il Russell 2000 è ancora indietro rispetto all'S&P 500 nel suo divario più ampio dal 1998. Mentre gli investitori rimangono ottimisti sul fatto che il ciclo di rialzi della FED sembri essere finito, la prospettiva di tassi di interesse più alti per un periodo più lungo potrebbe tuttavia mettere un po’ di pressione sui titoli small-cap a causa dei maggiori costi di indebitamento.
I titoli small-cap USA hanno più debito a tasso variabile, con il debito a tasso fisso a lungo termine che costituisce il 60% del debito del Russell 2000 rispetto al 75% circa per l'S&P 500. In secondo luogo, i titoli small-cap affrontano un calendario di scadenze del debito più concentrato all'inizio. Le piccole imprese stanno quindi già affrontando un maggiore costo del capitale.
L'indagine mensile sulle tendenze economiche delle piccole imprese della National Federation of Independent Business (NFIB) mostra che le piccole imprese stanno ora pagando oltre il 9% sui prestiti a breve termine per la prima volta dal 2007.
Ma l'attenzione si è spostata sulle valutazioni. L’importante sottoperformance degli ultimi due anni dei titoli small-cap ha spinto il multiplo prezzo/utile forward del Russell 2000 al suo minimo di 14 mesi e a livelli storicamente bassi rispetto ai titoli large-cap. I livelli attuali implicano un rendimento annuale medio annuo del prezzo del 12% per il Russell 2000 nei prossimi due anni.
Nonostante qualche ostacolo, riteniamo che la flessione attesa nei prossimi 12 mesi dei tassi di interesse sia da parte della FED ma soprattutto del mercato, suggerisca di mantenere le posizioni sui titoli small-cap. Occorre evidentemente monitorarne attentamente il peso all’interno dei portafogli, soprattutto alla luce del venir meno delle incertezze relative al ciclo economico.