"Il futuro non si prevede, si costruisce." (Peter Drucker)
Le borse europee hanno chiuso per lo più in calo, pur rimanendo lontane dai minimi intraday. Il CAC francese ha sottoperformato, penalizzato dall’impasse sul bilancio nazionale e dai dati economici deludenti che hanno spinto lo spread sui massimi dell'anno. La fiducia dei consumatori in Germania e Francia ha registrato un peggioramento, mentre il sentiment ZEW svizzero è calato per il quarto mese consecutivo, segnalando un deterioramento persistente del clima economico nella regione. Negli Stati Uniti, gli indici azionari hanno chiuso misti, con i grandi titoli tecnologici a fare da zavorra: NVIDIA, in particolare, ha subito un calo significativo, pur recuperando dai minimi della seduta. I dati macro statunitensi sono stati neutrali: il core PCE di ottobre, il principale indicatore dell’inflazione monitorato dalla Fed, è cresciuto dello 0,3% m/m (+2,8% annualizzato), in linea con le attese, mentre il dato di settembre è rimasto invariato. Le incertezze legate ai piani tariffari di Trump continuano a pesare sul sentiment dei mercati europei. Trump ha ribadito l’intenzione di imporre dazi del 10% sui beni cinesi e del 25% su prodotti provenienti da Messico e Canada. Sebbene non siano state menzionate esplicitamente tariffe per l’Europa, il rischio di un ampliamento delle misure commerciali resta concreto, specie alla luce delle promesse di affrontare le pratiche commerciali "ingiuste". Sul fronte geopolitico, un elemento positivo è rappresentato dall’avvio di un cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele ed Hezbollah, risultato di settimane di negoziati, che offre un respiro di stabilità in una regione chiave e contribuisce tenere il prezzo del petrolio sotto $70. Il bitcoin corre invece verso la soglia di $100.000.
Le tensioni commerciali USA-UE e l’impatto sul mercato
La potenziale reintroduzione di tariffe generalizzate da parte di Trump, con aliquote comprese tra il 10% e il 20%, rappresenta una minaccia significativa per le relazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Attualmente, le tariffe medie tra le due economie sono relativamente basse (3,95% per gli USA e 3,5% per l’UE), ma eventuali dazi sui settori automotive e agricolo potrebbero amplificare le tensioni. Gli Stati Uniti rappresentano il principale partner commerciale dell’UE, assorbendo il 19,7% delle esportazioni extra-UE nel 2023, con un surplus commerciale europeo di €156,7 miliardi che potrebbe attirare le attenzioni dell’amministrazione Trump. Secondo ING, l’UE detiene però un vantaggio strategico: mentre l’Europa dipende dagli USA per solo 8 prodotti critici, gli Stati Uniti si affidano all’Europa per 32 beni strategici, soprattutto nei settori chimico e farmaceutico. Per mitigare i rischi, l’UE valuta contromisure quali l’aumento delle importazioni di GNL dagli Stati Uniti, investimenti in difesa americana e strumenti anti-coercizione. Tuttavia, la debolezza economica e le difficoltà di competitività rendono l’Europa più vulnerabile rispetto al primo mandato di Trump e per questo, secondo S&P a fine 2025 la BCE potrebbe portare i tassi sino al 2% rispetto al 2,5% atteso in precedenza.
Il 2025 secondo S&P Global
Secondo S&P Global Ratings, il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per l’Eurozona, grazie a un’accelerazione della crescita del PIL prevista all’1,2%, dopo lo 0,8% atteso nel 2024. Questo miglioramento sarebbe sostenuto da un’inflazione più bassa e da un allentamento monetario accelerato da parte della BCE che potrebbe spingere i tassi sino al 2% entro fine anno dal 3,4% attuale. Tuttavia, le sfide non mancano: la Germania è prevista in ritardo rispetto ai partner europei, mentre la Spagna continua a sovraperformare, anche l'Italia è ben posizionata. Le decisioni politiche attese nel 2025, sia negli Stati Uniti che in Europa, saranno cruciali per temi come tariffe commerciali, spese per la difesa e investimenti pubblici, influenzando significativamente le prospettive economiche globali. Mentre il quadro resta incerto, l’avvio del cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah offre un esempio di come stabilità geopolitica possa creare spazi di opportunità in un contesto dominato dalle tensioni.
