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Obbligazioni indicizzate all’inflazione: scopriamo come funzionano

Pubblicato 10.01.2022, 16:19
Aggiornato 22.08.2023, 09:49

Complici le recenti dinamiche di vario tipo: sociali, macroeconomiche e politiche, l' inflazione negli ultimi tempi è esplosa al rialzo e rappresenta un termine che ormai è entrato nella bocca di tutti.

L' aumento di quest' ultima implica prezzi di beni e servizi via via sempre più alti, conseguentemente se il nostro reddito da lavoro e il nostro patrimonio investito non si rivalutano almeno alla stessa velocità dell' inflazione, subiremo un impoverimento del nostro potere d' acquisto o della nostra ricchezza in termini reali.

Coerentemente con lo scenario inflattivo delineatosi, i risparmiatori sono più che mai alla ricerca di strumenti finanziari che costituiscano una copertura dal carovita, questo lo sa bene l' industria finanziaria, che infatti non ha tardato a sfornare soluzioni che si propongono di andare in questa direzione, ad esempio strumenti focalizzati su settori potenzialmente beneficiari di un' inflazione in aumento, o su aziende ad elevato pricing power.

Tuttavia la soluzione più adatta che il risparmiatore associa all' obiettivo di proteggersi dal carovita proviene dai bond indicizzati all' inflazione, nati proprio con questo scopo e che si differenziano dai classici bond a tasso fisso.

Vediamo di spiegare innanzitutto la differenza che sussiste tra bond a tasso fisso e inflation linked.

Investendo in bond a tasso fisso non facciamo altro che prestare denaro ad un emittente (lo Stato o un' azienda), a fronte del pagamento di un interesse periodico per tutta la vita del prestito oltre che della restituzione del capitale a scadenza.

In pratica se prestiamo 1.000 € all' azienda X, concordando una restituzione in 10 anni e ponendo che essa ci remuneri ad un interesse del 3% annuo, riceveremo 30 € ogni anno per 10 anni e al termine del periodo, salvo default dell' emittente, ci verranno restituiti i 1.000 € inizialmente prestati.

Il rendimento del 3% è espresso in termini nominali, mentre il rendimento reale non è identificabile a priori, ossia nel momento in cui sottoscriviamo l' obbligazione, ciò dipenderà infatti dall' inflazione che si manifesterà nel corso della vita del bond.

Viceversa, attraverso la sottoscrizione di un inflation linked bond è possibile determinare a priori quello che sarà il rendimento reale cui andremo incontro, a prescindere dal livello d' inflazione che avremo nel corso degli anni; quest' ultimo titolo ci riconoscerà cedole periodiche rivalutate in base all' inflazione registrata, e anche il capitale restituito a scadenza sarà arricchito della componente inflattiva.

Se ad esempio acquistiamo un bond inflation linked per 1.000 € il quale rende l' 1% annuo, ma in termini reali, assumendo che l' inflazione schizzi del 4% durante il 1° anno, come risultato avremo che il capitale investito verrà rivalutato a 1.040 € e la cedola annuale a 10,40 €. Lo stesso discorso varrà per tutti gli anni di vita del titolo.

La rivalutazione del capitale e delle cedole avviene in base all' inflazione misurata da un preciso e predeterminato indice di riferimento, ad esempio per il Btp Italia l' indice FOI (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati).

Descritti così gli inflation linked sembrerebbero una sorta di Sacro Graal, ma non è sempre così, vediamo perché.

Innanzitutto il rendimento di tali titoli è minore dei corrispettivi a tasso fisso 
 Allegato 1
*Fred St Luis: in blu i rendimenti del tasso fisso classico , in rosso dei titoli indicizzati

La differenza tra bond a tasso fisso e inflation linked rappresenta l' inflazione breakeven, ossia un' approssimazione dell' inflazione attesa nel corso della vita del titolo.

Tale differenza è detta anche inflazione di pareggio, in quanto è quel livello di inflazione per la quale risulta infifferente l' investimento nel tasso fisso piuttosto che nel titolo indicizzato.

Quando conviene investire nel titolo indicizzato e quando nel titolo fisso?

La convenienza o meno di investire sul bond inflation linked è legata all' inflazione che effettivamente si manifesterà durante la vita del titolo: se quest' ultima sarà maggiore dell' inflazione attesa all' atto della sottoscrizione (inflation breakeven), l' investimento indicizzato risutlerà premiante, mentre nel caso in cui l' inflazione si verificherà in misura minore rispetto al dato atteso, allora il tasso fisso si rivelerà la scelta migliore.

Questo a scadenza, ma cosa succede al bond indicizzato se voglio vendere nel mentre?

I prezzi saranno soggetti ad oscillazioni, che dipenderanno da tante variabili, su tutte l' andamento dei tassi d' interesse. Dunque anche in questi titoli ha importanza il concetto di duration, tuttavia c'è da capire un passaggio importante, ossia che mentre nei bond a tasso fisso la duration esprime la variazione dei prezzi al variare dei rendimenti nominali, negli inflation linked essa misura sempre la variazione dei prezzi, ma al variare dei rendimenti reali.

Da qui si evince che gli inflation linked sono correlati negativamente con i rendimenti reali. Ricordiamo inoltre che i tassi reali possono salire anche con un' inflazione al rialzo, se ad esempio i tassi nominali salgono più velocemente di quest' ultima.

Molti hanno poi notato che gli inflation linked hanno duration elevate, ciò è dato dalla struttura del titolo, che si caratterizza per avere pagamenti cedolari meno generosi e capitale di rimborso finale più cospicuo, per cui di fatto è necessario più tempo per rientrare nell' investimento iniziale.

Va detto però che se da un lato una maggiore duration può indicare maggiori oscillazioni di prezzo, dall' altro a ridimensionare ciò c'è il fatto che i tassi reali sono tendenzialmente meno volatili di quelli nominali.

Un aspetto critico

Una criticità di cui pochi parlano è data dal fatto che i parametri usati per l' indicizzazione (ad esempio il FOI) possono in alcuni casi sottostimare l' inflazione effettiva, soprattutto quella delle persone più in avanti con l' età, tra i maggiori sottoscrittori di tali titoli. Tale categoria è quella più restia a cambiare le proprie abitudini di consumo, continuando a fruire degli stessi beni e servizi, anche se più costosi. Proprio per tale motivo questi soggetti potrebbero subire un' inflazione più elevata rispetto a quella di un giovane più smart, e soprattutto rispetto a quanto coperto dal titolo indicizzato.

Situazione attuale degli inflation linked

Occorre sapere che i tassi breakeven sono già molto cresciuti di recente, quindi il costo da pagare per proteggersi dall' inflazione è decisamente più elevato; l' ideale sarebbe acquistare inflation linked quando l' inflazione attesa è bassa, ossia quando la protezione costa poco, o per dirla in altri termini, quando tali strumenti non li nomina nessuno, in quanto a quel punto occorrerà meno inflazione negli anni a venire affinché tali titoli risultino premianti rispetto ai corrispettivi a tasso fisso, viceversa, più alti sono i tassi breakeven, più c'é da stare attenti, in quanto occorrerà più inflazione nel corso della vita del titolo affinché questo vinca la sfida con il tasso fisso.



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