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Preparatevi al petrolio a 100 dollari nel 2022, come approfittare dei prezzi alti

Pubblicato 12.01.2022, 13:51
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Il mercato azionario oggi rappresenta un bel dilemma per gli investitori.

Con le valutazioni gonfiate vicino ai massimi storici, il mercato azionario statunitense in generale (l’indice S&P 500) offre ritorni futuri bassi o negativi:

SPX Expected 10-Year Returns

Intanto, con l’inflazione ai massimi di 40 anni, detenere contante assicura una perdita del potere di acquisto. Il settore energetico rappresenta un punto luminoso di valore, oltre che protezione dall’inflazione, su un mercato azionario altrimenti sopravvalutato e pericoloso.

E l’opportunità si fa ancor più interessante se si crede alla prospettiva di prezzi più alti per petrolio e gas.

Una rara opportunità di valore sul mercato odierno

Che si tratti di società di esplorazione e produzione (E&P), raffinerie, o operatori midstream, si possono trovare rendimenti di flussi di cassa disponibili a due cifre fra i principali titoli energetici nordamericani. Il grafico seguente mostra la portata dell’enorme disparità di valutazione attuale tra il settore di esplorazione e produzione e l’indice S&P 500:

Come esempio dal mondo midstream, di recente ho pubblicato un’ipotesi rialzista per Enterprise Products Partners (NYSE:EPD).

La scorsa settimana, Enterprise ha annunciato un aumento del 3,3% della sua distribuzione trimestrale. La società ora pagherà 1,86 dollari all’anno agli investitori e va avanti ormai da 24 anni consecutivi con gli aumenti dei dividendi, un trend che secondo me continuerà anche nei prossimi anni.

In breve, l’ipotesi rialzista resta intatta e il mercato comincia ad accorgersene: il titolo EPD è balzato del 10% solo nelle ultime due settimane.

Sul lungo termine, Enterprise resta la mia scelta energetica preferita per “dormire sonni tranquilli”.

Se il petrolio dovesse arrivare a 100 dollari al barile, però, potremmo fare ben più che “dormire sonni tranquilli”. In questo scenario, le società con un’esposizione più diretta al prezzo della materia prima potrebbero offrire molto più rialzo. In particolare, mi riferisco al settore di esplorazione e produzione (E&P).

Ecco come il petrolio potrebbe arrivare a 100 dollari

Partendo dal lato delle scorte nell’equazione, l’esubero globale di greggio creatosi sulla scia dello scoppio del COVID-19 è stato ufficialmente cancellato. Oggi, le scorte petrolifere globali si trovano vicino al fondo del range storico. Guardando al futuro, la U.S. Energy Information Agency (EIA) stima che le scorte globali resteranno sottotono per tutto il 2022:

OECD Crude And Other Liquid Inventories

Sappiamo che la variante Omicron non è riuscita a pesare troppo sulla domanda petrolifera globale. E proprio da Omicron deriva la possibilità di un rialzo.

Omicron potrebbe segnare l’inizio della fine delle restrizioni economiche per il COVID-19

Storicamente, non è insolito che le pandemie virali finiscano quando diventa dominante una forma più lieve del virus. Le evidenze preliminari indicano che Omicron potrebbe essere proprio questo.

Da quanto ho capito, la crescente dominanza di una variante più lieve è esattamente com’è finita la Spagnola. Se Omicron dovesse dare questo risultato, sarebbe ovviamente una grossa sorpresa rialzista per la domanda di greggio nel 2022.

Anche se così non dovesse essere, i dati mostrano che il mondo sta imparando sempre più a convivere con il COVID-19. Ecco perché le stime delle principali agenzie di previsioni, EIA compresa, indicano nuovi massimi storici per la domanda petrolifera globale nel 2022.

Le cose sembrano persino più rialziste dal lato delle scorte nell’equazione.

