Nella giornata di ieri sono usciti i dati aggiornati sull’inflazione americana (vedi tabella qui sotto).
Dati inferiori rispetto alla rilevazione precedente, ma leggermente sopra le atttese.
I mercati hanno reagito per ora relativamente bene, con il NASDAQ Composite che ha chiuso a +0.57% e l’S&P 500 praticamente in parità (-0.03%).
Ora, indipendentemente da come andranno le prossime settimane, voglio spiegarvi in questa analisi perché l’inflazione nei prossimi 2 mesi potrebbe calare molto, scendendo in zona 5%.
Notare bene: questo calcolo sarà fattibile a parità di condizioni di oggi (nel senso se non scoppia una nuova guerra o le materie prime non raddoppiano in due mesi per capirci).
Andiamo a vedere quello che in gergo tecnico si chiama “effetto base”, ovvero un confronto tra dati di periodi diversi per semplificare.
Quello che ci serve è l’indice di riferimento dell’inflazione destagionalizzato, che ho rappresentato qui sotto e che potete trovare sempre nel calendario economico a questo link..
Immaginatelo come un indice dell’inflazione che invece di tracciare le variazioni (+0.4% mese su mese o +6.4% anno su anno per esempio) traccia direttamente il valore di riferimento dell’indice appunto di quello che si chiama Indice IPC destagionalizzato (puro da fluttuazioni stagionali appunto).
Ora, nella colonna centrale ho aggiunto in bianco ed in rosso alcuni numeretti.
Senza entrare troppo nei dettagli, il concetto è molto semplice. Ad ogni valore dell’indice, in base al mese di riferimento, vado ad aggiungere la nuova variazione del mese in corso, e togliere la variazione di quello stesso mese ma dell’anno precedente.
Per semplificare: se l’ultima rilevazione è stata del +6.4% a febbraio (riferito a gennaio), il mese prossimo andremo ad aggiungere la nuova variazione mensile 2023 (marzo su febbraio) e togliere la variazione dello stesso periodo ma del 2022.
Quindi per capirci: +6.4% +Variazione Mensile Marzo (per febbraio) 2023-Variazione Mensile Marzo (per febbraio) 2022
In base ai numeri della colonnina che ho messo, capiamo subito una cosa, che è il motivo per cui mi aspetto un ulteriore calo nei prossimi 2 mesi dell’inflazione…
Nel 2022, gli aumenti di marzo ed aprile sono stati rispettivamente del +0.8% e del +1.2%. Dal momento che entrambi questi numeri vanno tolti dall’equazione sopra, capite bene (intuitivamente) che se le variazioni dei prossimi 2 mesi saranno nell’ordine del +0.4% o +0.5%, per forza di cose il dato complessivo dovrà scendere. E minori saranno le variazioni nei prossimi 2 mesi, minore sarà il dato finale.
Ipotizziamo quindi che le variazioni nei prossimi 2 mesi seguano l’andamento di febbraio (quindi un aumento del +0.4%). Tradotto, avremmo la seguente situazione:
- Variazione YoY IPC Marzo= 6.4% + 0.4% -0.8% = +6%
- Variazione YoY IPC Aprile=6%+0.4%-1.2%=+5.2%
Quindi entro un paio di mesi o comunque entro le prossime 2 rilevazioni, potremmo ritrovarci con un IPC intorno al 5%. Questo mentre la Fed avrà riportato i tassi al 5%e oltre (il famoso punto di Pivot di cui vi parlo sempre).
A questo, aggiungiamo che l’inflazione nel ciclo economico, segue leading indicators e dati economici, vedi grafico sotto (manca solo la linea rosa nel calo generalizzato).
Ancora una volta quindi, nessuno predice il futuro, ma qui almeno abbiamo un possibile scenario.
Vi ricordo poi che il giorno 21 febbraio, terrò un webinar dedicato all’analisi e selezione dei migliori ETF, potete iscrivervi gratuitamente a questo link.
Alla prossima!
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