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L’accordo sulla Brexit è vicino, ma allora perché la sterlina è così debole?

Pubblicato 11.09.2018, 22:10
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

È stata una giornata estremamente volatile per la sterlina. Esaminando l’andamento degli scambi sulla coppia GBP/USD su base giornaliera, ci sono stati almeno 3 picchi inspiegabili tra 50 e 80 pip. La sterlina solitamente è più attiva delle altre valute ma raramente abbiamo assistito a range così ampi nello spazio da 3 a 5 minuti. Ecco una serie di motivi per cui la sterlina avrebbe dovuto chiudere in salita la seduta neworkese, anziché in calo.

1. Maggiore aumeto degli stipendi nel Regno Unito
2. Barnier dell’UE dichiara che l’accordo sulla Brexit è raggiungibile realisticamente nelle prossime 8 settimane
3. Il governatore della BoE Carney ha avuto un prolungamento del mandato fino al 2020

I dati britannici sono stati migliori del previsto e gli aggiornamenti sulla Brexit sono stati positivi. Le richieste di sussidio sono aumentate meno del mese precedente, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile e l’aumento degli stipendi è salito al 2,6% dal 2,4%. Questo ha fatto seguito ai dati di lunedì che hanno mostrato un miglioramento della bilancia commerciale e una crescita del PIL di luglio migliore del previsto. Basandoci solo sui dati, la giornata di martedì avrebbe dovuto essere positiva per la sterlina. Le dichiarazioni del responsabile UE dei negoziati Barnier e del Primo Ministro irlandese Varadkar sulla fattibilità di un accordo sulla Brexit nelle prossime settimana avrebbero dovuto incoraggiare più short covering per la sterlina. Lo stesso vale per la decisione del governo britannico di estendere il mandato del Governatore della Banca d’Inghilterra Carney fino al 2020. La decisione elimina un potenziale rischio per la sterlina in quanto il mercato apprezza la stabilità della sua politica – un cambio al vertice della BoE è davvero l’ultima cosa di cui i trader della sterlina hanno bisogno in un periodo di incertezza per la Brexit.

Invece, la sterlina è debole perché:

1. Si prevede che la Banca d’Inghilterra lascerà invariati i tassi di interesse giovedì
2. I dati positivi statunitensi confermano il programma di inasprimento della Fed
3. Il rendimento dei Titoli del Tesoro a 10 anni è vicino al 3%

Il motivo per cui gli orsi della sterlina non vogliono rinunciare alle loro posizioni short è che sanno che la Banca d’Inghilterra non ha intenzione di alzare nuovamente i tassi di interesse quest’anno, ma ciò non vuol dire che il tono dei verbalidella Commissione di Politica Monetaria (MPC) e della dichiarazione della BoE non sarà rialzista, specialmente se i dialoghi sulla Brexit continueranno ad andare bene. Per la Fed invece è ampiamente previsto un intervento sui tassi alla fine del mese, dopo i dati sull’occupazione non agricola (NFP) della scorsa settimana e dopo il report di ieri sulla fiducia delle piccole imprese che rafforzano ulteriormente l’andamento dell’economia USA. La fiducia delle piccole imprese ha toccato un massimo ad agosto, con un aumento degli investimenti e delle previsioni di nuove assunzioni. Inoltre, il rendimento dei Titoli del Tesoro a 10 anni è in salita. Considerato tutto ciò, l’economia britannica sta migliorando e l’accordo sulla Brexit è vicino, per tutte questi ragioni ci aspettiamo che il cambio GBP/USD tocchi 1,32, nonostante la ripresa della sterlina dovrebbe essere più decisa verso JPY, AUD and NZD.

Tra l’aumento dei rendimenti dei Titoli del Tesoro, una migliore fiducia delle piccole imprese e l’intensificarsi delle tensioni commerciali, il dollaro USA è salito contro tutte le principali valute martedì. Ci aspettiamo che il biglietto verde resti stabile e venga scambiato in salita dopo il Libro Beige di mercoledì che potrebbe mostrare miglioramenti dell’economia. È previsto inoltre un aumento dei prezzi alla produzione, che alimenterebbe le aspettative verso i dati IPC di giovedì. Di conseguenza il cambio USD/JPY potrebbe toccare 112 prima della fine della settimana.

L’euro è schizzato a 1,1644 all’inizio della seduta londinese, ma nel resto della giornata ha ceduto tutti i guadagni. Gli investitori si preoccupano di meno per l’Italia in quanto il rendimento dei BTP italiani è sceso nell’ultima settimana, con il rendimento dei titoli a 2 anni al minimo da luglio, sulla scia delle promesse del governo in tema di bilancio e rispetto dei requisiti UE. Anche i sondaggi dell’istituto ZEW sono risultati migliori del previsto, indicando una maggiore fiducia degli investitori sulle previsioni economiche per Germania e zona euro. Tuttavia, il cambio EUR/USD ha chiuso la giornata ben al di sotto di 1,1600 nell’apprensione per il comportamento di questa settimana della Banca Centrale Europea.

Il cambio USD/CAD ha chiuso la giornata ai minimi dopo che il Presidente Trump ha dichiarato che la ricerca di un accordo con il Canada sta andando bene. I prezzi del petrolio sono schizzati di oltre il 2,5% ma l’unica cosa che importa per il loonie ora è il NAFTA. Se gli USA troveranno un accordo con il Canada prima della fine della settimana, vedremo il cambio USD/CAD nuovamente a 1,30. Se i dialoghi andranno avanti per un’altra settimana, il cambio continuerà a restare sopra 1,31 fino al raggiungimento di un accordo. Sebbene il dollaro australiano e quello neozelandese abbiano entrambi toccato dei minimi plurimensili contro il biglietto verde, i movimenti delle valute sono stati piuttosto limitati. Crediamo che entrambe le valute siano suscettibili ad ulteriori cali in quanto le tensioni commerciali globali non si stanno allentando. La notizia secondo cui la Cina avrebbe chiesto al WTO l’autorizzazione per imporre delle sanzioni agli USA è un segnale che i cinesi non intendono stare seduti a guardare mentre il President Trump minaccia ulteriori sanzioni. Hanno intenzione di reagire e quando lo faranno il dollaro australiano ne risentirà amaramente. L’inasprirsi delle tensioni non solo aumenta l’avversione al rischio ma ha un impatto diretto sull’economia cinese e, di conseguenza, su quella australiana. I dati australiani sulla fiducia delle imprese mostrano l’apprensione delle aziende: l’indice è crollato al minimo da ottobre 2016. Inoltre, i recenti aumenti dei tassi dei mutui rappresentano un ulteriore rischio per la spesa e la crescita. Abbiamo già visto le vendite al dettaglio in stagnazione e l’attività del settore dei servizi registrare un rallentamento. Tra aumenti dei tassi dei mutui, tensioni commerciali globali e debolezza dello yuan, le previsioni per l’Australia sono cupe e per questi motivi il cambio AUD/USD potrebbe continuare a scendere sotto i 70 centesimi mentre negli USA si confermano le condizioni per un inasprimento della politica della Fed.

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