Il presidente della Fed, Jerome Powell, sembra aver definitivamente aperto la strada a un taglio dei tassi nelle dichiarazioni rilasciate ieri. Nell’intervento di Chicago, il Presidente ha fatto riferimento al recente rinvigorimento delle tensioni commerciali, dicendo "stiamo monitorando da vicino le implicazioni di questi sviluppi anche e soprattutto per le prospettive economiche degli Stati Uniti". I mercati hanno reagito con forza quando è stato detto che la FED avrebbe agito "in modo appropriato" per facilitare il mantenimento dell'espansione economica, abbandonando qualsiasi riferimento alla necessità di essere "pazienti".
L’azionario ovviamente ha festeggiato ipotizzando un abbassamento del costo del denario, difatti il Dow Jones, l'S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno chiuso tutti oltre il 2%, riprendendosi nettamente dai minimi pluri mensili.
Anche le borse europee hanno chiuso bruscamente al rialzo mentre in Asia gli indici cinesi hanno rallentato la spinta chiudendo leggermente in negativo. Tutto ciò suggerisce che c'è ancora dell’avversione al rischio derivante soprattutto dal fatto che non sembra esserci una via d’uscita a breve termine dal conflitto commerciale che vede impegnati gli USA contro il resto del mondo.
Mentre i funzionari statunitensi e cinesi continuano a incolparsi l'un l'altro per l’interruzione dei negoziati commerciali, l'unica notizia positiva è che il Segretario del Tesoro americano Steven Mnuchin incontrerà il governatore della banca centrale cinese alla riunione dei ministri delle finanze del G20 questo fine settimana .
Sul forex la reazione è stata meno violenta, con il dollaro scivolato su nuovi minimi prima di rimbalzare leggermente. L'indice del dollaro ha toccato un minimo da 7 settimane appena sotto il livello 97, mentre contro lo yen la valuta statunitense è riuscita a riprendersi dal supporto in area 108 (toccata il minimo di 5 mesi a 107,83).
Dollaro che probabilmente risente anche delle preoccupazioni sulla solidità dell'economia statunitense visti i PMI e gli ordini di fabbrica. I prossimi grandi dati da tenere in considerazione saranno l'indice PMI non manifatturiero ISM di oggi pomeriggio e ovviamente il mercato del lavoro di venerdì.
Il dollaro più debole aiuta senz’altro le valute europee in difficoltà, con Euro e Sterlina che hanno rimbalzato dai recenti minimi annuali. Euro che probabilmente non accentua il movimento rialzista a seguito delle nuove preoccupazioni sull'Italia, il nostro paese rischia infatti di dover far fronte ad azioni disciplinari da parte della Commissione europea per violazione delle regole del bilancio. I rendimenti italiani sono ora superiori a quelli della Grecia, evidenziando in tal senso la perdita di fiducia degli investitori nel governo italiano.
Il dollaro australiano, insieme al suo cugino neozelandese, continua a sovraperformare anche a fronte di un rallentamento dell'economia e di un taglio dei tassi da parte della Reserve Bank of Australia. L'economia australiana è cresciuta su base trimestrale meno del previsto ovvero 0,4% nei primi mesi dell'anno con un tasso annualizzato dell'1,8%, il più basso in un decennio.