Come ampiamente previsto, la BNS ha mantenuto invariata fra il -0,25% e il -1,25% la fascia obiettivo per il LIBOR a tre mesi.
Nella valutazione della politica monetaria che ha accompagnato la decisione, la BNS rileva che il CHF è sopravvalutato e che la banca continuerà a intervenire sui mercati dei cambi.
Nel comunicato si nota che l’intervento della BNS sui mercati forex mirava a rendere “meno attraenti gli investimenti in franchi svizzeri”.
Rispetto al rapporto di settembre, le previsioni d’inflazione sono state riviste marginalmente al ribasso per il breve termine, ma in ripresa nel 2017; la revisione è stata abbassata dallo 0,2% allo 0,1%.
Accennando all’accelerazione dell’economia USA, la BNS ha detto che l’economia globale continua a riprendersi in linea con le previsioni, e che gli effetti di ricaduta della Brexit sono stati inferiori a quanto inizialmente previsto.
Sulla base del miglioramento delle condizioni esterne, la BNS prevede una crescita del PIL pari “grossomodo” all’1,5% nel 2017.
La svolta inaspettata nei “dots” della Fed non ha allentato la pressione sul CHF, mentre la BNS si concentra soprattutto sul prezzo dell’EUR/CHF.
Le forti vendite sull’EUR/USD causate dalla Fed hanno spinto l’EUR/CHF a 1,07307.
Considerando l’aumento dell’inflazione, la BNS probabilmente accetterà un marginale calo dell’EUR/CHF, ma in misura molto ridotta.
Visti i crescenti rischi legati agli eventi in Europa nel medio e lungo termine, il CHF continuerà ad apprezzarsi contro l’EUR, creando un problema non trascurabile per i banchieri svizzeri. Poiché le riserve valutarie superano il 100% del PIL, è però probabile un intervento consistente sul forex, perché i tassi d’interesse negativi stanno già danneggiando il bilancio della banca e i risparmi dei consumatori, pertanto tassi d’interesse ancor più negativi non rappresentano un’opzione appetibile.