Scorte petrolifere globali: le prospettive più rialziste in oltre un decennio

La produzione petrolifera richiede capitali. E gli investimenti di capitale per lo sviluppo di combustibili fossili sono pericolosamente bassi da due anni di fila:

World Energy Investment

Dopo oltre un decennio di esubero delle scorte petrolifere, il mondo si è abituato al rischio di un eccesso sul mercato del greggio.

Tutti i segnali indicano ulteriori riduzioni del capitale per lo scisto nel 2022, in base ai trend del numero degli impianti di trivellazione attivi ed ai piani di spese in conto capitale delle principali E&P americane.

Ovviamente, la storia di una riduzione del capitale per lo scisto è passata in sordina. Un altro fenomeno di cui si parla poco è una riduzione simile degli investimenti tra i produttori chiave dell’OPEC+, come l’Arabia Saudita. Il grafico seguente mostra che il numero di impianti di trivellazione sauditi si trova al minimo di oltre 13 anni:

Saudi Rig Count 2008-2021

Intanto, circolano voci che la Russia, il terzo produttore petrolifero mondiale, potrebbe stare non rispettando il limite di produzione, come ha di recente scritto Bloomberg.

Quindi, anche se l’OPEC+ resta sulla strada dell’aumento della produzione, la domanda è: quanta capacità di riserva globale esiste per soddisfare i massimi record della domanda quest’anno e oltre?

Mettiamoci il potenziale di uno sconvolgimento geopolitico in una delle principali regioni di produzione, come i recenti problemi in Kazakistan, e il greggio a 100 dollari potrebbe essere solo l’inizio del prossimo rialzo del prezzo.

Espansioni di fine ciclo favoriscono le materie prime, come il petrolio

La storia dimostra che le materie prime (quelle energetiche in particolare) vedono i ritorni migliori durante le espansioni economiche di fine ciclo.

A supportare l’idea di un’espansione USA di fine ciclo c’è la curva del rendimento dei Treasury. In particolare, lo spread tra i Treasury a 2 e a 10 anni. Questo spread si è invertito (cioè è diventato negativo) prima di ogni grande recessione dal Dopo Guerra. La curva del rendimento in compressione ha cominciato a lanciare segnali di avvertimento nel 2021, anche se c’è ancora un po’ di strada da fare prima di arrivare all’inversione:

Treasury Yield Curve Spread 1999-2022 (est)

Fonte: Ross Report, con dati della Fed di St Louis

Credo che, per il mercato attuale, si possa fare un’analogia con la fase finale della bolla delle Dot Com. Durante il melt-up finale del NASDAQ nel 1999, il greggio era schizzato dai 12 dollari al barile nel gennaio 1999 al massimo di 37 dollari al barile nell’ottobre 2000.

Ed ha continuato a guadagnare terreno per mesi dopo il picco dei prezzi dell’azionario. E, persino quando la bolla delle Dot Com è scoppiata, il greggio si è stabilizzato ad un massimo più basso, prima di vivere una delle più grandi corse rialziste di tutti i tempi negli anni seguenti.

Erano stati gli investimenti insufficienti degli anni Novanta a preparare la strada al “super-ciclo delle materie prime” dei primi anni 2000. Durante la mania delle Dot Com, semplicemente si potevano fare più soldi speculando sui titoli tech di successo. Quindi le materie prime venivano perlopiù ignorate dal mondo degli investimenti.

Vi ricorda qualcosa?

Data la portata della riduzione del capitale energetico oggi, sullo sfondo di una mania per il mercato azionario in generale, l’episodio delle Dot Com offre un buon esempio di cosa aspettarsi quando finirà l’attuale ciclo. In particolare, credo che il settore energetico possa godere di un buon livello di stabilità, anche se il boom del mercato azionario attuale dovesse spegnersi.

ETF rilevanti:

  • United States Oil Fund, LP (NYSE:USO)
  • Energy Select Sector SPDR® Fund (NYSE:XLE)
  • SPDR® S&P Oil & Gas Exploration & Production ETF (NYSE:XOP)

Precisazione: Per saperne di più sulle mie strategie di investimento, cliccate qui.

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