- I pessimi dati cinesi potrebbero frenare il petrolio
- Chi è long sul greggio può ancora trarre vantaggio dalla debolezza delle vendite al dettaglio statunitensi
- I trader scommettono che il rialzo dei tassi della Fed a febbraio sarà il minore degli ultimi 8 mesi se i dati statunitensi saranno deboli
Per la seconda settimana corta di fila per i mercati statunitensi dall’inizio dell’anno, i tori del petrolio cercheranno altri guadagni per riportare il greggio in positivo per il 2023.
Ma la storia del rimbalzo della Cina, che la scorsa settimana ha dato al petrolio l’impulso per azzerare la perdita dell’8% registrata nella settimana di apertura dell’anno, potrebbe passare in secondo piano questa settimana. Ciò è dovuto ai dati negativi rilasciati da Pechino lunedì per il PIL dell’intero anno, e per le vendite al dettaglio e la produzione industriale di dicembre.
Il trend non dovrebbe essere molto diverso negli Stati Uniti, dove i mercati riaprono martedì dopo la festività di Martin Luther King, in previsione di dati economici deboli. A novembre le vendite al dettaglio statunitensi hanno registrato il calo più significativo degli ultimi 11 mesi (-0,6%) e si prevede che l’aggiornamento di mercoledì per il mese di dicembre mostrerà un calo ancora più significativo -0,8%.
L’agenda economica statunitense di questa settimana prevede anche i dati su: inflazione dei prezzi alla produzione, vendite di case esistenti, e richieste iniziali di disoccupazione, oltre ai report regionali sulla produzione manifatturiera.
In generale, i dati deboli sul PIL, sull’occupazione e sulle vendite al dettaglio tendono a pesare sul petrolio, in quanto si tratta di dati strutturalmente importanti che, se positivi, favoriscono l’aumento del consumo di energia.
Nonostante i dati cinesi di questa settimana siano indubbiamente ribassisti, i tori del petrolio possono ancora dare un’impronta positiva ad alcuni dei prossimi dati statunitensi, collegandoli alla probabilità che la Federal Reserve imponga il più piccolo rialzo dei tassi in otto mesi se i dati si riveleranno più deboli del previsto.
Gli operatori del mercato monetario danno al 92% la probabilità che la Fed aumenti i tassi di soli 25 punti base al termine della riunione politica del 1° febbraio. In precedenza, la banca centrale ha aumentato i tassi di 50 punti base a dicembre, dopo quattro aumenti di 75 punti base da giugno a novembre.
I dati della scorsa settimana, che hanno mostrato che i prezzi al consumo sono scesi per la prima volta in oltre due anni e mezzo a dicembre, hanno alimentato le speranze che l’inflazione sia in una tendenza al ribasso duratura che potrebbe dare alla Fed spazio per rallentare i rialzi dei tassi.
Per chi è a long sul petrolio, mantenere il mercato in positivo è stata una sfida dopo la debolezza della domanda registrata negli ultimi tre mesi, ha dichiarato Craig Erlam, analista della piattaforma di trading online OANDA. Ha aggiunto:
“È difficile avere un’idea reale dell’impatto che l’ondata attuale sta avendo sull’economia. Non manca l’ottimismo per il resto dell’anno”.
Negli scambi di martedì, il greggio WTI (West Texas Intermediate) scambiato a New York con consegna a febbraio era a $79,58 alle 07:45 CET, in calo di 53 centesimi o dello 0,7%. Il greggio statunitense di riferimento è salito dell’8,4% la scorsa settimana, recuperando in termini percentuali quanto perso nella settimana di apertura del 2023. Nonostante il rimbalzo, il WTI è ancora in calo di circa il 40% rispetto al massimo del marzo 2022 di 130,50 dollari.
Il Brent scambiato a Londra con consegna a marzo era a 84,69 dollari al barile, con un aumento di 23 centesimi, o dello 0,3%, nella giornata. La scorsa settimana, il benchmark globale del greggio ha guadagnato l’8,5%, recuperando il calo della settimana precedente. Come il WTI, anche il Brent sta scontando un calo di quasi il 40% rispetto ai massimi dello scorso anno, quando a marzo era salito fino a 139,13 dollari.
I prezzi del petrolio sono crollati dai massimi della scorsa settimana in seguito ai timori per la ricaduta della crisi COVID in Cina e alle preoccupazioni per una recessione globale.
I livelli di traffico in Cina si stanno riprendendo dai minimi storici dopo l’allentamento delle restrizioni COVID-19, con conseguente aumento della domanda di greggio e prodotti petroliferi, hanno affermato gli analisti di ANZ in una nota.
Ma le notizie del fine settimana, che hanno evidenziato un aumento dei decessi dovuti al COVID-19, hanno pesato sul sentimento.
Bart Melek, responsabile strategie di mercato delle materie prime presso TD Securities, ha dichiarato nei commenti riportati da Reuters:
“La narrativa secondo cui la crescita cinese aumenterà la domanda sta giocando un ruolo molto importante. Potrebbe esserci un ritorno della domanda di un milione di barili al giorno”.
A parte i tassi d’interesse statunitensi, gli investitori attenderanno con interesse la conclusione della vertice di due giorni di politica monetaria della Banca del Giappone, tra le speculazioni che la Banca potrebbe apportare ulteriori aggiustamenti alla sua politica di controllo della curva dei rendimenti, la prima fase della graduale eliminazione del suo massiccio stimolo.
Il mese scorso la BOJ ha stupito i mercati allargando la fascia intorno al suo obiettivo 10-year bond yield, una mossa che gli investitori hanno visto come un preludio a un futuro rialzo dei tassi. I segnali di un ampliamento delle pressioni inflazionistiche hanno rafforzato le aspettative di normalizzazione della politica monetaria da parte della banca centrale giapponese.
I prezzi al consumo core di Tokyo, un indicatore di tendenza a livello nazionale, è aumentato a dicembre al ritmo più veloce degli ultimi quarant’anni, superando per il settimo mese consecutivo l’obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale.
Gli investitori guardano con attenzione ai risultati degli utili per vedere se le aziende statunitensi riusciranno a battere le stime tra i timori che l’aumento dei costi stia comprimendo i margini di profitto.
Secondo i dati di Refinitiv, gli utili su base annua delle società dell’S&P 500 dovrebbero essere scesi del 2,2% nel trimestre. Si tratterebbe del primo calo degli utili trimestrali negli Stati Uniti dal terzo trimestre del 2020, quando le aziende erano ancora alle prese con l’inizio della pandemia di coronavirus.
L’indicatore principale del mercato azionario statunitense, l’S&P 500, è in crescita di quasi il 4% dall’inizio del 2023, dopo aver subito un calo di oltre il 19% lo scorso anno, il più grande calo annuale dal 2008.
Nota: Barani Krishnan utilizza una serie di punti di vista diversi dal suo per apportare una diversità alla sua analisi di qualsiasi mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni contrarie e variabili di mercato. Non detiene posizioni nelle materie prime e nei titoli di cui scrive.