Il dato sull’indice dei prezzi al consumo statunitense detterà l’andamento della propensione al rischio sui mercati questa settimana, fattore cruciale per l’andamento dell’oro.
Sul fronte degli energetici, gli investitori e i trader del petrolio attenderanno i report di OPEC e{ecl-1674||AIE}} per valutare l’andamento della domanda e dell’offerta, mentre continua a diffondersi la variante Delta del COVID.
Oro stabile in attesa dei dati sull’IPC di agosto
La crescita dell’IPC USA è rallentata a luglio ma resta al massimo di 13 anni del 5,4%. Gli economisti si aspettano che il tasso di agosto sia sceso ulteriormente al 5,3%.
I future dell’oro sono in leggera salita nella seduta asiatica, in quanto i rendimenti dei titoli del Tesoro si sono indeboliti dalla chiusura di venerdì, mentre il dollaro è rimasto stabile.
L’oro {8830| più attivamente scambiato con consegna dicembre}} sul COMEX di New York si attestavano a 1.794 alle 12:30 PM a Singapore (0430 CEST), in salita dello 0,1% sulla giornata.
L’oro per dicembre è sceso del 2,3% la scorsa settimana, segnando il maggiore calo dalla settimana nel 29 luglio e il primo calo settimanale dopo 5 settimane di euforia per le posizioni long. Il report sull’occupazione di agosto ha avuto un ruolo importante in tutto ciò.
La speculazione sulla pressione esercitata dall’inflazione è partita dai dati USA che hanno mostrato un aumento dei prezzi alla produzione in salita dell’8,3% ad agosto, il maggiore aumento degli ultimi 10 anni. Finché non sono stati pubblicati i dati sull’IPP, il tapering è sembrato più lontano in quanto il report sull’occupazione di agosto ha rivelato dati inferiori del 70% rispetto agli obiettivi degli analisti.
Il motivo per cui la Fed dovrebbe ridurre lo stimolo ed alzare i tassi di interesse è stato dibattuto negli ultimi mesi in quanto la ripresa economica va in conflitto con la diffusione della variante Delta.
Il petrolio sale mentre la tempesta Nicholas incombe; attesi report OPEC, AIE
I prezzi del petrolio sono saliti venerdì nei timori per l’arrivo della tempesta tropicale Nicholas che è passata dal Golfo del Messico e si prevede che toccherà le coste del Texas tra fine lunedì o inizio martedì.
Solo due settimane fa, l’uragano Ida si è abbattuto sulla vicina Louisiana con conseguenze sull’intero comparto petrolifero statunitense. Circa tre quarti della produzione offshore del Golfo del Messico, vale a dire 1,4 milioni di barili al giorno, è bloccata da fine agosto. Per rendere un’idea, è come se l’intera produzione della Nigeria, paese membro dell’OPEC, si fosse fermata.
I prezzi del petrolio hanno mantenuto la traiettoria rialzista lunedì in attesa del report dell’OPEC che verrà rilasciato alle 8:30 AM ET (14:30 CEST). Atteso per domani anche il report sulle previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.
I prezzi del petrolio hanno oscillato la scorsa settimana, scendendo inizialmente quando la Cina ha annunciato un rilascio di scorte di petrolio per smorzare la pressione inflazionistica delle importazioni di greggio, prima di rimbalzare sulle preoccupazioni per la scarsità dell’offerta statunitense.
Negli scambi asiatici di lunedì, il greggioBrent scambiato a Londra, il punto di riferimento globale per il petrolio, era a 73,20 dollari al barile, in salita di 28 centesimi, o 0,4%. Il Brent è salito dello 0,4% anche la scorsa settimana.
Il greggio West Texas Intermediate di New York, punto di riferimento per il petrolio statunitense, è stato scambiato a 70,02 dollari al barile, in rialzo di 30 centesimi, o dello 0,4%. Il WTI è salito dello 0,6% la scorsa settimana.
Jeffrey Halley, analista di OANDA, ha dichiarato che i mercati petroliferi sono rimasti in uno stato di alto flusso nonostante gli scambi positivi di lunedì.
Ha aggiunto Halley:
“Quando si guarda indietro alla volatilità del prezzo del petrolio della scorsa settimana, ciò che risalta è la corsa a breve termine da un lato all’altro del range su base giornaliera. Quindi, nonostante un sacco di rumore intra-day, i prezzi non sono andati da nessuna parte la scorsa settimana.