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Il dollaro sta mettere a segno il rally natalizio? Le scorse settimane, per il biglietto verde, sono state molto discontinue causa una serie di incertezze legate alla guerra commerciale USA/Cina, legate al bilancio italiano (ora anche quello francese) e legate alla Brexit (dove pare imminente la mozione di sfiducia nei confronti della May). Le ultime notizie riguardanti Stati Uniti e Cina sono positive, difatti pare che il colosso asiatico stia già riducendo le tariffe sulle importazioni di automobili dagli Stati Uniti: dal 40% al 15%. Si parla anche di acquisti di soia (non confermati dai commercianti in materie prime di Chicago), così come si parla di una liberazione del funzionario Huwaei sotto cauzione (per intercessione dello stesso Trump).
Se è vero che le azioni valgono più di mille parole, la propensione al rischio sembra tornare in auge con equity in ripresa e i rendimenti obbligazionari in crescita. Non lo stesso si può dire per la sterlina e per l'euro, che in virtù delle vicende Brexit (con la soglia del 15% dei parlamentari conservatori ovvero un totale di almeno 48 che è stata raggiunta e che risulta sufficiente per chiedere alla Premier di dimettersi) e Francia sono in sofferenza. Nel frattempo si attendono le prossime mosse della FED e in tal senso è giunto l’ennesimo tweet di Trump che alla luce degli ultimi dati macro economici ha esortato la Banca Centrale a non alzare i tassi per la quarta volta.
Dopo aver visto guadagni significativi all'inizio di sessione, Wall Street ha chiuso in modo molto deludentemente seppur con perdite marginali. Lo S&P 500 -1 tick a 2637 punti, ma i futures hanno guadagnato circa mezzo punto percentuale. I mercati asiatici hanno ottimizzato le performance con ampi guadagni (Nikkei + 2,2%, Shanghai Composite + 0,3%). Gli europei, dopo una partenza a rilento, hanno ripreso vigore nell’ultima ora e il DAX sembra puntare nuovamente verso quota 11 mila punti. Per quanto riguarda le materie prime il ritorno della propensione al rischio sta avendo ovvie ripercussioni sul Dollaro, mentre il petrolio è aggrappato al rimbalzo di ieri dopo scorte in netto calo dell’API report.
L'inflazione degli Stati Uniti è al centro dell'attenzione sul calendario economico odierno, ma prima occhio alla produzione industriale dell’Eurozona delle ore 11 con il mercato che prevede una crescita mensile di + 0,2% in ottobre (rispetto a -0,3%) e una proiezione annuale a + 0,7% (+ 0,9% a settembre). L’inflazione USA delle ore 14:30 prevede un calo a + 2,2% (da + 2,5%) del CPI complessivo mentre il core dovrebbe crescere a + 2,2% (da + 2,1% a ottobre). Infine attenzione alle scorte di petrolio delle 16_30 che dovrebbero mostrare ulteriori prelievi per un totale di -3.2 milioni di barili (-7.3m scorsa settimana). Per i distillati + 2,0 milioni di barili (+ 3,8 milioni la scorsa settimana) mentre le scorte di benzina dovrebbero aumentare di + 2,8 milioni (+ 1,7 milioni la scorsa settimana).