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Le sanzioni venezuelane potrebbero far salire i prezzi del greggio a maggio

Pubblicato 31.01.2019, 16:22
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 31.01.2019

La crisi politica in Venezuela ha preso una piega diversa questa settimana quando il Presidente Trump ha introdotto sanzioni contro la compagnia petrolifera nazionale, la PdVSA. Obiettivo di questa mossa impedire a Nicholas Maduro, che gli Stati Uniti e molti altri paesi non riconoscono più come legittimo leader del Venezuela, di beneficiare dalle entrate del greggio. È tuttavia anche probabile che la decisione pesi sulle scorte di greggio e faccia salire i prezzi della benzina negli Stati Uniti, nonché che influisca sui prezzi del greggio globali a medio termine.

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Tecnicamente, gli Stati Uniti non hanno posto un embargo sulle vendite di greggio dal Venezuela agli Stati Uniti. Piuttosto, le sanzioni proibiscono alle compagnie negli Stati Uniti di effettuare pagamenti al governo controllato da Maduro. Le raffinerie possono continuare a pagare il greggio venezuelano, ma il denaro sarà conservato su conti correnti negli Stati Uniti, per poi eventualmente essere trasferito più in là ad un governo venezuelano non controllato da Maduro. Come risposta, Maduro ha impedito alla PdVSA di caricare altro greggio sulle navi destinate agli Stati Uniti a meno che non venga pagato in anticipo. E questo effettivamente bloccherà le spedizioni di greggio venezuelano verso gli Stati Uniti, sebbene ai carichi attualmente in viaggio venga consentito di procedere normalmente.

A dicembre, le raffinerie negli Stati Uniti hanno importato circa 574.000 barili al giorno di greggio venezuelano. L’effetto delle sanzioni sulle scorte di greggio USA non sarà immediato perché alle petroliere che al momento si trovano in mare sarà permesso di procedere come sempre. Ma, se le questioni politiche non dovessero essere risolte, le raffinerie negli Stati Uniti ne avvertiranno la carenza in poche settimane. Questo greggio non potrà essere sostituito facilmente con greggio prodotto negli Stati Uniti, in quanto il Venezuela esporta greggio pesante ad alto contenuto di zolfo mentre gli Stati Uniti producono principalmente una qualità “leggera” e a basso contenuto di zolfo.

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Le due varietà non possono essere scambiate nel processo di raffinazione a meno che le raffinerie non vengano riconfigurate. E sebbene ci siano altre fonti di greggio pesante ad alto contenuto di zolfo, come quello delle sabbie bituminose canadesi e dei vari produttori in Medio Oriente, ci sono degli impedimenti logistici e di forniture che ostacolano l’arrivo di questo greggio nelle raffinerie statunitensi.

Quando il governo Trump ha introdotto le sanzioni, il Segretario al Tesoro Mnuchin ha affermato che, secondo lui, le scorte di greggio negli Stati Uniti non ne risentiranno, in quanto la produzione in Medio Oriente aumenterà per compensare la carenza. È vero che Arabia Saudita, Kuwait ed EAU potrebbero aumentare la produzione, ma è estremamente difficile che lo facciano. Infatti, l’Arabia Saudita ha reso noto che diminuirà la sua produzione a 10,2 milioni di barili al giorno a febbraio e che potrebbe tagliare le esportazioni verso gli Stati Uniti mantenendo quelle verso l’Asia. E questo potrebbe significare problemi per le scorte petrolifere USA a fine febbraio e a marzo.

Tuttavia, ci sono alcuni fattori che potrebbero mitigare un’eventuale carenza di scorte negli Stati Uniti. Il primo è che gli Stati Uniti hanno un sufficiente esubero di scorte di benzina dovuto, in parte, ad un temporaneo blocco delle esportazioni di benzina in Messico. Il secondo è che le raffinerie negli Stati Uniti cominceranno presto la loro solita manutenzione stagionale e passeranno alle miscele estive di benzina. La domanda di greggio in genere scende in questo periodo, in quanto le raffinerie in varie regioni vengono chiuse in modo scaglionato e temporaneo. Poiché le raffinerie statunitensi hanno funzionato a livelli record e le esportazioni di benzina sono rallentate, c’è un eccesso di scorte di benzina che ammortizzerà l’impatto delle sanzioni.

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In effetti, la carenza di scorte negli Stati Uniti potrebbe essere avvertita soprattutto dai principali importatori di greggio venezuelano. Citgo, Chevron (NYSE:CVX), PBF Energy (NYSE:PBF) e Valero Energy (NYSE:VLO) importano quantità significative di greggio venezuelano. Queste raffinerie incontreranno grandi difficoltà ad assicurarsi fonti alternative di greggio pesante ad alto contenuto di zolfo ed è probabile che i consumatori USA vedano dei prezzi più alti e magari anche delle carenze alle stazioni di benzina che ricevono prodotti dalle raffinerie in questione.

A seconda dei contratti, le stazioni di servizio potrebbero cercare di acquistare la benzina da altre raffinerie nel caso in cui le forniture di Citgo non siano disponibili, ma i costi sarebbero maggiori. Le stazioni di servizio di Citgo potrebbero essere le più colpite in quanto forniscono un tipo speciale di benzina, con marchio, che ottengono dalle raffinerie di Citgo. Non è chiaro se le stazioni di Citgo dovranno cambiare marchio e pubblicità nel caso in cui si rifornissero da altre raffinerie.

È possibile che Maduro rinunci al potere a breve termine, ma è poco probabile in quanto sta ricevendo supporto da Cina e Russia e mantiene il controllo dell’esercito venezuelano. Nella probabile eventualità che la crisi si trascini ancora, i prezzi del greggio potrebbero schizzare a maggio. A quel punto, potrebbe succedere infatti che la crisi venezuelana e l’attuale taglio della produzione dell’OPEC vadano a combinarsi con la fine delle esenzioni dalle sanzioni iraniane, facendo segnare un’impennata ai prezzi del greggio.

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