Dopo Draghi e prima della Yellen i mercati azionari hanno approfondito al ribasso, nessuno escluso. Si può dare la colpa alla Cina, ai tassi USA, al petrolio troppo basso, alle tensioni internazionali, alle banche italiane. Forse un mix del tutto, ma quando i mercati fanno troppo a lungo fatica a salire (vedi S&P500), alla fine inevitabilmente scendono.
Fino a dove, ora è difficile dire. Neanche così automatico prevedere la reazione dei mercati sulle mosse della FED (sia che venga deciso l’aumento tassi, sia che venga di nuovo posticipato). Mercoledì sera l’annuncio, bene vedere i movimenti dei mercati più leggeri possibile.
La rottura in alcuni casi di primi importanti supporti settimanali non compromette il trend di fondo che per qualche indice Europeo, Giappone ed USA (e poco altro) è ancora rialzista. Ma prima di dire che queste debolezze sono ottime opportunità di acquisto, aspetterei qualche reazione convinta.
USA: tornano a crescere le richieste settimanali di disoccupazione, con il dato più alto da 5 mesi. Dopo due settimane senza movimenti sotto le resistenze, un affondo deciso per S&P 500. Prezzi in prossimità del primo supporto rilevante, poco sotto i 2000 punti. Il supporto principale è ancora molto lontano, area 1800 punti. Media mobile a 50 periodi (la nera) non più chiaramente crescente, ulteriore segnale di maturità del lungo trend rialzista (oltre alla divergenza negativa sull’RSI, da tempo attiva).
Europa: decrementi tutti attorno al -4% per i principali indici. PIL preliminare del 3° trimestre Eurozona a +0,3%, in linea con le attese. Dax che rompe al ribasso un primo livello di supporto, lasciando aperta la possibilità di un nuovo test dei supporti principali, poco sotto 10.000 punti, in prossimità dei minimi di ottobre e del passaggio della trend line rialzista di lungo periodo, che ha finora sempre contenuto i ritracciamenti dell’indice. Certo dobbiamo per il momento registrare che l’Europa sta decisamente faticando a rispettare i diffusi buoni auspici: indice MSCI Europa 2015 ora a -6,8%, peggio che la media mondiale (-4,2%)
Italia: bene la produzione industriale a +0,5% ad ottobre, ma sui media hanno naturalmente prevalso le polemiche sul decreto salva-banche, che ha ulteriormente appesantito l’indice. Chiusura a 21.000 e candela settimanale che interrompe il tentativo di ripristino rialzista dopo i minimi di agosto. Prezzi ora su un ulteriore livello di supporto, ma livello più rilevante a 20.000, dove passa la trendline rialzista dai minimi del 2012. Chiusi i due gap sul grafico giornaliero aperti nella precedente fase rialzista. Ne rimane un altro ma a 23.500, speriamo sia di buon auspicio. Ora solo un ritorno stabile sopra 21.500 allenterebbe la nuova pressione ribassista dominante nel breve.
Asia: nessuna buona notizia neanche tra gli Asiatici. India che torna sui minimi di Agosto, confermando il testa e spalle ribassista da tempo prospettato (con potenziale target in area 23.000 punti)
Situazione che si fa pesante per la Turchia, che ritorna sotto la ex trend line rialzista accelerando al ribasso e confermando lo scenario decisamente negativo. Possibile ora qualche reazione da ipervenduto, ma per ora da stare alla larga, viste anche le tensioni interne ed esterne.
La Cina che ad Agosto aveva fatto tremare il mondo finanziario sta tenendo relativamente meglio, ma anche in questo caso per ora nessun segnale evidente di ripresa degli acquisti.
Latin America: area meno colpita dal deciso affondo di molti emergenti: Brasile quasi sulla parità e Messico che cede il 2,3%, nonostante il nuovo crollo dei prezzi del Petrolio. Per l’indice messicano comunque debolezza ormai da 3 settimane e prezzi che tornano sotto la linea mediana dell’ampia lateralizzazione tra 40.0000 e 46.000 punti, che dura ormai da 3 anni
Metalli: materie prime che in generale non confermano questa settimana alcune positività viste la settimana precedente. Oro debole, ma da segnalare che gli Hedge funds sono tornati moderatamente in acquisto. Sulla tenuta dei recenti minimi, possibile qualche spunto rialzista nel breve, ma con obiettivi per ora limitati ad area 1110/1140.Rame tra i pochissimi asset positivi in settimana (+1,7%), ma per ora nessun movimento degno di nota.
Agricoli: prevalgono i segni meno anche in questo comparto, con punte del -5,8% dello Zucchero, che ritraccia dalle note resistenze di area 16. Generale pressione ribassista attenuata, ma non ancora una inversione rialzista di lungo periodo.
Positivo il Frumento (+1,2%), che si allontana dal supporto di 466, testato per la 4° volta la scorsa settimana. Rimane per ora un pattern grafico poco invitante
Petrolio: Petrolio Greggio che chiude con un pesante -11,7% settimanale, raggiungendo in un colpo il livello critico di area 36$. Continua la guerra dei prezzi per la conservazione delle quote di mercato, ma questi sono livelli che cominciano a diventare non profittevoli anche per i più efficienti paesi OPEC (in termini di costi di estrazione). Siamo ora nei pressi di un potenziale supporto statico (minimi del 2009), ma nessun tentativo di reazione per ora.
EUR/USD: chiusura poco sotto 1,10, in pressione sul primo livello di resistenza, area 1,11. Dopo il test dei supporti ad 1,05 si è ritornati ben dentro il rettangolo di stabilizzazione (1,05-1,10). Nessuna indicazione direzionale al momento, qui a mio avviso bene attendere la FED. Per trading stretto sempre più indicato l’acquisto di dollari, magari con poco rischio su fiammate fino a 1,125
Riccardo Zarfati
onehourtrading