Buongiorno a tutti e ben tornati al primo appuntamento dell’anno con l’Outlook sul Ftse Mib (quest’oggi affiancato a una doverosa analisi del S&P 500, vero termometro dei mercati azionari mondiali).
Trascinato dalla grande forza degli Stati Uniti, anche il nostro indice ha iniziato il 2018 all’insegna degli acquisti e con una performance che in questo primo scorcio di gennaio ha superato il 7.5%.
La seduta di ieri, ha visto richiudere tempestivamente il gap down registrato in apertura, riportando le quotazioni appena sopra quota 23.500 punti, ad una distanza di un 3.00/3.50% dalla resistenza di 24.200/24.500 che già da settimane avevo preannunciato come possibile (o meglio, estremamente probabile) area di target.
I motivi che mi avevano spinto ad indicare questa zona come approdo per il nostro listino, erano dovuti a vari aspetti tecnici, esposti negli articoli precedenti, quali la presenza di un 38,2% di ritracciamento del grande crollo del Ftse Mib avvenuto dal massimo relativo del 2007 fino al doppio minimo storico del 2009/2011 in area 12.000, la presenza di multipli di prezzo interessanti (minimo 12.000, che con una performance del 100% porta a 24.000 – nostra area target – che con un’ulteriore performance del 100% porterebbe a 48.000, area dei massimi storici, che consentono di scorgere una certa “geometria” nella prezzatura del nostro indice) e la presenza di una resistenza statica pluri-testata, capace di respingere fin dal 2009 ogni tentativo di risalita del Ftse.
La mia ipotesi, in fase di concretizzazione, si basava sulla “voglia” dei grandi operatori di andare a vedere come si comporterebbe l’indice italiano in caso di nuovo contatto col “muro del pianto” di area 24.200, data la capacità di frustrare ogni possibile sogno di rinnovato splendore per il listino nostrano. Tutta questa curiosità peraltro, viene a mio parere alimentata dalla situazione del mercato azionario in america. Un grafico giornaliero di Sp500 vale più di mille parole:
Questo grafico, tracciato con scala logaritmica (e basato su uno storico che va a partire dal 1976) mostra in tutta la propria magnificenza la cavalcata compiuta dall’Sp500, evidenziando peraltro la grande stabilità del rialzo ed in particolare, della sua ultima “gamba”, partita proprio all’indomani dell’elezione di Trump.
L’indicatore in basso è un Average True range, che ho modificato al fine di mostrarmi un valore in termini percentuali (rispetto a quello espresso in punti, come previsto dall’ideatore Welles Wilder): tutto ciò mi consente di mettere a confronto la volatilità dell’Sp500 negli anni, indipendentemente dal valore dell’indice (che in 40 anni è passato da circa 100 a 2800 punti).
Come si può facilmente notare, i valori raggiunti proprio in questi giorni, rappresentano anche un minimo storico per quanto attiene la volatilità dei mercati. Tutto questo a mio modo di vedere le cose, porta a formulare una serie di considerazioni, che nel corso dell’anno dovranno aiutarmi a leggere correttamente il mercato:
1_La volatilità a livelli estremamente bassi, rende stabile il mercato e tuttavia, passibile di eventuali correzioni: brevi dal punto di vista temporali ma magari abbastanza ampie dal punto di vista spaziale: a partire dal mese di Maggio (e poi spiegherò perchè) potrebbero esserci delle fiammate o addirittura un flash crash. Sporadiche giornate da -3% potrebbero verificarsi in primavera inoltrata o in estate.
2_Osservando il numero di sedute rialziste e ribassiste verificatesi negli ultimi 100 giorni su Sp500, il rapporto di forza mostra un 66-34. Questo valore è molto elevato (tanto che secondo la legge dei grandi numeri, o legge di Bernoulli, uno sbilanciamento 70-30, ha una probabilità di circa l’1 per 1000 e si è infatti verificata solo una volta negli ultimi 40 anni, nel 1995). Questo processo, in un arco temporale compreso tra i due ed i quattro mesi, prevede un riequilibrio verso un più naturale (e tipico) 55-45 (col 99% di probabilità): questo sta a significare che nelle prossime settimane, il numero di sedute rialziste sarà inferiore rispetto a quanto abbiamo riscontrato nell’ultimo quadrimestre. Con tutta probabilità le sedute come quella di martedì scorso, si presenteranno con maggiore frequenza e non è da escludersi che (soprattutto a partire da febbraio), i cicli di 2/3 sedute ribassiste consecutive siano più frequenti. Tutto questo porterà la volatilità ad incrementarsi progressivamente, favorendo comunque reazioni rialziste più intense. Tutto questo si svilupperà con tutta probabilità fino a Maggio.
