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Tesla fra bitcoin e batterie LFP. I veri motivi del ribasso

Pubblicato 17.05.2021, 12:47

E’ il titolo che ha sofferto maggiormente nelle giornate più nere del settore tech. Mentre Musk sposta l’attenzione sulle criptovalute, la società cerca nuove strade per rafforzarsi di fronte a una concorrenza sempre più agguerrita. Ad aprile le vendite di Model 3 in Cina sono crollate del 27%.

Nell’ultimo mese le azioni Tesla (NASDAQ:TSLA) hanno perso il 25%, mentre il Nasdaq è sceso del 6%.

Se sotto il cofano ci fosse un motore a scoppio, si direbbe che Tesla sta battendo in testa. La regina delle auto elettriche ha sempre più concorrenti che cercano di scalzarla dal trono e in Borsa il titolo guida la classifica dei titoli tech più colpiti dalle vendite. Nelle ultime quattro sedute la quotazione di Tesla è scesa di 100 dollari (-14%) assestandosi a 571 dollari, che corrisponde a una capitalizzazione di 550 miliardi di dollari.

Sembrano lontanissime le discussioni di quattro mesi fa sulla possibilità che Tesla potesse sfondare la barriera dei 1.000 miliardi market cap. Nell’ultimo mese la discesa è stata del 25% e la performance da inizio anno è -17%. Il confronto con l’andamento il Nasdaq 100 la dice lunga sulla crisi di fiducia che ha colpito Tesla. L’indice più rappresentativo del settore tech americano ha perso nell’ultima settimana il 3,7%, ed è sceso del 6% nell’ultimo mese.

I tweet disinvolti di Musk su bit e doge: il sospetto di un trading ai limiti.

Maestro della comunicazione a tutto tondo, Elon Musk negli ultimi giorni ha spostato l’attenzione del mondo intero sulle criptovalute twittando : “Meglio i dogecoin che i bitcoin”. Qualcuno avanza il sospetto che il vulcanico imprenditore abbia deciso di applicare il suo indiscutibile genio alla speculazione finanziaria con metodi che non sono geniali, ma solo molto disinvolti. Mentre il bitcoin crollava del 15% sotto i 50mila dollari, il dogecoin schizzava al rialzo del 30%.

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Tutti gli analisti ricordano bene che almeno un quarto dell’utile del primo trimestre di Tesla deriva da trading sui bitcoin: a febbraio Tesla investì 1,5 miliardi di dollari in bitcoin, poi annunciò che avrebbe accettato bitcoin in pagamento delle sue auto, poi, dopo che le quotazioni della criptovaluta erano schizzate in rialzo, vendette circa un quarto dei bitcoin che aveva in portafoglio realizzando una consistente plusvalenza.

Adesso il trading “twitter-helped” si ripete sui doge, mentre i bitcoin affondano. E i giornali parlano solo di questo, collegando la discesa di Tesla alla discesa dei bitcoin. Le cose invece stanno un po’ diversamente e la caduta di Borsa di Tesla è il risultato di difficoltà industriali e commerciali più serie.

La Model 3 non è più l’auto elettrica più venduta in Cina. Scalzata da un’utilitaria.

La prima allarmante notizia è che la Model 3 di Tesla, prodotta a Shanghai, non è più l’auto elettrica più venduta in Cina. Ad aprile le vendite di Tesla in Cina, il suo secondo mercato dopo gli Usa, sono cadute del 27%. Il dato va preso con le pinze, perché è fornito dalla China Passenger Car Association che non brilla per l’accuratezza dei suoi numeri.

A scalzare dal podio la Model 3 è la Hongguang Mini EV, una bruttissima utilitaria elettrica con una linea che la fa sembrare una Fiat (MI:STLA) 126 ingrandita, ma con il grandissimo pregio di costare soltanto 4.000 euro. Questo modello è realizzato da una joint-venture a tre composta dalla cinese Saic Motor (di proprietà dello Stato), da Wuling Motors e dall’americana General Motors (NYSE:GM) che possiede il 44% del capitale, mentre Saic ha il 50,1%. Lanciata a luglio 2020, la Hongguang Mini EV è stata venduta in 270 mila esemplari in 270 giorni. La stessa azienda ha appena lanciato sul mercato un nuovo modello, la Macaron, che ha raccolto oltre 45.000 ordini in 10 giorni.

Il negoziato con EVE Energy per avere un nuovo fornitore di batterie a fosfato di ferro.

Anche se la Hongguang Mini EV è un’auto dalle bassissime pretese, mentre Tesla punta chiaramente sulla fascia premium, resta il fatto che per Musk la concorrenza è una brutta novità nel mercato delle auto elettriche. Tesla corre ai ripari cercando di abbassare il costo principale degli EV (Electric Vehicles), il prezzo delle batterie. E’ di oggi la notizia di un possibile accordo fra la società californiana e EVE Energy, produttore cinese di batterie.

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Eve produce batterie LFP a fosfato di ferro, decisamente più convenienti di quelle a nichel e cobalto (il ferro costa infinitamente meno del cobalto), ma in grado di accumulare una quantità inferiore di energia. Se il negoziato andrà a buon fine, Eve diventerà il secondo fornitore di batterie LFP di Tesla, dopo la cinese Contemporary Amperex Technology.

Alle prese con il rialzo delle materie prime, Tesla vede nelle batterie LFP una possibilità per ridurre i costi e meglio fronteggiare la concorrenza. Nei giorni scorsi Tesla ha alzato di 1.000 yuan (128 euro) il prezzo di vendita del modello base della Model 3 in Cina portandolo a 250.900 yuan (32.100 euro).
Intanto i giudizi degli analisti su Tesla si mantengono equilibrati: su 34 broker, 12 raccomandano di comprare le azioni, 12 consigliano di vendere e 10 sono neutrali. La media dei target price è scesa a 673 dollari.

Ultimi commenti

Senza polemica... ma perché Tesla è considerato un titolo "tech", mentre per esempio non accade lo stesso con Stellantis?
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