Le borse europee hanno chiuso per lo più in calo, pur rimanendo lontane dai minimi intraday. Il CAC francese ha sottoperformato, penalizzato dall’impasse sul bilancio nazionale e dai dati economici deludenti che hanno spinto lo spread sui massimi dell'anno. La fiducia dei consumatori in Germania e Francia ha registrato un peggioramento, mentre il sentiment ZEW svizzero è calato per il quarto mese consecutivo, segnalando un deterioramento persistente del clima economico nella regione. Negli Stati Uniti, gli indici azionari hanno chiuso misti, con i grandi titoli tecnologici a fare da zavorra: NVIDIA, in particolare, ha subito un calo significativo, pur recuperando dai minimi della seduta. I dati macro statunitensi sono stati neutrali: il core PCE di ottobre, il principale indicatore dell’inflazione monitorato dalla Fed, è cresciuto dello 0,3% m/m (+2,8% annualizzato), in linea con le attese, mentre il dato di settembre è rimasto invariato. Le incertezze legate ai piani tariffari di Trump continuano a pesare sul sentiment dei mercati europei. Trump ha ribadito l’intenzione di imporre dazi del 10% sui beni cinesi e del 25% su prodotti provenienti da Messico e Canada. Sebbene non siano state menzionate esplicitamente tariffe per l’Europa, il rischio di un ampliamento delle misure commerciali resta concreto, specie alla luce delle promesse di affrontare le pratiche commerciali "ingiuste". Sul fronte geopolitico, un elemento positivo è rappresentato dall’avvio di un cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele ed Hezbollah, risultato di settimane di negoziati, che offre un respiro di stabilità in una regione chiave e contribuisce tenere il prezzo del petrolio sotto $70. Il bitcoin corre invece verso la soglia di $100.000.
Le tensioni commerciali USA-UE e l’impatto sul mercato
La potenziale reintroduzione di tariffe generalizzate da parte di Trump, con aliquote comprese tra il 10% e il 20%, rappresenta una minaccia significativa per le relazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Attualmente, le tariffe medie tra le due economie sono relativamente basse (3,95% per gli USA e 3,5% per l’UE), ma eventuali dazi sui settori automotive e agricolo potrebbero amplificare le tensioni. Gli Stati Uniti rappresentano il principale partner commerciale dell’UE, assorbendo il 19,7% delle esportazioni extra-UE nel 2023, con un surplus commerciale europeo di €156,7 miliardi che potrebbe attirare le attenzioni dell’amministrazione Trump. Secondo ING, l’UE detiene però un vantaggio strategico: mentre l’Europa dipende dagli USA per solo 8 prodotti critici, gli Stati Uniti si affidano all’Europa per 32 beni strategici, soprattutto nei settori chimico e farmaceutico. Per mitigare i rischi, l’UE valuta contromisure quali l’aumento delle importazioni di GNL dagli Stati Uniti, investimenti in difesa americana e strumenti anti-coercizione. Tuttavia, la debolezza economica e le difficoltà di competitività rendono l’Europa più vulnerabile rispetto al primo mandato di Trump e per questo, secondo S&P a fine 2025 la BCE potrebbe portare i tassi sino al 2% rispetto al 2,5% atteso in precedenza.
Il 2025 secondo S&P Global
Secondo S&P Global Ratings, il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per l’Eurozona, grazie a un’accelerazione della crescita del PIL prevista all’1,2%, dopo lo 0,8% atteso nel 2024. Questo miglioramento sarebbe sostenuto da un’inflazione più bassa e da un allentamento monetario accelerato da parte della BCE che potrebbe spingere i tassi sino al 2% entro fine anno dal 3,4% attuale. Tuttavia, le sfide non mancano: la Germania è prevista in ritardo rispetto ai partner europei, mentre la Spagna continua a sovraperformare, anche l'Italia è ben posizionata. Le decisioni politiche attese nel 2025, sia negli Stati Uniti che in Europa, saranno cruciali per temi come tariffe commerciali, spese per la difesa e investimenti pubblici, influenzando significativamente le prospettive economiche globali. Mentre il quadro resta incerto, l’avvio del cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah offre un esempio di come stabilità geopolitica possa creare spazi di opportunità in un contesto dominato dalle tensioni.