Il grafico mostra tre misure dell’inflazione degli Stati Uniti: l’inflazione complessiva, l’inflazione core core e il 16% trimmed-mean CPI. La core core non è altro che l’inflazione di fondo calcolata sottraendo dall’inflazione complessiva il cibo, gli affitti, l’energia e le macchine e i camion usati.
È evidente ed anche abbastanza normale, che la core core è stata sempre più bassa della complessiva poiché depurata da elementi volatili. È bene notare che anche quando l’inflazione complessiva è stata al livello obiettivo del 2%, la core core è stata sempre inferiore. Detto ciò, l’inflazione di fondo attuale core core si attesta al 2.60% e, ad un occhio meno attento, può sembrare vicina al target imposto dalla Federal Reserve ma, per quanto detto prima, essa è ancora elevata.
Un altro indicatore inflazionistico che cattura l’inflazione di fondo è 16% trimmed-mean CPI della Federal Reserve Bank di Cleveland.
L’IPC a media troncata del 16% è una media ponderata dei tassi di inflazione a un mese delle componenti il cui peso di spesa è inferiore al 92° percentile e superiore all’8° percentile delle variazioni di prezzo. In altre parole, l’IPC a media troncata del 16% esclude dagli elementi del paniere di beni dell’IPC le variazioni di prezzo superiori e inferiori all’8% e fa la media ponderata di quelli rimanenti.
I vantaggi di questo indicatore, secondo uno studio della Federal Reserve Bank di Cleveland, sono che omettendo i valori anomali (variazioni di prezzo piccole e grandi) e concentrandosi sull’interno della distribuzione delle variazioni di prezzo, può fornire un segnale migliore della tendenza dell’inflazione di fondo rispetto a qualsiasi altro indicatore.
Ebbene anche quest’ultimo, qualora ce ne fosse bisogno, ci segnala che i prezzi sono ancora su livelli che incoraggiano Powell a non abbassare i tassi di interesse nell’appuntamento di giugno.