Portafogli in base all'economia, non alle elezioni

Pubblicato 19.07.2024, 05:44

E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso (A. Einstein).


Prezzi alla produzione YoY della Germania di giugno (stima +0,1% contro zero di maggio) in uscita oggi alle 8:00.
 
Come era nelle attese, ieri la Bce ha lasciato i tassi invariati, preferendo la linea della prudenza. L’importante precisazione della Lagarde è che la BCE è aperta ad un ulteriore calo alla fine dell’estate (dipenderà dai dati). Se è vero che l'inflazione sta scendendo (a giugno è passata dal 2,6% al 2,5%), l'obiettivo del 2% è ancora lontano con il quadro generale che rimane ancora troppo incerto per procedere ad un allargamento deciso della politica monetaria. Sono i prezzi dei servizi che tengono sotto pressioni i prezzi e, con le vacanze alle porte, è difficile prevedere una loro disinflazione.
 
Il PhillyFed di luglio, pari a 13,9 punti, è risultato in forte miglioramento sia rispetto alle attese (2,7 punti), sia rispetto a giugno (1,3 punti) ad evidenza delle migliori condizioni del settore manifatturiero nel distretto di Philadelphia (vedremo in seguito se sarà confermato anche a livello generale). Richiesta di sussidi settimanali alla disoccupazione in aumento (243k contro 229k attesi e 223k della scorsa settimana). Crediamo che i dati vadano nella direzione auspicata dalla Fed: miglioramento del settore manifatturiero e ulteriore raffreddamento dell’occupazione.
 
Come i media continuano a ricordarci, la politica può essere un argomento volatile i cui esiti sono spesso difficili da prevedere. Le recenti elezioni in Francia, Regno Unito e altre parti del mondo hanno dimostrato che i cittadini di numerosi paesi, in questo contesto post-pandemia con inflazione più elevata, hanno scelto almeno un percorso leggermente diverso per il futuro e sono insoddisfatti dello status quo percepito. I cittadini degli Stati Uniti esprimeranno le loro opinioni a novembre. I risultati mostreranno se lo status quo continuerà o se l'elettorato desidera un cambiamento per il futuro. L'impasse politica potrebbe essere il risultato per numerosi paesi del mondo sviluppato.
 
Per gran parte di quest'anno, gli investitori hanno chiesto agli analisti quali fossero le aspettative per le prossime elezioni americane. Il presidente Biden verrà eletto per un secondo mandato? L'ex presidente Trump prevarrà e vincerà un secondo mandato? Quale partito finirà per controllare il Congresso e ci sarà un governo diviso? Naturalmente, l'intento ultimo di un investitore è cercare di capire quale impatto potrebbero avere sui mercati finanziari le elezioni e soprattutto cosa ciò potrebbe significare per i portafogli.
 
Pensiamo che sia una cattiva idea apportare modifiche significative al portafoglio in base a chi si pensa vincerà le prossime elezioni. Possiamo tutti guardare i numerosi sondaggi che vengono trattati ogni giorno nelle notizie. La storia ha dimostrato che i sondaggi spesso non sono sempre un indicatore affidabile dei risultati. Come molti esperti elettorali ti diranno, molto può cambiare in un breve lasso di tempo. Le priorità politiche dipendono anche da chi guiderà il Congresso e non conosceremo le sue priorità almeno fino a gennaio. Infine, le differenze intrapartitiche sono ancora ostacoli significativi al raggiungimento dell'agenda di un presidente.
 
Per queste ragioni, la tendenza dell'economia sembra essere un segnale più chiaro per un investitore rispetto al tentativo di prevedere l'impatto finale sul mercato di qualsiasi elezione. Da ora a novembre, i mercati finanziari dovranno infatti concentrarsi su una serie di questioni. È improbabile che la Fed tagli i tassi di interesse alla riunione del 31 luglio, ma potrebbe benissimo agire alla riunione di settembre (non ne siamo del tutto convinti).
 
Continuiamo comunque a credere che ci saranno due tagli dei tassi quest'anno. L'economia continua a rallentare e, di conseguenza, il mercato del lavoro si sta indebolendo. Tutti segnali che vanno nella direzione di un allentamento della politica monetaria.
 
Il punto non è se la Fed taglierà i tassi o meno, di questo siamo confidenti, ma quando comincerà a tagliarli. La domanda diventa quindi se a fronte di uno o due mesi di ritardo rispetto alle aspettative, i mercati possono continuare a performare. Crediamo di si ma, come argomentavamo ieri, ogni trend secolare è intervallato da pullback anche importanti.
 
Motivo questo per il quale continuiamo a preferire investimenti di alta qualità statunitensi rispetto alle azioni e alle obbligazioni internazionali. Azioni a grande capitalizzazione con bilanci e flussi di cassa solidi rispetto alle società a bassa capitalizzazione.
 
Per quanto riguarda il reddito fisso preferiamo l’investment-grade, rispetto alle obbligazioni ad alto rendimento. Continuiamo inoltre a credere che gli investitori dovrebbero cercare un'esposizione alle materie prime su vasta scala nei portafogli.
 
Ancora una volta, ribadiamo che non siamo favorevoli ad apportare modifiche significative al portafoglio in base a chi pensiamo possa vincere le elezioni di novembre.
 
 
 

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