Il dollaro rimane sotto pressione nel percorso di avvicinamento al meeting della Federal Reserve. Considerata la recente serie di dati deludenti provenienti dagli Stati Uniti, il mercato sembra prezzare una politica monetaria dovish per tutto il 2019 e una possibile revisione delle stime economiche USA. Sentiment che si evince chiaramente dalla brusca frenata dei rendimenti delle obbligazioni e significa che i differenziali di rendimento sono alla base del deprezzamento del Dollaro.
Il mercato sta anticipando una Fed accomodante ma la porta ad eventuale sorprese da falco non è del tutto chiusa, quindi occorrerà stare attenti. Tornando in Europa, la soap opera Brexit continua a lasciare i mercati nell’incertezza nel momento in cui la May non sembra sia in grado di poter ripresentare per la terza volta l’accordo stilato con l’Unione Europea. Si rischia di arrivare al Consiglio dell'UE senza novità di rilievo e a quell punto toccherà all’Europa decidere se accettare l’estensione dell’Articolo 50 o meno.
Wall Street nel frattempo ha terminato un’altra sessione – quella di ieri – in positivo con l' S&P 500 +0,4% consolidando in tal senso i massimi pluri-mensili a 2833. I futures, trainati dagli europei in fase di spinta rialzista, proseguono sugli stessi binari. I mercati asiatici sono stati più cauti, chiudendo debolmente negative il Nikkei -0,1% e lo Shanghai Composite -0,3%. Sul fronte valutatorio, detto del Dollaro, segnaliamo una lieve sottoperformance dell’Australiano in un contesto di sostanziale attesa per domani. Anche nelle materie prime c’è aria di attesa, con oro e petrolio che provano a guadagnare qualcosina.
Oggi abbiamo avuto dati molto important in mattinata, in particolare quelli sul mercato del lavoro UK che hanno segnato un netto incremento della partecipazione al lavoro, un tasso di disoccupazione stabile al 4%, stabili anche i salari mentre sono cresciute le richieste di disoccupazione. Va detto che il dato era atteso alle 10:30 invece è stato rilasciato 12 minuti prima! Alle 11, infine, il sentiment economico ZEW sia per quanto riguarda la Germania sia per quanto riguarda l’Europa. In entrambi i casi c’è stato un netto miglioramento e pur rimanendo in territorio negativo ci si è avvicinati parecchio allo zero.