Maxi scommessa ribassista, gli investitori puntano sul crollo delle azioni

Pubblicato 13.12.2022, 08:09
US500
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Che il 2022 sia stato un anno oggettivamente difficile per un investitore, lo possiamo notare chiaramente da questo grafico sotto, secondo anno peggiore di sempre considerando la combinazione azioni-bond (solo il 1931 ha fatto peggio).

Fonte: Bloomberg

Fa parte quindi della natura umana guardare sempre indietro (sono negativo perché il mercato è sceso negli ultimi mesi e siamo in un bear market) piuttosto che guardare avanti.

In quest’ultimo periodo tuttavia, gli investitore, oltre al sentment, hanno anche operativamente scommesso letteralmente sul crollo (un altro) dei mercati, e lo vediamo dalla tabella sotto riportata…

Fonte: OCC

Ciò che possiamo notare, è un livello mai visto prima dagli anni 2000 sul rapporto Put/call. Essenzialmente entrambe (Put e Call) sono delle opzioni, ovvero dei derivati, per prendere posizione al ribasso (acquisto Put) o al rialzo (acquisto Call) su un determinato sottostante.

Bene, il fatto che questo rapporto (dove a numeratore abbiamo le Put, a denominatore le Call) sia così elevato, fa capire che ci sono stati grossi volumi in acquisto sui premi delle opzioni che puntano al ribasso del sottostante, in questo caso parliamo sempre di S&P 500.

Di conseguenza, la view è chiaramente per un crollo dei mercati. Ora, dal momento che oggi e domani saranno due giornate chiave, in grado davvero di muovere i mercati in una direzione o nell’altra, ecco che probabilmente ciò su cui gli investitori ribassisti puntano, è il seguente scenario:

  1. Inflazione più alta del previsto
  2. Fed che rimane dura ed aggressiva

Infatti, come ho scritto nell’analisi di ieri, questo sarebbe lo scenario più pericoloso per i prezzi delle azioni, perché probabilmente causerebbero una nuova discesa, e viceversa.

In ogni caso, se guardiamo i mercati da un’altra prospettiva, dobbiamo però dire un’altra cosa.

Fonte: BoFA

Nonostante un 2022 tra i peggiori anni di sempre, i grossi investitori (in particolare pensiamo agli Istituzionali) non hanno tolto sostegno al mercato, come possiamo notare dalla foto sotto dove i flussi sull’azionario, nonostante appunto il Bear Market, sono scesi ma non così tanto (vedi i deflussi ad esempio nel 2001 o 2008.

Questo dato possiamo leggerlo in due modi:

  1. Il bull market di lungo termine è ancora forte, e nonostante questa forte correzione durata quasi 1 anno, i grossi player sono ancora rialzisti
  2. Se già così abbiamo avuto un calo importante, figuriamoci se vendessero tutti (e quindi avessimo i famosi deflussi)

Come sempre nessun può sapere come andrà il 2023, ma una cosa è certa: questo non sarà né il primo né l’ultimo Bear Market, pertanto un investitore che così può definirsi, dovrà sempre mettere in conto periodi difficili, ma alla fine con le giuste precauzioni e strategie, i risultati arrivano sempre.

Alla prossima!

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