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Morning adviser

Pubblicato 27.12.2012, 08:59
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Comprare tempo è di moda
A meno di 5 giorni dalla fine dell’anno, il tema del Fiscal Cliff ritorna prepotentemente su quei desk che in realtà non ha mai abbandonato nel corso dell’ultimo mese, e lo fa diventando l’unica preoccupazione di medio periodo in grado di attirare l’attenzione di analisti e trader di tutto il mondo. Due i motivi che spingono a ragionare su questo fortissimo market mover: il fatto che Barack Obama abbia ritagliato veramente poco spazio per le proprie vacanze natalizie, rientrando in fretta e furia dalle Hawaii per riprendere i discorsi bruscamente interrotti durante il week end di Natale, ma soprattutto le parole, contenute in una lettera spedita al Congresso degli Stati Uniti, del ministro del tesoro Tim Geithner. Egli ha infatti candidamente comunicato che il famoso tetto del debito, posto a 16.400 miliardi (cresciuto esponenzialmente dai circa 1000 miliardi dei primi anni 80), verrà raggiunto il 31 dicembre e non all’inizio del 2013, e questo farebbe sì che gli aumenti automatici delle tasse ed i tagli sulla spesa possano diventare automatici a partire da martedì 1 gennaio 2013, il che porterebbe l’America al default, con tutte le conseguenze a livello di crescita a stelle e strisce che non occorre essere laureati ad Harvard per immaginare. L’America in default? Stiamo vedendo un film sulla finanza fallimentare degli ultimi anni invece del tipico cinepanettone all’itliana? No, purtroppo no. Da quando abbiamo assistito all’imperterrita pratica di stampare denaro da parte delle banche centrali (possedute dai grossi banchieri) per poi prestarli ai Governi, facendoli indebitare, non siamo mai stati messi così male. Il signor Geithner ha parlato in maniera molto pronta e veloce di “misure straordinarie” al fine di creare un nuovo cuscinetto stimabile nell’ordine di 200 miliardi di dollari per poter ritardare la partenza automatica del mix da 600 miliardi tra tagli di spesa ed aumento delle tasse (per oltre il 90% di privati cittadini e di imprese) che metterebbe in ginocchio la maggior parte degli americani, con conseguenze molto pesanti in giro per un Mondo ancora ben lontano da una ripresa stabile e fisiologica.
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Pensiamo soltanto ai sussidi di disoccupazione, che verrebbero inibiti per oltre 2 milioni di persone e agli oltre 2.000 dollari si uscite ulteriori, previsti per le famiglie americane per capire la gravità di un accordo mancato tra democratici e repubblicani. Disoccupazione e consumi. Non aggiungiamo altro, se non un crollo definitivo sul fronte fiducia, che darebbe il la alla stesura del più triste copione nella storia di quelli che saranno i film sull’economia degli “early 2.000’s”. L’America si sta dunque prodigando in quella pratica palliativa di comprare tempo, per allontanare la catastrofe, si spera in maniera definitiva, almeno per quanto riguarda la percezione dell’opinione pubblica (perché rientrare da soglie di debito così alte non sarà mai possibile a queste condizioni di funzionamento del sistema, mai) ed i mercati, crediamo, stiano ancora scontando un possibile accordo che, in linea generale, si potrà trovare dopo il teatrino delle ultime discussioni sul piano politico che si terranno a Washington. In caso contrario, i prezzi avrebbero già mostrato discese molto più consistenti, dunque, per ora, il mercato sta ancora scontando un accordo in extremis tra le parti.

EUR/USD
Mercato ancora laterale e privo di direzionalità ben precisa per la moneta unica europea, che si sta muovendo all’interno di 100 punti, tra 1.3160 e 1.3260. I livelli intraday non sono facili da individuare e possiamo affidarci ad un canale lievemente ascendente, tracciabile su un grafico orario, a partire dallo scorso 21 dicembre (collegando i massimi ed i minimi relativi utilizzando due linee parallele). Data la minor importanza dei livelli dinamici rispetto a quelli statici, raccomandiamo attenzione per i punti che stanno contenendo il range individuato, se dovessero essere superati potremmo assistere a tentativi di accelerazioni pari a una qurantina di punti. Il canale indicato può essere comunque sfruttato per un’operatività di tipo laterale a basse leve, con stop e reverse fuori dai livelli principali.

