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Morning adviser, payrolls ok e nuovi record

Pubblicato 06.05.2013, 10:10
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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La prima settimana del mese, quella notoriamente più densa di avvenimenti macroeconomici, si è chiusa con il market mover per eccellenza rappresentato dai Non Farm Payrolls e dal Tasso di Disoccupazione USA entrambi migliori delle aspettative, con 165mila nuovi posti di lavoro creati (le aspettative erano per circa 150 mila) e la release di Marzo rivista da 88mila a 128mila, e il 7,5% di disoccupazione dei livelli pre-crisi.

Le reazioni dei mercati, già toccati dall’importante decisione della Banca Centrale Europea di tagliare il tasso di rifinanziamento principale allo 0,50%, sono state piuttosto il linea con quelle che sono state le più recenti dinamiche alle quali abbiamo assistito: il dato positivo sugli Stati Uniti, mentre fino agli ultimi mesi del 2012 avrebbe portato sul mercato valutario all’acquisto di divise più remunerative del dollaro americano, ha dunque premiato (almeno in primo luogo) proprio il green back contro tutte le altre major in particolare euro, sterlina e yen, ha portato a nuovi massimi storici sull’azionario e al crollo dei corsi obbligazionari (il Bund esemplare), mentre decisamente contenuta è stata la reazione delle commodities compreso l’oro che era il sorvegliato speciale.

Ponendo la lente di ingrandimento proprio sul mercato valutario è bene però osservare come solo nell’orizzonte temporale di brevissimo, perlopiù governato dalla volatilità generata dalla pubblicazione dei dati, vi siano stati acquisti generalizzati di dollari americani, in quanto questi sono stati velocemente sviliti dall’approdo dei principali cambi sui supporti più significativi del breve-medio periodo; è emblematico in questo senso quanto avvenuto sull’Eurodollaro in grado di passare dall’1,3130 fino al cruciale livello di 1,3040 per poi perfettamente rimbalzare innescando un movimento di pari intensità nella direzione opposta nel medesimo lasso temporale che lo ha condotto nuovamente in area 1,3125 sul quale è andato poi stabilizzandosi.

Straordinariamente simile è stata la price action del cable, il quale ha perfino funzionato da proxy anticipatrice proprio dell’eurodollaro, mentre meno volatili sono state le divise oceaniche e il USD/JPY che ha messo a segno un nuovo e importante rialzo salvo consolidare sulle prime resistenze attorno alla soglia psicologia di 99.

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Il mercato, e questa è tutto fuorchè una novità, è naturalmente guidato dalle politiche monetarie delle Banche Centrali tanto più in un momento storico nel quale queste hanno messo in campo misure non convenzionali di fronte a una crisi sistemica di portata storica.

E le aspettative sulle loro politiche sono in grado di determinare la reazione dei mercati, così come la pubblicazione dei dati va sempre letta nella medesima chiave interpretativa che porta a costruire attese circa prosecuzioni, interruzioni o modifiche delle manovre che i principali istituti centrali hanno messo in campo da alcuni anni a questa parte.

In questo senso, i miglioramenti che si stanno apprezzando sul fronte del lavoro negli Stati Uniti avvicina sempre maggiormente all’idea che la FED andrà a ridurre il suo piano di Quantitative Easing 3 per 85 miliardi in asset al mese, visto che ciò dipenderà proprio da precisi target sul fronte occupazionale dal momento che l’inflazione e le aspettative su di essa sono ancorate verso il basso, come più volte dichiarato dal suo Chairman Bernanke.

Tuttavia gli operatori di mercato, che navigano a vista e restano sempre focalizzati nel breve periodo viste le difficoltà nel dipingere scenari di medio-lungo periodo, ritengono che ciò non avverrà ancora per alcuni mesi e perciò scontano queste aspettative solo relativamente, ritenendo necessario ancora un dollaro americano relativamente debole contro le altre valute che a sua volta favorisce il rally dei corsi azionari e l’ancor sostenuto prezzo dell’oro.

Tanto più perciò prenderanno forma le aspettative di un cambio di rotta tanto più assisteremo ad un riequilibrarsi delle forze in gioco.

EUR/USD
Come riferito nella parte introduttiva, è stato impressionante per intensità e velocità il movimento al rialzo del cambio dai supporti di 1,3040 fino nuovamente sui livelli di 1,3140 sul quale è andato poi consolidandosi. Sul grafico orario ora assistiamo alla formazione di un supporto dinamico creato dal sovrapporsi delle medie mobili esponenziali a 21 e 100 periodi sul livello di 1,3115 che si scontra però con il regolare susseguirsi di massimi decrescenti che potrebbe portare, su violazioni del livello suddetto, a ritorni sul primo punto a 1,3085 fermo restando l’importantissimo 1,3040. Nuovi tentativi di allungo passano invece dall’1,3140 con 1,3190 e 1,3220 come principali riferimenti.

USD/JPY
Di grande impatto il rialzo del cambio di venerdì, seguito a quello di pari intensità avutosi 24 ore prima. Ad entrambi sono seguiti dei lassi di consolidamento propedeutici a potenziali ripartenze bullish che in questo caso passerebbero per il livello di 99,25 dopo il quale è lecito attendersi approdi in area 99,55 prima dei massimi relativi attorno al 100. Pochi, ad ora, gli spunti ribassisti comunque passanti per il perforamento al ribasso di 99 con target a 98,40.

EUR/JPY
Molto contrastata la price action del cross in questi giorni, spesso attraversata da contemporanei ribassi di EUR/USD e rialzi di USD/JPY come ben testimoniato dalle pin candle daily di segno opposto degli ultimi 5 giorni. Permane tuttavia l’orientamento bullish per possibili test di 129,90 e ripartenze verso 130,70 e 131. 128,90 il riferimento al ribasso.

GBP/USD
Molto simile all’Eurodollaro la price action del cable, dapprima venduto sulla release per poi essere ricomprato massicciamente fino all’importante resistenza di 1,56 ancora una volta il ritracciamento al 50% di Fibonacci le trend discesista (1,63-1,48). Questo è ora il livello cruciale sul quale il doppio massimo daily potrebbe fare da inversione per ritorni a 1,5540 e 1,5480. Breakout sopra 1,56 porterebbe ad approfondimenti al rialzo per 1,5685.

AUD/USD
Aussie ribassista dalle prime ore della settimana, complici i dati negativi su vendite al dettaglio e sul PMI Cinese. 1,0275 il livello che, se superato, potrebbe condurre a riguardare i mini in area 1,0220 previo 1,0245. Buoni gli stop&reverse sopra 1,0290 per target a 1,0325.

Davide Marone
DailyFX Analyst



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