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Morning adviser

Pubblicato 27.11.2012, 08:54
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44 miliardi per la Grecia

Raggiunto l’accordo sulla Grecia i mercati hanno cominciato a festeggiarlo, anche se moderatamente. Non abbiamo infatti assistito a forti salite del rischio e potremo valutare oggi, con l’arrivo dei flussi europei, se gli operatori proveranno a far partire movimenti rialzisti che, come vedremo tra poco, potrebbero insidiare gli ultimi livelli di massimo raggiunti dagli strumenti ancora legati, tutto sommato, al rischio.

Parliamo della moneta unica, della sterlina e del dollaro australiano (tutti contro dollaro americano), delle materie prime (con oro in testa) e delle borse, da cui ci aspettiamo aperture con gap rialzisti.

I 44 miliardi messi a disposizione della penisola ellenica a nostro parere rimangono un modo per comprare del tempo ed il fatto che siano stati rivisti i parametri sul debito, con la fissazione di un tetto al 124% di rapporto con il Pil, da raggiungere entro il 2020 (con un miglioramento di 4% percentuali rispetto al preteso 120%), rappresenta certamente la volontà di aiutare i greci in questa, che rimane a nostro parere un’impresa utopica (addirittura si punta ad un 110% nel 2022).

Oltre a questo, è stato deciso un taglio di 100 basis point sui prestiti bilaterali alla Grecia, oltre alla riduzione di dieci punti base del costo delle garanzie che ella paga al fondo salva Stati EFSF, su cui è stato rinviato il pagamento degli interessi di 10 anni.

I punti di azione prevedono anche l’estensione delle scadenze sui prestiti bilaterali e dell’Efsf di quindici anni. Notizie concrete, vedremo quali saranno gli effetti di esse.

Le altre news vedono Obama ancora convinto di poter raggiungere un accordo sul Fiscal Cliff, che se non dovesse verificarsi porterebbe, secondo l’inquilino della Casa Bianca, ad un’implosione economica di circa 200 miliardi, con una riduzione del Pil americano dell’1.4%.

Un’ultima nota sulla nomina di Mark Carney (che comincerà a luglio 2013) come presidente della Bank of England (curioso che egli sia ora il governatore della BoC ed il presidente del Financial Stability Board).
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EUR/USD
Il tanto atteso 1.3000 è stato raggiunto e ci sono stati un paio di tentativi di rottura a rialzo nella notte, senza tuttavia essersi confermati, per ora. Seguiamo ora il livello di 1.3025, che se oltrepassato potrebbe portare in area 1.3060, mentre in caso do rottura a ribasso della media mobile oraria a 21 periodi (1.2975) potremmo assistere a tentativi di correzione che se non dovessero essere contenuti dai minimi in area 1.2950 potrebbero portare al raggiungimento della ema100 e dei massimi precedenti in area 1.2915.

USD/JPY
Molto bello il canale all’interno si sta muovendo il dollaro yen. Ci troviamo vicini alle aree di resistenza dinamiche passanti poco sotto 82.50, livello che offre delle buone opportunità dal punto di vista del risk reward per prendere posizionamenti a favore di yen, con stop e reverse sopra 82.65 (livello che se rotto porterebbe al tentativo di compimento di nuovi massimi relativi di periodo). I target in caso di ribassi non superano 81.90.

EUR/JPY
La divergenza ribassista a 4 ore individuata ha portato al raggiungimento di 106.00, livello dove passa la media a 21 a 4 ore, che come spesso accade ha funzionato molto bene come livello di supporto dinamico. Il mercato sta ora consolidando tra 106.00 e 107.00, i quali rappresentano i livelli da seguire per approfittare di eventuali rotture. Se si rompe 105.75 a ribasso si apre la strada per un ritorno oltre 105.00, mentre per assistere al raggiungimento di 107.90 occorre attendere la rottura di 107.25.

GBP/USD
Movimento molto simile a quello dell’euro quello visto sulla sterlina inglese, che ora si sta muovendo tra 1.6000 e 1.6050. La bandiera di continuazione rialzista ha portato al raggiungimento dei massimi precedenti una volta che sono stati rotti i massimi relativi della scorsa notte ed ora dobbiamo attendere il superamento di 1.6065 o di 1.5975 per assistere ad aumenti di volatilità stimabili in 30 punti. In caso di ritorni sotto 1.6020 potremmo assistere al raggiungimento dei supporti indicati.

AUD/USD
La figura di continuazione che ha meglio funzionato tra le major risulta senza dubbio quella sull’australiano, dove abbiamo assistito alla tenuta della media a 21 oraria ed al compimento di nuovi massimi relativi. Il fatto che il movimento sia stato più incisivo rispetto ad euro e pound rispecchia quelle che normalmente risultano essere le condizioni di liquidità sul valutario, con livelli inferiori per il dollaro australiano che è dunque in grado di compiere più strada (meno liquidità significa più volatilità). Un ritorno sotto 1.0465 porterebbe al test dei supporti principali passanti a 1.0440 (parte alta del canale ribassista correttivo rotto ieri sera) con 1.0425 che risulta essere il supporto principale. Una rottura di 1.0490 potrebbe portare al test di 1.0525, attenzione ad una potenziale divergenza ribassista in formazione su un grafico a 4 ore.

XAU/USD
Oro in forte congestione intorno a 1,750.00, fornendo diversi punti dinamici (individuabili su un grafico orario) da sfruttare per l’operatività, che tuttavia risulta abbastanza difficile fino a quando non dovessimo avvicinarci a 1,746.00 o 1,755.00. Una rottura del primo livello porterebbe a liquidazioni fino a 1,740.00 (ema21 oraria), mentre un superamento di 1,757.25 diviene necessario per il compimento di nuova strada a rialzo, verso 1,765.00.

CRUDE OIL
Petrolio ancora all’interno del canale rialzista orario, con una serie di massimi discendenti che fanno attendere potenziali correzioni a ribasso verso 87.45. Se torniamo sopra 88.30, ci si muove verso 88.70.

Matteo Paganini Senior Analyst FXCM

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