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La decisione del FOMC sembra aver deluso, tanto che secondo alcuni analisti è vista dai mercati come un tremendo errore. C'è stato un cambiamento deciso nelle aspettative di futuri rialzi dei tassi, ovvero per il 2019 potrebbero essere soltanto 2 ma c’è chi è pronto a scommettere che potrebbe essere addirittura 1. Vi sono state anche delle rivisitazioni al ribasso per quanto riguarda il PIL (2,3% e non più 2,9%) e per le aspettative d’inflazione. Nel frattempo la curva dei rendimenti si è appiattita, ovvero i rendimenti a scadenze più lunghe sono diminuiti mentre quelli più brevi sono aumentati. Lo spread 2/10 anni è sceso ad appena 10 punti base.
Persino il dollaro non ha potuto trovare slancio consistente, dato che i guadagni iniziali stanno terminando. I mercati azionari, poi, hanno registrato altre vendite consistenti e il futuro non sembra per niente incoraggiante. I mercati (almeno inizialmente) ci stanno suggerendo che la Fed potrebbe essere costretta a ridurre ulteriormente le aspettative per il prossimo anno. Poi, alle prime luci dell’alba, abbiamo avuto anche il meeting della Bank of Japan ma come al solito non ci sono sostanziali cambiamenti (sostanzialmente un nulla di fatto, anche nelle parole di Kuroda), mentre la disoccupazione Australiana ha deluso passando al 5,1% (superiore al 5,0% atteso).
Come detto, la sessione di Wall Street ha mostrato un sell-off in chiusura, con l'indice S&P 500 -1,5% a 2507 punti, mentre i future sono ulteriormente diminuiti dello -0,6%. In Asia la risposta è stata decisamente negativa, con il Nikkei -2,8% (uno yen sovraperformante non ha certo aiutato), mentre lo Shanghai Composite chiudeva -0,6%. Anche i mercati europei sono sotto pressione.
Nel forex, i guadagni iniziali del dollaro sono svaniti e in questo momento è la valuta più debole in assoluto, mentre le major legate alle materie prime stanno provando a risalire faticosamente la china. Nelle materie prime vediamo che l’oro prova a tenere i guadagni, mentre il prezzo del petrolio è ancora una volta in calo.
Il Regno Unito sarà ancora una volta al centro dell’attenzione e non per la Brexit ma prima di tutto per le vendite al dettaglio e poi chiaramente per la Banca Centrale. Le vendite al dettaglio delle 10:30 su base mensile dovrebbero crescere a + 0,2% sul mese di novembre (-0,4% in ottobre), il ché riporterebbe la proiezione annuale a + 2,3% (da +2,7 % dello scorso mese). Alle 13 spazio alla BoE che dovrebbe mantenere i tassi d’interesse invariati a + 0,75% mentre lo statement dovrebbe mostrarci unanimità nella decisione.
Per quanto riguarda i dati USA l'indice di produzione della Fed di Philly delle 14:30 dovrebbe salire a 15,6 (dal 12,9 del mese scorso). Le richieste settimanali di disoccupazione dovrebbero mostrare un lieve aumento a 216.000 (da 206.000 la scorsa settimana).