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Buongiorno ai Lettori di Investing.com,
partiamo ad analizzare la situazione attuale dalla seconda domanda.
Anche se in Borsa non esistono mai risposte certe, ma solo calcoli di probabilità effettuati parametrando analisi fondamentali e tecniche, la mia è che, al momento, ci sono il 70% di possibilità che ciò possa accadere. Perché?
I motivi principali sono i seguenti:
Ma ora torniamo alla prima domanda, ovvero il nodo cruciale della questione che decreterà il “vincitore” del match tra Berretti “Verdi” e Giubbe “Rosse”.
Il vero problema delle banche (se lo si vuol considerare tale) ha un nome ben preciso: SSM, acronimo di Single Supervisory Mechanism.
Operativo dal Novembre 2014, questo nuovo meccanismo unico d vigilanza è stato affidato alla BCE con lo scopo, parafrasando il Professor Donato Masciandaro, di dare “il calcio d’inizio ad una nuova partita”.
E, mi chiedo io: quale potrebbe essere il premio se la partita fosse vinta?
Beh… credo un premio ambizioso (ad oggi siamo nel campo delle ipotesi): il completamento dell’unione bancaria europea attraverso la realizzazione di un meccanismo comunitario di tutela dei depositi entro 5-10 anni.
Ma purtroppo, per fare questo, bisogna “armonizzare” il rischio che, nel nostro caso, è rappresentato dagli NPL (vedi tabella sottostante-Fonte EBA).
Dalla tabella si evidenzia quanto nel 2016 la situazione Italia fosse delicata; infatti il Ratio NPL Paese era al 17% (5° posto per rischiosità), dietro solo a Cipro e Grecia (malissimo), e Slovenia e Portogallo (male),
inoltre, con un ratio nettamente superiore al 3-5% della media europea (Paesi in buona salute NPL).
Relativamente all’“armonizzazione” però, attualmente, lo si potrebbe fare in modi e tempistiche anche differenti da quanto prevede l’SSM e vorrebbe la BCE.
Pertanto veniamo ora alla domanda finale “fuori titolo”.
Ma dopo tutti gli sforzi fatti dal nostro sistema bancario nel 2016 (vedi per esempio l’enorme aumento di capitale da 13 Mld. di Unicredit (MI:CRDI) o quanto successo a MPS (MI:BMPS)) gli NPL sono ancora un grande problema?
La mia risposta è NI (50-50%).
Cerco di spiegarmi al meglio:l’ammontare lordo dei crediti deteriorati a bilancio delle banche è ancora di notevole dimensioni, come si evidenzia nella tabella 2, infatti, tale importo in corpo alle 7 banche a maggior capitalizzazione del nostro listino a fine 2016 era di 160 Mld. circa.
Ciò detto, il bicchiere lo si può vedere “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”.
Mezzo pieno, sia perché il livello di copertura medio (lordo) raggiunge quasi la soglia del 50% e sia perché il restante 50% circa (netto) potrebbe e dovrebbe godere di un “periodo di copertura-smaltimento” abbastanza ampio.
Mezzo vuoto, sempre per 2 motivi:
A) In base all’SSM, dal Gennaio 2018 i nuovi NPL (generati dallo stock esistente) dovranno essere coperti al 100% nel termine massimo di 2-7 anni. E questo, guardando alle stime, nel biennio 2018-2019 dovrebbe portare maggiori accantonamenti nell’ordine di 4 Mld. circa complessivi
B) Per raggiungere lo scopo dell’SSM nei prossimi 3-4 anni le banche italiane dovrebbero inoltre portare il Ratio NPL (rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti erogati) sotto la soglia del 10% (lordo) e quindi ridurre lo stock esistente di ulteriori 50-60 Mld. totali per allinearsi alla media Europea in buona salute.
La partita tra la BCE, affidataria dell’SSM, (Giubbe Rosse) e Italia-Parlamento Europeo (Berretti Verdi) si giocherà tutta a centrocampo, e sarà senza esclusione di colpi, ma chi riuscirà ad avere il “guizzo” che consentirà di segnare la rete della vittoria, non è facile a dirsi.
Comunque vediamo, nella peggiore delle ipotesi, come sarebbero messe le nostre banche (sempre da tabella 2.
Mediobanca (MI:MDBI) e Credito Emiliano SpA (MI:EMBI) (EMBI) non dovrebbero avere alcun problema; UniCredit SpA (MI:CRDI) (UCG) nemmeno in quanto ha dalla sua parte l’eventuale e plausibile accelerazione degli utili che consentirebbe una svalutazione NPL “indolore”; Intesa San Paolo (MI:ISP) si trova leggermente penalizzata rispetto alle prime tre, ma si potrebbe definire in discreta posizione (dovrebbe smaltire 3,5 Mld. entro il 2019); UBI Banca (MI:UBI) deve studiare qualche soluzione (accelerare le cessioni) mentre per Banco Popolare (MI:BAMI) Sondrio (BPSI) e Banca Emilia Romagna (MI:EMII) (BPER) le soluzioni non saranno indolore, cosi come per Banco Popolare (BAMI) che al di là delle smentite di aumenti di capitale si trova comunque a “dover” smaltire 8 Mld. entro Giugno 2018 (come concordato con la BCE).
In conclusione, partendo dal presupposto di una situazione macro-economica almeno stabile, a fronte di tutto quanto sopra, considerando che le banche a maggior capitalizzazione godono comunque di discreta-buona salute, ribadisco pertanto la mia attuale “convinzione” che nonostante siano possibili ulteriori turbolenze i 21300 punti dell’indice principale dovrebbero arginarle consentendo quindi il superamento della “soglia vitale” dei 24000-24500 punti
Unicredit e UBI Banca (tipo “cassettista”), Mediaset SpA (MI:MS), Fiat Chrysler Automobiles NV (MI:FCHA), Italgas SpA (MI:IG) e Leonardo SpA (MI:LDOF) (Multiday) sono presenti nell’attuale portafoglio “consigliato”
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