È passata quasi una settimana da quando i britannici hanno votato per lasciare l’Unione Europea.
Inizialmente il mercato, spinto dal panico, ha reagito vendendo di tutto, dalle azioni alle valute dei mercati emergenti, buttandosi su bond e sulle divise ritenute porti sicuri.
Dall’inizio della settimana, la situazione si è stabilizzata perché gli operatori si sono resi conto di aver reagito in modo esagerato alla notizia.
Ma chi può rimproverarli, dopotutto non ci sono precedenti nella storia, nessun riferimento che li avrebbe potuti aiutare a valutare le conseguenze immediate e di lungo termine di un tal evento.
Ora che le acque iniziano a calmarsi, cominciano a emergere alcuni elementi.
Innanzitutto, l’incertezza dovuta al voto sulla Brexit durerà un bel po’. Tuttavia, poiché la decisione non ha conseguenze nell’immediato – il Regno Unito probabilmente non attiverà l’Articolo 50 per lo meno fino alla fine dell’estate – c’è ampio spazio per un rally monetario.
In secondo luogo, non è ancora certo al 100% che il Regno Unito lascerà davvero l’UE. Infatti, il risultato del referendum non è legalmente vincolante per il Parlamento. In teoria, potrebbero decidere di ignorare la decisione del popolo – proprio come hanno fatto Francia e Paesi Bassi con il referendum sul Trattato di Lisbona nel decennio scorso.
Per il momento, la sterlina continua a passare di mano all’interno del canale di trend rialzista e l’EUR/CHF è tornato intorno a 1,09. Il Footsie 100 è tornato sui livelli precedenti alla Brexit e le valute dei mercati emergenti continuano ad apprezzarsi in previsione di tassi d’interesse bassi negli USA.
Ci aspettiamo che il mercato torni a concentrarsi sulla Fed e sulla pubblicazione degli indicatori economici, tenendo contemporaneamente d’occhio gli sviluppi della questione Brexit.