Con questa famosa frase di “Occupy Wall Street”, del 2011, si denunciavano gli errori e le disuguaglianze dell’1% dei più ricchi d’america contro il restante 99% della popolazione.
Ora, a parti invertite, possiamo dire che l’investitore italiano, tipicamente imbottito di Enel (BIT:ENEI), Banca Generali (BIT:BGN), Eni SpA (BIT:ENI), Telecom Italia (BIT:TLIT) e (forse) Intesa Sanpaolo SpA (BIT:ISP) o UniCredit SpA (BIT:CRDI), rinuncia di fatto al 99% delle occasioni presenti storicamente sul mercato.
Già, perché a ben guardare, il peso del mercato azionario italiano, rispetto alle azioni globali, è meno dell’1% (tutto il mercato italiano, perciò nel caso dei titoli menzionati sopra, parliamo dello zero virgola).
Come possiamo notare dall’immagine sopra infatti, l’Italia è “non pervenuta” nella classifica (gennaio 2023) globale, dove si nota che il mercato americano fa la parte del leone (quasi il 60%), seguito da Giappone (6.3%) e Regno Unito (4.1%). Perciò potremmo dire che quasi il 70% del mercato azionario mondiale, è concentrato su 3 Paesi.
Ora, mi fa molto ridere quando gli investitori, specie quelli con i portafogli visti sopra, sono convinti di “diversificare”. Sembra inutile ripeterlo ma forse è meglio, il rischio emittente/Paese infatti è comunque presente, ma oltre a questo, pensiamo che la somma delle top azioni italiane vale meno di 200 Miliardi.
Senza voler scomodare le Big Tech (Apple Inc (NASDAQ:AAPL), Meta Platforms Inc (NASDAQ:META) ecc), diciamo che solo McDonald’s Corporation (NYSE:MCD)vale più di tutte le aziende sopra messe insieme.
Tecnicamente, questo errore di valutazione, si chiama Home Bias, cioè la tendenza di investire in una grande quantità di titoli (azioni o obbligazioni) domestici, nonostante i presunti benefici della diversificazione in azioni estere.
Perciò quando spesso sento dire “è 20 anni che investo e non si guadagna nulla”, certo! Se investi solo in Italia può succedere.
Notare il confronto nell’immagine sopra a livello di mercati tra Italia ed USA, e notare anche che per l’Italia ho preso il Total Return, quindi dividendi inclusi. Perciò oltre a non diversificare in termini di rischio, si lasciano sul tavolo anche rendimenti decisamente migliori nel lungo termine.
Però uno potrebbe dire “le cose sono cicliche”, se ha fatto male negli ultimi 15 anni, recupererà nei prossimi 15. Per carità, tutto può essere, ma guardando agli ultimi 120 anni di storia, l’Italia non è mai riuscita in modo sistematico a performare meglio del resto del mercato, anzi non solo ha fatto peggio dei mercati a livello globale, ma anche solo a livello Europeo, siamo decisamente sotto la media.
Allora ancora una volta, quando un cliente chiede perché e come investire in Italia, potrei ad esempio concentrarmi sulla qualità e non sulle dimensioni (vedere per credere i rendimenti del listino FTSE Italia STAR, altro che FTSE MIB), tanto piccolo per piccolo. Oppure ancora, non scegliere un titolo perché “quella è la mia banca, la mia assicurazione, con quell’azienda ci pago le bollette, il mio amico ha comprato quel titolo”, ma evolversi nel ragionamento.
Il tempo passa e le occasioni difficilmente tornano, ora che lo sapete, potete adeguarvi di conseguenza!
Alla prossima!
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Alla prossima!
"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore. L’autore non possiede le azioni menzionate nell’analisi"