Nella stagione 2017/2018 e 2018/2019 abbiamo avuto un livello record di esportazioni di soia dal Brasile, mentre a seguito di un calo significativo del raccolto di questa stagione, si prevede un notevole calo delle esportazioni nel 2019/2020.
Le esportazioni di quest’anno hanno raggiunto il livello record 84,2 milioni di tonnellate, ovvero 15,4 milioni superiori al volume record di 68,8 milioni registrati nel 2016/2017. Ciò ha ridotto le scorte, portando ad una variazione di stock pari ai livelli del 2000.
Al momento le stime sulla produzione del Brasile per il 2018/2019 sono molto basse a cause della mancanza di piogge. Si stima un calo di più di 5 milioni di tonnellate.
Il calo brasiliano dovrebbe essere compensato dal forte incremento di produzione dell’Argentina, anche se ultimamente è molto difficile avere dati precisi da questi paesi. Le scorte argentine erano arrivate a livelli veramente importanti, grazie al lavoro dei piccoli e medi produttori, grazie alle politiche governative e all’inflazione molto alta. Complessivamente le scorte del Sud America nel 2018 sono calate, mentre quelle USA sono aumentate in modo significativo a seguito del forte calo delle esportazioni US verso la Cina. I dati aggiornati alla fine di dicembre sulle esportazioni US verso la Cina, indicavano un livello di 4,3 milioni di tonnellate rispetto ai 24,5 milioni di un anno fa.
Gli ultimi dati per la stagione 2019/2020 dei semi oleosi dell'Unione europea danno un calo di oltre l'8% delle aree coltivate, principalmente a causa di un calo del 18% della colza, che può essere parzialmente compensata dall'aumento della superficie coltivata a soia e girasole. Con un miglioramento dei rendimenti della colza, la produzione totale di semi oleosi non dovrebbe scendere molto. Si prevede che i semi oleosi e soprattutto le riserve di colza siano in calo significativamente entro la fine dell'anno, a causa di un settore del bestiame in contrazione, con conseguente minore consumo di mangimi e di un'alta produzione di semi per carburante.
Fattore determinante per i prezzi di questa commodity rimane ovviamente quello della domanda cinese. Le ultime stime indicano che questa continuerà a salire nel 1919/2020, anche se più lentamente, a causa dell’African Swine Fever (ASF). Le previsioni di recupero della domanda di soia nel 2019/2020 sono attribuite all'aumento della domanda di cibo alternativo al maiale (che rimane comunque la carne preferita dai consumatori cinesi), per cui si prevede che la produzione di pollame, bovini e acquacoltura debba aumentare per soddisfare l'aumento dei consumi di queste carni ma, dato che la produzione domestica di soia rimarrà fiacca, la Cina continuerà ad importarla per soddisfare le proprie esigenze. Le importazioni dovrebbero quindi raggiungere 91,5 milioni nel 1919/2020, rispetto a un valore stimato di 88 milioni della stagione 2018/2019 e arriveranno soprattutto da Brasile, Argentina, Canada e forse dagli Stati Uniti.
Le ultime planting intentions in US sono risultate inferiori alle attese, anche se cambierebbero velocemente se arrivassero buone notizie dalla Cina.
I future su questa commodity trattano da molti mesi in un trading range proprio a causa di queste incertezze ma, se finalmente la guerra commerciale USA/Cina si risolvesse e/o ci fossero buone notizie sul fronte ASF, potremmo vedere un significativo miglioramento dei prezzi.