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Il dollaro USA ha vissuto un venerdì dai due volti. Inizialmente, sull’onda di NFP sorprendentemente positive, aveva provato ad allungare ma poco meno di 2 ore dopo i commenti estremamente accomodanti di Powell invertivano improvvisamente il trend. E’ evidente un elemento, ovvero che nelle ultime settimane abbiamo assistito a reazioni sempre più volatili sui mercati finanziari. La paura di una recessione ciclica globale e l'effetto deflazionistico di un mercato ribassista sulle materie prime hanno colpito pesantemente il sentiment. Il tutto è stato esacerbato dall’ultimo meeting 2018 della FED, meeting ritenuto da tanti un errore di carattere economico e politico.
Sebbene la giornata di venerdì abbia avuto un impatto contrastante sul dollaro, in questo momento la propensione al rischio è stata notevolmente potenziata. Le azioni hanno messo a segno un rimbalzo secondo solamente alla giornata di Santo Stefano, il ché ci dà un’idea di quanto sia forte la volatilità. Tra l’altro oggi abbiamo le delegazioni degli Stati Uniti e della Cina che si incontreranno e nel tentativo di gettare le basi per un possibile accordo commerciale. Attenzione, quindi, al flusso di notizie perché potrebbero influire pesantemente sulla propensione al rischio, sui rendimenti obbligazionari e sul dollaro.
Wall Street concludeva la sessione di venerdì con l’S&P 500 + 3,4% a 2532 punti, mentre i future hanno guadagnato un altro + 0,3%. In Asia è stata una sessione estremamente positiva con il Nikkei + 2,4% e lo Shanghai Composite + 0,8%. I mercati europei, al contrario, stanno ripiegando dopo un’apertura in lieve rialzo. Nel forex segnaliamo l’ottima performance dello yen, mentre l'australiano e il kiwi sono positivi. Nelle materie prime il ribasso del dollaro sta proiettando nuovamente l'oro e l'argento al rialzo di circa mezzo punto percentuale, mentre il petrolio prova nuovamente ad allungare.
Per quanto riguarda il calendario economico odierno attenzione all’ISM Non-Manufacturing USA delle ore 16. Il consenso prevede un leggero calo a 59,7 (da 60,7 di novembre), ma dato il calo record della produzione sarà interessante capire se i servizi potranno reggere l’urto. Gli ordini di fabbrica USA per novembre sono attesi in crescita di + 0,7% su base mensile (dopo il calo a sorpresa del -2,1% in ottobre).