USD/JPY
Grande protagonista in positivo lo yen giapponese. Chiaramente, dal punto di vista della direzionalità lo yen sta scendendo, questo non può indicare, letteralmente, qualcosa di positivo, in quanto il valore della moneta e sempre più inferiore rispetto al dollaro americano, e come vedremo nel prossimo paragrafo, della moneta unica europea, ma dal punto di vista dell’economia reale, un ribilanciamento dei rapporti di forza tra yen e le altre major diviene di vitale importanza per il Giappone, che si trova alle prese con la deflazione e la tanto discussa trappola della liquidità. Il mercato sta scontando in maniera importante la possibilità che avvengano ulteriori svalutazioni della valuta nipponica, il tutto soprattutto grazie alle iniezioni di liquidità chieste a gran voce da Abe, ed un grafico settimanale mostra l’importanza del livello rotto questa notte. La divergenza ribassista individuabile su un grafico daily è risultata negata (anche se non del tutto) e la media mobile a 21 periodi (terzo livello di importanza sui 5 che analizziamo), unitamente ai punti statici passanti a 84.00 (primo livello) sono riusciti a dare un forte boost ai prezzi, che ora scambiano intorno a 86.00. Attenzione che lo Speculative Sentiment Index è andato a girarsi corto da long che era, questo significa che, in presenza di questo movimento direzionale, molti trader retail stanno cominciando a girarsi corti, con stop sopra i massimi, che se presi potrebbero portare ad ulteriori accelerazioni verso l’alto, da sfruttare su tutte le ricerche dei supporti, statici o dinamici che siamo, con stop posizionati in macchina sotto i livelli statici.

EUR/JPY
Buona salita dell’EurJpy, che dopo aver rotto a rialzo 111.45 ha raggiunto 112.00 superandolo in apertura post natalizia. Come spesso accade, sulle riaperture, lo yen viene venduto, ed ora troviamo il mercato ben contenuto dalla media a 21 oraria che restituisce in 113.00 il livello principale di supporto da seguire. Una sua tenuta potrebbe portare al superamento dei massimi toccati nella notte, mentre per assistere a discese importanti, dobbiamo aspettare il superamento di 112.50, raggiungibile con un mercato che dovesse portarsi di sotto a 112.85.

GBP/USD
L’area indicata come resistenza sulla sterlina ha funzionato molto bene, ed oltre ad aver raggiunto i minimi relativi di periodo, i prezzi sono andati anche più giù. Se guardiamo un grafico orario, abbiamo raggiunto dei punti statici di minimo molto belli ed il passaggio della media a 100 oraria indica la formazione di una buona area di resistenza tra 1.6150 e 1.6175, da poter sfruttare per acquistare dollari americani. Un ritorno sopra 6185 potrebbe riproporre tentativi di salita, che dovrebbero comunque essere contenuti da 1.6220.

AUD/USD
Tenuta molto buona della media a 21 oraria sull’australiano, in grado di vedere nuovi minimi di periodo che hanno attirato i prezzi in area 1.0350. 1.0345 e 1.0390 i punti da sfruttare per accelerazioni di volatilità da una parte o dall’altra, tenendo conto che sulle prime resistenze indicate possono palesarsi buone opportunità dl punto di vista del risk reward per vendere aussie, con stop sopra di esse (e reverse se si vuole puntare a 1.0420).

XAU/USD
Oro ancora in congestione, con buone aree di vendita da valutare o sui pullback di 1,667.50 o sulle rotture a ribasso di 1,653.50, con obiettivi sui minimi e tenendo conto che il superamento a rialzo di 1,677.00 cambierebbe lo scenario.

CRUDE OIL
Terminiamo come di consueto con il petrolio, dove il fatto di aver atteso il raggiungimento o di 88.00 o di 89.00 prima di impostare qualsiasi tipo di operatività, con potenziali breakout nell’ordine dei 30/50 punti, ha pagato. Il movimento è stato anzi più sostanzioso, questa volta a rialzo, con il raggiungimento di 91.00. La media a 21 è stata propedeutica ad aumenti di volatilità che vedono ora in 90.40 un ottimo livello di supporto di breve d poter sfruttare per il raggiungimento dei massimi relativi, che se dovessero lasciare spazio a 91.50 ci riproporrebbero 92.30. Per scendere, occorre tornare sotto a 90.30.

Matteo Paganini Senior Analyst FXCM

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