La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 25.03.2021
I prezzi del greggio sono fermamente rimasti sopra il range dei 55 dollari al barile (sia il Brent che WTI) dall’inizio di febbraio, e i trader dovrebbero chiedersi perché non stiamo assistendo ad una maggiore produzione da parte del settore petrolifero USA.
Grafico settimanale Brent sui 12 mesi precedenti (TTM)
In effetti, entrambi i riferimenti sembrano al sicuro all’interno del range di 60 dollari al momento, con il Brent che di recente è schizzato sopra i 70 dollari per un attimo ed il WTI che oscilla a poco meno.
Grafico settimanale WTI sui 12 mesi precedenti (TTM)
Negli ultimi anni, questo livello di prezzo del greggio avrebbe comportato una maggiore produzione statunitense, soprattutto nei giacimenti di scisto, quindi perché ora non la stiamo vedendo?
Secondo l’EIA, la produzione petrolifera statunitense si aggira intorno ad una media di 10,9 milioni di barili al giorno da un po’. La produzione è salita dai 9,7 milioni di barili al giorno lo scorso agosto, ma si trova ancora al di sotto della produzione media di 13,1 milioni di barili al giorno che si registrava in questo periodo lo scorso anno. Il numero di impianti di trivellazione di greggio negli USA è salito di 9 unità la scorsa settimana, e fondamentalmente è rimasto nel range di 300-318 da gennaio. Persino con gli aumenti della produttività, i produttori di scisto probabilmente dovranno incrementare il tasso di trivellazione di pozzi per mantenere stabile la produzione.
Ma, in base alle recenti esperienze, possiamo aspettarci che le società di scisto aumentino le trivellazioni e la produzione a questi livelli di prezzo del greggio. Tuttavia, molte aziende di scisto sembrano non avere intenzione di espandere quest’anno. Il sondaggio energetico del primo trimestre pubblicato dalla Federal Reserve Bank di Dallas, un dipartimento governativo, offre delle indicazioni circa le attuali strategie delle società di scisto.
I dati del sondaggio sono stati raccolti tra il 10 e il 18 marzo ed hanno risposto 155 società energetiche, comprese 104 società di esplorazione e produzione e 51 società di servizi per giacimenti petroliferi. Secondo gli intervistati, il prezzo medio necessario per coprire le spese operative al momento va da 17 a 34 dollari al barile (a seconda della regione). Le aziende hanno riportato di aver bisogno di un prezzo medio di 52 dollari al barile per trivellare con profitto un nuovo pozzo. L’80% delle aziende potrebbe trivellare con profitto nuovi pozzi ad un prezzo pari o inferiore al prezzo spot del 19 marzo (61 dollari al barile) per il WTI. Di conseguenza, sembra che gli attuali prezzi più alti debbano incentivare una maggiore produzione.
Ma dal sondaggio sono emerse anche delle notizie sorprendenti. Il numero di aziende che intende espandere le proprie operazioni quest’anno non è alto, nonostante il prezzo elevato del greggio. Il 53% dei dirigenti ha riportato che non intende assumere nuovi dipendenti nel 2021. Il 34% si aspetta di incrementare il numero dei dipendenti solo lievemente nel 2021.
Nei periodi pre-pandemia, i produttori petroliferi USA avrebbero rapidamente incrementato la produzione e approfittato di qualunque profitto avessero potuto avere. Ma ora le aziende esitano.
Ecco alcuni motivi per cui i produttori potrebbero non aumentare la produzione:
1. Consolidamento del settore:Quando i prezzi del greggio sono crollati l’anno scorso, molti produttori più piccoli e meno redditizi sono andati in bancarotta o hanno venduto i loro asset a produttori più grandi. Il settore ha attraversato numerosi periodi di consolidamento negli ultimi anni, ma la primavera scorsa ha determinato la fine di numerose aziende più piccole e più deboli. Le restanti sono più grandi e meglio capitalizzate e non hanno alcun motivo di affrettarsi a riattivare la produzione. Non temono la concorrenza delle aziende più piccole, non hanno bisogno di ricavi subito e preferiscono aspettare e vedere cosa succederà.
2. Difficoltà finanziarie: Anche se i produttori possono permettersi di trivellare pozzi con profitto ai prezzi attuali, probabilmente dovrebbero comunque usare dei finanziamenti per farlo. Le banche potrebbero essere riluttanti a prestare denaro ai produttori petroliferi per trivellare nuovi pozzi per una serie di motivi, compreso il nuovo governo alla Casa Bianca. Le banche sono caute tra il sentimento per le politiche apparentemente anti-petrolifere del team di Biden ed i timori che l’Arabia Saudita possa decidere di far nuovamente crollare il mercato del greggio come la primavera scorsa.
3. Previsioni pessimistiche: Secondo il sondaggio della Fed di Dallas, la maggior parte delle aziende ha un’opinione piuttosto pessimista sui prezzi del greggio. Il 56% degli intervistati si aspetta che il prezzo del WTI si attesti tra i 50 ed i 62 dollari entro la fine del dicembre 2021. Il 25% si aspetta che il WTI si trovi in un range compreso tra 62 e 68 dollari entro lo stesso periodo. La maggior parte delle aziende ritiene che i prezzi del greggio saranno più bassi rispetto a quando è stato condotto il sondaggio, a metà marzo. Le aziende esitano ad espandere le operazioni di trivellazione, se si aspettano che il WTI sia diretto in basso e non in alto.
4. Regolamentazione federale: La moratoria del governo Biden su nuovi affitti per greggio e gas nei terreni federali non costituisce un fattore significativo per la produzione in questo momento (perché non influisce sui pozzi esistenti), ma è chiaro che le aziende sono già preoccupate per la loro capacità di espansione in futuro. Il 58% dei dirigenti ha risposto di temere che “l’aumento delle regolamentazioni federali renderà le proprie attività non redditizie”. Queste preoccupazioni vengono rispecchiate nei commenti resi da molti dirigenti. Con previsioni tanto pessimistiche, non sorprende che le aziende esitino a sborsare grosse cifre al momento. E questo fa sì che il numero degli impianti resti sottotono e che l’incremento della produzione sia, nel migliore dei casi, invariato, a meno che il sentimento non cambi.