Improvvisa impennata del rischio, c'è ottimismo anche sul fronte petrolio

Pubblicato 06.04.2020, 12:01
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
USD/JPY
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I mercati continuano a rimanere sotto pressione a causa dell'incertezza sulla durata della crisi economica scatenata dal Coronavirus/Covdi-19. Stamattina, tuttavia, stiamo assistendo a una reazione positiva dettata probabilmente dal fatto che in alcuni Paesi (in primis l'Italia) la curva epidemica starebbe iniziando a scendere. Ovviamente è ancora molto presto per poter cantare vittoria, perché in altre Nazioni come Spagna e Regno Unito, ancor più negli USA, il picco non è stato ancora raggiunto.

Il rally registrato in seguito all'enorme risposta monetaria e fiscale ha subito una nuova battuta di arresto nella seconda parte della scorsa settimana e la volatilità – benché in calo – resta alta. I rendimenti obbligazionari sono saliti un po', i futures azionari indicano forti guadagni mentre le valute legate alle materie prime (Aussie, Kiwi e Loonie) stanno ottenendo buone performance.

Lo yen al contrario perde quota mentre il rally del dollaro si è arrestato (almeno per il momento). Ad aggiungere sentiment positivo è l'apparente progresso nei colloqui tra Arabia Saudita e Russia sui tagli alla produzione di petrolio e ciò si è tradotto in un vertiginoso rialzo delle quotazioni che in questo momento si sono portate a ridosso dei 30$ al barile.

La notizia che l'incontro virtuale dell'OPEC +, inizialmente programmato per oggi, è stata rinviato a giovedì ha avuto effetti limitati e le aspettative sul taglio di 10-15 milioni di barili al giorno potrebbe continuare a spingere le quotazioni del greggio al rialzo. Ovviamente bisognerà comunque non abbassare la guardia, perché fin tanto che non si troverà un accordo ufficiale la volatilità potrebbe essere in agguato.

Sul fronte macro economico la seconda settimana del mese tende ad essere un po' più tranquilla. Oggi ad esempio non c'è granché eccezion fatta per le PMI relative al settore delle costruzioni sia nell'Eurozona sia nel Regno Unito. Dati che ovviamente sono stati pessimi, soprattutto per la nostra amata Italia (dove è stato registrato il peggior calo da 20 anni a questa parte). Per quanto riguarda gli USA e più in generale il nord America, nulla da segnalare.

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