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Morning adviser, RBA: tassi al 3%

Pubblicato 05.03.2013, 08:39
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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La maggior parte degli analisti si attendevano una mossa come quella decisa da parte della Reserve Bank of Australia, che questa notte ha mantenuto i tassi al 3%, noi ci schieravamo invece per un possibile abbattimento del costo del denaro di 25 basis point, che avrebbe potuto incidere in maniera negativa sul valore del dollaro australiano.

Questo rappresenta infatti, a nostro parere, una preoccupazione per i vertici della politica monetaria australiana, che hanno mancato una buona occasione per anticipare un interventismo teso a mantenere solidi i fondamentali per la crescita, che secondo loro sta seguendo il trend prestabilito, anche se in futuro si potrebbero vedere dei cambiamenti, per cui l’outlook sulle future mosse sui tassi di interessa, rimane accomodante.

I miglioramenti visti nelle economie europea ed americana, seppur lievi, ed il fatto che la Cina stia implementando misure per raffreddare il mercato immobiliare, sulla scia di quegli interventi tesi a garantire una crescita sostenibile e che non va per forza di cose a puntare il tasso massimo raggiungibile (mantenendo comunque risultati dal punto di vista macro più che soddisfacenti), ha convinto il governatore Stevens a non tagliare il tasso di riferimento principale e a lasciare il mercato con aspettative accomodanti, con il risultato che il dollaro australiano è salito.

L’inflazione al sopra al 2% è a nostro avviso l’unico fattore che ha impedito un taglio, che è stato messo come detto nel mirino a causa anche di altri fattori quali il mercato del lavoro che si sta indebolendo, con la disoccupazione in potenziale lieve aumento (ora siamo al 5.4% da due mesi, arrivando da 5.3%) e la crescita sottoperformante.

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La prima potenziale battaglia della cosiddetta guerra valutaria è andata via dunque liscia, con la RBA che non si è accanita su una mossa che avrebbe potuto portare a reazioni diverse dei mercati, soprattutto sulla valuta domestica.

I mercati non hanno reagito in maniera particolare a questa decisione, si sono viste delle lievi vendite sulle borse asiatiche (movimenti ancora correttivi a nostro parere) ed il dollaro ha continuato a perdere terreno, dopo la divergenza ribassista formatasi ieri in mattinata sul DJ FXCM Dollar Index, che è terminata prima della comunicazione australiana e che, dopo i movimenti visti sull’aussie (che come detto è salito) è andato a rompere i supporti di breve riportandosi sotto la media a 100 periodi passante su un grafico orario.

Attenzione oggi ai dati sui PMI e sulle vendite al dettaglio dell’eurozona, potrebbero aiutare la moneta unica europea ad uscire da questa situazione di empasse, mentre nella notte arriveranno i primi dati macro dopo il non taglio per l’Australia, con il GDP stimato a +3.0% su base annua.

EUR/USD
Buoni i punti individuati sull’euro, anche se la volatilità è stata molto ridotta. La tenuta in mattinata della media a 21 è stata propedeutica al quasi raggiungimento dei minimi, mentre sulla rottura avvenuta in serata dell’1.3330 il mercato ha quasi raggiunto 1.3050, vicino a quell’1.3060 che rappresentava eventualmente il punto per assistere a riprese più sostanziose. Ci troviamo ora sotto la media a 100 oraria e l’impostazione per la mattinata potrebbe essere ribassista, con un buon risk reward dato il fatto che un superamento del livello visto ieri a 60 potrebbe portare agli effetti descritti poco fa. Una rottura ribassista di 1.3020 darebbe forza ai prezzi fino ai minimi. Attenzione ai dati di questa mattina, possono portare molta volatilità.

USD/JPY
Bella congestione tra 93.20 e 93.75, che una volta rotta a ribasso ha portato al raggiungimento di 92.95, circa metà strada di quella potenzialmente percorribile dopo una congestione di 50 punti. Questo basta a far posizionare lo stop in pari (magari tagliando parte della posizione) e di attendere le evoluzioni del mercato. Ci siamo appoggiati su un punto statico precedente individuabile bene su un grafico orario, e la rottura di 92.85 potrebbe portare a nuovi tentativi di discesa verso 92.65, che rappresenterebbe il prossimo punto di approdo. Per assistere a riprese, occorre aspettare il superamento a rialzo di 93.35. I prezzi che vediamo nel momento in cui scriviamo potrebbero essere buoni per acquisti di dollaro (supporto statico e ottimo risk reward), dato che, come detto, un superamento di 92.85 potrebbe portare a discese.

EUR/JPY
Rimane molto simile a ieri il quadro tecnico sull’EurJpy. I livelli più importanti da seguire, anche se abbastanza lontani dai prezzi attuali, risultano essere 120.35 e 122.90, con dei tentativi di rottura di quel 121.25, stimato come trigger per la ricerca dei minimi in area 120.50/60. La situazione tecnica abbastanza confusa, fa sì che questo non rappresenti il cambio migliore su cui operare per la giornata di oggi, penseremmo ad ingressi soltanto in caso di movimenti congiunti su EurUsd e UsdJpy (magari dei ribassi contemporanei).

GBP/USD
Dopo il dato del PMI delle costruzioni, uscito negativo, abbiamao visto il pound essere venduto in maniera importante, abbiamo raggiunto i supporti molto velocemente e poi abbiamo visto che essi tenevano, nonostante il brutto dato. Questo ha fatto cambiare la nostra view sull’andamento giornaliero (anche il supporto che ha tenuto dal punto di vista tecnico era una buona indicazione, senza che si sapesse nulla sui dati pubblicati, ma questo ci ha permesso di accelerare la nostra decisione) e l’abbiamo comunicato su Twitter e i nostri social network. Una rottura di 1.5060 avrebbe potuto portare a rotture rialziste che infine hanno raggiunto le resistenze indicate ieri. Ora ci troviamo in congestione tra 1.5140 e 1.5115, livelli che se rotti possono portare ad accelerazioni di volatilità nell’ordine dei 25 punti. Il buon risk reward permetterebbe di pensare a posizionamenti short di pound, tenendo conto che salite sopra 1.5150 potrebbero riproporre l’area di 1.5280. Se dovessimo approfondire sotto 1.5080, potremmo vedere aumenti di volatilità, potenzialmente fino a 1.5060.

AUD/USD
La rottura a rialzo della piccolissima congestione vista ieri mattina ha portato al raggiungimento del target posto, con i prezzi che poi sono saliti fino alla media a 21 periodi. Questa, che inizialmente sembrava poter tenere, ha lasciato spazio a salite dell’australiano che si è riportato velocemente sopra quell’1.0185 che rappresentava un buon livello statico (di target sulle rotture ribassiste dei giorni precedenti, se vi ricordate) e che ha raggiunto la media a 100 oraria. Dopo la decisione sui tassi, discesa sul supporto tondo di 1.0200 e rottura definitiva rialzista che ha portato a 1.0250. Si sta iniziando a creare una potenziale divergenza ribassiste, da sfruttare per il buon risk reward in quanto salite sopra 1.0255 potrebbero portare velocemente verso 1.0275/80, trendline ribassista tracciabile stringendo un grafico orario o lavorando su un 4 ore. Se dovessimo approfondire sotto 1.0215, ci sarebbe spazio per tentativi di discesa in area 1.0185.

Matteo Paganini
Senior DailyFX Analyst


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