Una asset class che negli ultimi mesi ha subito importanti ridimensionamenti di valore è quella delle commodity agricole (frumento, mais) e coloniali (cotone, zucchero, caffè).
Tale ridimensionamento è anche riconducibile alla scoppio di una bolla speculativa che era sorta sull’aspettativa di una inesauribile ascesa della domanda proveniente dai paesi di più recente sviluppo.
Esistono tuttavia buone possibilità che l’estate veda una reazione dei prezzi dei prodotti agricoli e coloniali, che potrebbe risultare a tratti anche piuttosto brusca.
Vi sono alla base ragioni sia di ordine tecnico, che mostrano un possibile esaurimento della lunga fase ribassista, sia di ordine climatico legato alla stagione; in estate talvolta si verificano fenomeni di scarsità d’acqua tali da danneggiare i raccolti agricoli, così come in Sud America dove si raccolgono le maggiori quantità di caffè sono possibili delle gelate invernali (la nostra estate corrisponde all’inverno in Sud America) tali da ridurre la capacità produttiva innescando aumenti repentini di prezzo.
Indipendentemente dal verificarsi o meno di queste condizioni climatiche, la fase ribassista mostra dei segni di esaurimento riscontrabili su tutte le commodity sopracitate; si prenda ad esempio il grafico settimanale dell’ETF che replica i prezzi del caffè (dal luglio 2012 ad oggi).
Notiamo nel primo grafico che dal dicembre 2012 il prezzo ha registrato 4 minimi successivi, mentre l’indicatore CCI indicato con la linea continua (scala di sinistra) da quel momento non conferma più i nuovi minimi e diverge in misura marcata dai prezzi.
Prendendo in esame nel grafico successivo l’oscillatore stocastico, determinato questa volta su dati mensili dello stesso ETF, notiamo nel mese corrente lo svilupparsi di una reazione dalla lunga fase di ipervenduto a cui dovrebbe associarsi una reazione dei prezzi.
Vale la pena ricordare come dei pattern chiaramente accumulativi si stiano formando anche su altre categorie di materie prime, metalli industriali ed argento in primis; ma qui le cause sono da ricercare nella politica monetaria aggressiva della BOJ che ha letteralmente ribaltato le aspettative degli operatori