Ieri Thomas Jordan, il presidente della BNS, ha tenuto una conferenza stampa a Berna, mentre la banca fa fatica a stimolare l’economia. I rendimenti di breve e lungo termine sono negativi, e le conseguenze di una simile politica monetaria non sono del tutto noti, bisogna valutarne l’impatto sulle banche e sugli investitori.
Secondo Jordan, “I costi associati ai tassi d’interesse negativi sono inferiori al costo derivante dal detenere liquidità,”; noi non crediamo a questa affermazione, poiché, a nostro avviso, il costo degli interessi negativi sarà sempre superiore al costo derivante dal detenere liquidità, soprattutto se tornerà l’inflazione. Un ulteriore calo dei tassi d’interesse potrebbe innescare una corsa agli sportelli o per lo meno una corsa al denaro contante che danneggerebbe l’economia.
Jordan ha anche accennato al fatto che la BNS non intende limitare o abolire il denaro contante per prevenire questi effetti negativi, né ricorrere ad altri strumenti monetari come il denaro a pioggia (il cosiddetto “helicopter money”). Al momento, il bilancio della BNS è pari al 110% del PIL e crediamo che vi sia ancora spazio per un’ulteriore espansione, soprattutto se consideriamo altri paesi con un rapporto debito/PIL molto più elevato, come il Giappone o gli Stati Uniti.
Le pressioni al ribasso continuano a pesare sull’EUR/CHF, nonostante il massiccio intervento della BNS. Rimaniamo naturalmente ribassisti sulla coppia. Il principale catalizzatore della coppia è ovviamente la BCE, e i mercati finanziari attendono con trepidazione la riunione di dicembre. La volatilità dovrebbe tornare, nella consapevolezza che incombe la fine del programma di QE europeo.