A distanza di quattro anni, a Wall Street si ripropone il film con protagonista Barack Obama.
Nel novembre del 2008, quando fu eletto per la prima volta, nelle due sedute successive lo S&P500, l’indice americano più rappresentativo, perse il 10%.
Ieri è andata molto meglio, con il solo -2.40% registrato alla chiusura delle contrattazioni.
Ed oggi come quattro anni fa, il mandato del presidente parte in un contesto storico, politico ed economico molto difficile, all'epoca erano passate poche settimane dal fallimento della Lehman Brothers.
L’attualità dei tempi correnti pone per il rieletto presidente diverse sfide, tralasciamo la crisi del debito europeo, perchè ce n’è una in casa che potrebbe avere delle forti ripercussioni sul sistema USA: il “fiscal cliff”, in italiano “precipizio fiscale”.
Il burrone in cui potrebbe finire l’economia a stelle e strisce considerato che a fine 2012 scadranno gli incentivi fiscali introdotti nell'era Bush ed i partiti repubblicani e democratici (oggi molto distanti) dovranno necessariamente trovare un accordo sul tetto al debito americano per evitare tagli automatici alle spese e aumenti delle tasse, si parla di 600 miliardi di dollari.
Nel peggiore dei casi, gli Stati Uniti rischiano di trovarsi in una nuova recessione.
Le varie agenzie di rating sono tutte alla finestra in attesa degli sviluppi di questa situazione che potrebbe portare a dei downgrade importanti.
Però, nel novembre del 2008, dopo quel disastro delle prime due sedute subito dopo l’elezione di Obama, lo S&P500 scese ancora fino a quel famoso 6 marzo 2009 in cui l'indice toccò un minimo intraday a 667 punti, il giorno da dove è poi partita una ripresa che ha avuto il suo apice lo scorso 14 settembre a 1.474 punti!
Il tutto è rappresentato nel grafico allegato.
Molti diranno che questo andamento al rialzo è stato “drogato” dalla ingente iniezione di liquidità immessa dalla Federal Reserve e che forse siamo adesso arrivati alla resa dei conti di questa politica economica, con questo “fiscal cliff” che pende come una spada di Damocle sulla testa del rieletto presidente e di tutti i rappresentati politici del Congresso USA.
I numeri parlano chiaro…in positivo, ma la realtà potrebbe presto cambiare…in peggio.
Staremo quindi a vedere se Barack Obama riuscirà nell’impresa di evitare una caduta nel “precipizio fiscale”.
Il mondo delle valute è in fermento!
Il dollaro, paradossalmente, ha guadagnato terreno su molti fronti, soprattutto contro l’euro.
Nella seduta odierna è stato toccato 1.2720, arrivando così in prossimità del supporto in area 1.27.
Come ho avuto modo di evidenziare nelle mie analisi delle scorse settimane, tale livello rappresenta l’ultima porta da chiudere al movimento rialzista partito dallo scorso luglio, dai minimi dell’anno.
E nel caso in cui dovesse esserci la violazione del supporto, tornerebbero ad essere allineati, al ribasso, i trend di medio e lungo periodo.