3_Perchè proprio Maggio? Molti lettori avranno pensato al famoso “sell in May and go away”. In realtà c’è di più, sebbene in un articolo dell’anno scorso abbia mostrato come effettivamente le statistiche dei principali indici azionari internazionali confermassero la validità di questo adagio made in USA. In particolare, il dato negativo per il mese di Maggio, va letto in abbinamento con la positiva statistica legata al mese di Gennaio: in articoli precedenti, ho evidenziato come performance positive nel primo mese dell’anno, fossero sovente preludio ad interi anni vissuti all’insegna del toro. In questi particolari casi, è proprio il mese di Maggio, a rappresentare il momento in cui sia più probabile (insieme a Luglio e/o Agosto) assistere a prese di profitto…
4_Il piano Trump: riportare le grandi aziende industriali, a produrre negli Stati Uniti. Di fatto stiamo parlando di una manovra finalizzata ad invertire il processo di delocalizzazione della produzione. Ciò sta avvenendo grazie alla riforma fiscale ed alla svalutazione del dollaro (qualcuno adesso è ancora stupito di vedere EurUsd sopra 1.20?) ed ha prodotto, dal post elezioni presidenziali, un rally di circa il 35% in poco più di un anno. Indipendentemente dalla simpatia o meno che si possa nutrire per il presidente degli USA, è chiaro che una manovra di questo tipo, provochi miglioramenti nei bilanci delle imprese, porti benefici al mondo del lavoro ed alla predisposizione ad investire da parte delle imprese stesse: ciò viene inevitabilmente prezzato all’interno dei listini azionari.
5_L’ondata di rialzo in corso dal post-elezione di Trump, comincia a somigliare sempre di più a quanto avvenuto negli anni ’90, con uno stabile bull market, interrotto solo da brevi pull back. Calcolando le estensioni temporali dei vari cicli di rialzo, rispetto alle temporanee correzioni del trend principale, si arriva a stimare possibili correzioni per il mese di Febbraio (poco intensa, nell’ordine massimo del 4%) e appunto, a Maggio (più corposa, anche fino ad un 7/8%, in estensione fino ad Agosto).
6_Il 2018 dovrebbe essere quindi ancora un anno da vivere all’insegna del toro, con delle fasi delicate da seguire con grande attenzione tra Maggio ed Agosto, dove il mercato azionario internazionale, potrebbe rivelarsi più movimentato rispetto al 2017 (dove comunque abbiamo registrato l’unica correzione degna di questo nome degli ultimi 15 mesi).
Alla luce di queste considerazioni, che inevitabilmente si ripercuoteranno anche sul nostro mercato, andiamo a vedere più da vicino la situazione del Ftse Mib, osservando un grafico giornaliero:
La buona impostazione degli Stati Uniti, dovrebbe portare giovamento anche al nostro listino (ed agli altri indici internazionali, ovviamente), sebbene la rinnovata forza dell’Euro (orchestrata anche per far fronte all’apprezzamento del Future Petrolio Brent e di altre materie prime, come ad esempio il Future Rame) e l’incertezza legata non tanto alle elezioni, quanto alla governabilità del paese che sarà appesa ad un filo sottile quanto una maggioranza che con tutta probabilità sarà esigua, rappresentino elementi di disturbo per un sano bull market.
Non a caso, l’indicatore di volatilità percentuale, mostra un valore tutto sommato basso, ma ovviamente non sui minimi storici come invece abbiamo riscontrato sull’Sp500.
Alla luce di queste considerazioni, è lecito attendersi un approdo nella zona di resistenza indicata, con il successivo sviluppo di una fase di trading range probabilmente compresso. Tutto ciò avverrà ovviamente prima delle elezioni di Marzo, quando il responso delle urne ci dirà cosa il Ftse Mib “vorrà fare da grande”.
Mi prendo infine la libertà di invitare i miei lettori (che colgo l’occasione di ringraziare per i continui apprezzamenti) a riflettere sul ripetersi della storia (nei mercati finanziari e non solo):
_Ci avevano detto che Trump avrebbe distrutto i mercati finanziari: +35% in poco più di un anno
_Ci avevano detto che il no al referenzum (il referendum di Renzi, esatto) sarebbe stato un guaio: quasi +50% in poco più di un anno.
_Adesso Pierre Moscovici, ci esorta ad essere responsabili quando andremo a votare…
Per il momento, mi limiterei a prendere atto di quanto ci abbia insegnato la storia recente, concludendo con una doverosa sintesi della mia view per il 2018:
L’anno sarà probabilmente caratterizzato ancora dal toro. Attenzione andrà prestata nella prima metà di Febbraio, nel corso di Maggio e tra Luglio ed Agosto. Da Settembre in poi sarà probabile assistere ad un buon ultimo quadrimestre (ancor meglio, da Ottobre in poi). Con tutta probabilità vedremo Sp500 superare la soglia dei 3.000 punti e Dow Jones quella dei 30.000 (con quest’ultimo indice che dovrebbe rivelarsi leader del trio americano, stante il maggior impatto della riforma fiscale). Sul nostro Ftse non mi sbilancio, data l’incertezza del responso delle urne. Lo seguiremo passo per passo.
Se siete stati tanto resistenti da arrivare a leggere l’intero articolo, Vi auguro come sempre un buon trading, vi invito ad essere molto disciplinati e ad avere sempre lo stop loss inserito in piattaforma, perchè quest’anno con grande probabilità ci sarà un flash crash e non possiamo permetterci di perdere denaro così…(nel 2015 ho previsto la salita del petrolio da 26.00 a 55.00, nel 2016 ho previsto il rally del Ftse Mib da 16.000 a 21.000, nel 2017 ho previsto la salita di EurUsd da 1.0500 a 1.2000…per quest’anno prevedo un flash crash, ma con ripresa rapida e tanto più impetuosa, quanto lo sarà la scrollata…chi vivrà vedrà).