Il mercato azionario ieri ha avuto un forte ed improvviso rimbalzo, con l’indice S&P 500 in rialzo del 2.59% e sopra i minimi di metà giugno.
Prima di stappare lo champagne tuttavia, pensando già ad un’inversione di trend o altro, dobbiamo capire che ieri abbiamo avuto una motivazione “tecnica” per questo rimbalzo.
La motivazione in particolare, riguarda i grafici sopra, quando si dice “bad news are good news” è quanto mai azzeccato. Già, perché i mercati hanno praticamente festeggiato un calo dell’indice americano PMI manifatturiero, ai minimi dal 2020 (periodo covid) ed in particolare il riquadro in basso a destra (i Price Paid).
Tutto questo, seguendo il solito schema mentale dei mercati: se l’economia è più debole, e qualunque cosa legata al tema inflattivo (appunto) dà segnali di calo, allora è un bene, quindi la Fed sarà meno aggressiva, quindi i mercati saliranno.
Ora, si dà il caso che ieri fosse anche il primo giorno di Borsa del mese di ottobre, e quindi ho trovato su internet questa interessante statistica ovvero: quando il primo giorno del mese il mercato ha registrato una performance superiore al 2%, come sono andati poi i mercati? Nell’immagine sotto vedete la risposta, dal giorno successivo fino a 6 mesi avanti.
Certo, non che vogliamo aggrapparci a questo genere di situazioni (ho detto mille volte come bisognerebbe operare da investitori) ma è quantomeno curioso vedere i ritorni a distanza di 3 e 6 mesi.
Ora, ricordandoci anche che di solito i mercati scontano tutto, la domanda che dobbiamo farci adesso, dopo 9 mesi di bear market ed un -25% è la seguente: cosa devono ancora prezzare i mercati (in negativo)?
Io credo che all’appello manchino poche cose, una su tutte gli utili aziendali, con le prossime trimestrali.
Tra il mese di ottobre e quello di novembre infatti, tutte le principali aziende americane rilasceranno la trimestrale, ed in generale, complice la debolezza generalizzata e la forza del Dollaro (oltre metà del fatturato delle Big Tech viene fatto fuori dagli USA) potremmo assistere ad un calo un po' ovunque.
Questo calo potrebbe da un lato concludere il ciclo di dati e notizie negative da scontare (e quindi registrare un nuovo e forse definitivo bottom) oppure dall’altro lato, una debolezza delle società americane potrebbe essere vista dai mercati come un’ulteriore sostegno al calo dell’inflazione, e quindi paradossalmente percepito , ancora una volta, come una “buona notizia”.
Staremo a vedere…
Alla prossima!
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