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Improvvisa correzione dell'azionario, è tornata la volatilità

Pubblicato 05.03.2019, 10:51
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Dopo le indiscrezioni del WSJ del weekend, ovvero un accord commerciale Cina-USA sarebbe imminente, ieri è stato interessante vedere la reazione dei rendimenti obbligazionari. Negli USA è stata registrata una diminuzione (il rendimento a 10 anni è sceso di oltre 3 punti base), in tal modo gli operatori in azioni hanno inizialmente comprato nel corso della sessione europea ma nel corso di quella americana il sentiment è cambiato rapidamente portando ad una correzione importante.

Che si tratta di una rivalutazione di alcuni asset che hanno già scontato l’apprezzamento dovuto al probabile accordo commrciale? Se consideriamo i minimi registrati a dicembre il rimbalzo successivo ha consentito di fare tanta strada e prima che venga annunciato ufficialmente un eventuale accordo emerge chiaramente la cautela. In tutto questo contesto è interessante evidenziare anche l’andamento del dollaro, che prova a tenere evidenziando in tal modo una lieve avversione al rischio.

Intanto la Cina ha fissato un obiettivo di crescita inferiore per il 2019, compreso tra il 6% e il 6,5% ovvero in calo rispetto all'obiettivo del 6,5% del 2018. Sarà anche per questo motivo che i mercati sono estremamente cauti. Tuttavia l’azionario cinese continua a rafforzarsi sulla promessa del Governo di un taglio delle tasse di 2 trilioni di yuan (circa $ 290 miliardi).

Veniamo ad oggi, perché l’attenzione sarà focalizzata ai PMI servizi di alcune economie mondiali. Durante la notte è stata rilasciata la decisione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia che ha mantenuto i tassi stabili a +1,50% e sebbene la RBA non sia sembrata troppo accomodante, l'ulteriore arretramento del PMI dei servizi cinese al minimo da quattro mesi ha messo un po’ sotto pressione le valute asiatiche. Australiano compreso.

Wall Street come si diceva poc'anzi ha chiuso la sessione d’inizio settimana in calo, con l’S&P 500 -0,4% a 2793 punti. I futures statunitensi sono apparsi stabili mentre sul versante asiatico segnaliamo il Nikkei a -0,4% nonostante lo Shanghai Composite abbia guadagnato +0,9%. I mercati europei partiti al rialzo, dopo che i futures sembravano suggerire prudenza. Nel forex il dollaro è tornato a essere una delle majors più forti, mentre le valute ad alto rischio (Aussie, Kiwi e Loonie ) hanno perso smalto. Nelle materie prime l’oro sembra aver trovato supporto mentre i prezzi del petrolio sono in calo di circa -0,4%.

Il grande focus è sui PMI dei servizi. Sono già stati rilasciati i dati dell’Eurozona e UK, in entrambi i casi si è trattato di letture superiori alle attese e in quanto tali certamente positive. In particolare quella del Regno Unito, per la quale il mercato si aspettava un calo sotto la soglia del 50 (49,9, quindi contrazione del settore) mentre invece siamo andati oltre 51. L’ISM non manifatturiero USA delle ore 16 dovrebbe mostrare una significativa forza relativa dell'economia statunitense con un’accelerazione a 57,3 (rispetto a 56,7 di gennaio). La vendite di nuove abitazioni dovrebbe invece portare una riduzione a 590.000 (dal grande salto a 657.000 del mese scorso). Varrà anche la pena tenere d'occhio il membro FOMC Eric Rosengren (votante, solitamente falco) che parlerà in nottata. Infine occhio alle dichiarazioni del governatore della Bank of England Mark Carney che testimonierà presso la House of Lords alle 16:35.

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