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Petrolio: vari eventi potrebbero causare oscillazioni e volatilità; cosa seguire

Pubblicato 17.03.2022, 15:24
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 17 marzo 2022

Dopo le impennate dei prezzi del mercato petrolifero della scorsa settimana, quando, l’8 marzo, il WTI ha chiuso sopra i 123 dollari ed il Brent è arrivato quasi a 128 dollari, la prima metà di questa settimana ha visto un forte ribasso dei prezzi. Entrambi i riferimenti sono crollati di oltre il 25% nel range medio-alto dei 90 dollari al barile.

WTI Weekly TTM

Tuttavia, si tratta ancora di prezzi piuttosto alti rispetto a quelli che abbiamo visto alla fine del 2021, ma rispecchiano un significativo calo dai picchi a tre cifre della settimana scorsa, quando quasi ogni materia prima ha toccato nuovi record. Al momento della pubblicazione, il Brent ha ricominciato a superare i 100 dollari e anche il greggio USA sembra tornare in quella direzione.

Malgrado ci siano ancora motivi per i quali i prezzi resteranno alti e forse continueranno a salire (soprattutto il sentimento e la paura per gli eventi geopolitici), è importante esaminare alcuni elementi che potrebbero aver fatto scendere i prezzi.

4 cose su cui concentrarsi:

1. L’isteria speculativa si sta spegnendo?

I fondamentali e la paura delle interruzioni per la guerra russo-ucraina non sono mai stati abbastanza per giustificare prezzi record. L’OPEC adotta una posizione rilassata dall’inizio delle ostilità e dell’escalation dei prezzi.

Tuttavia, il mercato petrolifero non si basa solo sui fondamentali , ma anche sul sentimento dei trader.

Il rialzo dei prezzi legato ai timori di uno sconvolgimento del mercato per il conflitto è stato ragionevole. E anche l’incertezza ha contribuito. La guerra domina ancora le notizie, ma la speculazione sembra essersi ridotta man mano.

Qualcuno ha detto che il calo del prezzo potrebbe essere dovuto alla chiusura dei contratti per il mese.

2. Continental Europe smetterà di comprare energia russa?

Non può e non lo farà. All’inizio del conflitto c’era l’idea che l’Europa avrebbe potuto rinunciare al petrolio, al gas e al carbone russi, ma ora sembra proprio che i paesi europei non vogliano (o non possano) farlo.

Ad esempio, la Germania non può fare a meno delle forniture energetiche russe. Ora che è chiaro che l’Europa non è disposta a sacrificarsi per diplomazia, i prezzi cominciano a rispecchiare questa percezione.

3. Ci sono altri paesi intenzionati a comprare energia russa?

Questa settimana è arrivata la notizia che l’India sta comprando petrolio russo, in sconto, e che potrebbe comprarne ancora di più. Era inevitabile.

Ci sono troppi mercati nel mondo che vogliono un petrolio economico. Ciò significa che né gli USA né nessun altro potrà impedire che comprino petrolio russo.

La Cina continuerà a comprare petrolio e gas russi tramite condotte dirette.

Quando il petrolio russo è in sconto, il prezzo del petrolio in generale scende.

4. Lockdown per il coronavirus in Cina

La Cina ha implementato dei lockdown a Shanghai e Shenzhen, e anche questo probabilmente ha fatto scendere i prezzi del petrolio. Secondo la CNN, 37 milioni di persone in Cina al momento sono in lockdown. Solo i lavoratori dei servizi essenziali possono lasciare la propria casa. A Shanghai, il traffico è sceso del 36%, alimentando i timori di un considerevole calo della domanda petrolifera dalla Cina.

Ulteriori eventi che potrebbero innescare la volatilità

Altri aspetti da tenere in considerazione:

  • Un fallimento delle trattative tra Ucraina e Russia ed un incremento dell’attività militare russa;
  • La possibilità di nuove restrizioni contro il COVID in USA ed Europa in reazione ai lockdown cinesi. Alcune autorità avvertono della possibilità di un aumento dei casi, nonostante le restrizioni sui viaggi e l’obbligo di mascherina siano in allentamento in tutto il mondo;
  • L’aumento della domanda di benzina e carburante per aerei mentre andiamo verso mesi più caldi e verso la stagione estiva dei viaggi.
  • Un calo della produzione russa se la Russia non dovesse riuscire a vendere abbastanza petrolio e dovesse finire le scorte. (La produzione petrolifera russa è aumentata a febbraio, secondo Platts, ma entro la sua quota OPEC+);
  • Un dietrofront dell’attuale politica OPEC+ di graduali aumenti della produzione in occasione della riunione del 31 marzo;
  • Nuove o ulteriori sanzioni sull’energia russa da parte di USA o altre nazioni;
  • Una risoluzione sull’accordo nucleare iraniano che metta fine alle sanzioni sul petrolio della nazione;
  • Il persistere di un’inflazione alta negli USA e altrove. Quando il valore del dollaro scende, il prezzo del petrolio sale dal momento che solitamente è scambiato in dollari. Tuttavia, un rallentamento delle economie in tutto il mondo comporta una minore domanda petrolifera, che a sua volta fa scendere il prezzo del petrolio.

Nota dell’autrice: I miei articoli solitamente vengono pubblicati il giovedì, ma saranno più sporadici nei prossimi due mesi. Torneranno al consueto appuntamento settimanale a metà maggio.

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