La quiete prima della tempesta? I mercati finanziari da qualche giorno sembrano veleggiare in un trend per nulla motivato da notizie, intenti a completare il rimbalzo dai minimi di ottobre. Il contesto attendista, è alla ricerca di conferme da individuare nei prossimi appuntamenti fissati sul calendario economico per i market mover del momento: tassi d’interesse, inflazione e dati sull’occupazione statunitense.
L’OCSE dichiara che la BCE dovrà alzare oltre le attese i tassi per contenere l’inflazione, e la Lagarde non smentisce queste affermazioni, confermando che c’è tutto l’impegno per sostenere una politica restrittiva, pur di raggiungere l’obiettivo anche a scapito della crescita economica. E’ evidente che queste restrizioni comporteranno conseguenze molto più pesanti in Europa che negli Stati Uniti. Nel Vecchio Continente sarà più difficile contenere l’inflazione, considerando il “tallone di Achille” della dipendenza energetica.
Sempre in Europa è stato confermato lo strumento del “price cap” sul gas, fissato a € 275 per megawattora, legato al vincolo temporale di 2 settimane. Di fatto rimane una proposta totalmente inefficace considerando il limite di prezzo troppo elevato a cui si aggiunge l’ulteriore condizione temporale. A queste condizioni, il blocco del prezzo non sarebbe scattato nemmeno nel caso del picco massimo riscontrato ad agosto; si prospetta insomma un inverno molto duro per gli Europei. Il prezzo del gas resterà di fatto in balia delle condizioni metereologiche, dei capricci dei fornitori, ma soprattutto degli speculatori che cavalcheranno l’onda della VOLATILITA’. Brutta notizia per imprese e famiglie, già provate dai recenti aumenti.
L’altra notizia che fa pensare viene dalla nuova ondata di Covid in Cina. Come è possibile che una potenza economica come la Cina, si fermi per 26 mila casi su una popolazione totale di oltre 1 miliardo, tenuto conto delle cure efficaci e della non più estrema pericolosità di questo virus? Largo spazio ad altre idee che non siano motivazioni strettamente sanitarie…a voi le conclusioni.
Sempre in tema energetico, il petrolio appare piuttosto indeciso, in un trend lateral ribassista, che al momento sembra non risentire molto del lockdown cinese. Il vero driver del greggio, sarà la produzione: i paesi Opec infatti sono in grado di gestire l’offerta e adeguarla “se vogliono” anche alla probabile futura contrazione della domanda derivante dalla sempre più probabile recessione. Il petrolio insieme al gas costituiscono la causa principale dell’inflazione Europea.
In questo difficile contesto gli effetti delle politiche monetarie restrittive, non hanno dato ancora nessun riscontro sul mercato del lavoro americano. Fino ad ora i dati riportano una situazione di “benessere” ma le nuvole si addensano all’orizzonte e già i primi licenziamenti si stanno concretizzando soprattutto nel settore tecnologico.
Se a questo scenario, aggiungiamo che la recessione non potrà essere affrontata con gli stimoli monetari delle banche centrali, perché impegnate a mantenere le condizioni restrittive per combattere l’inflazione, il quadro negativo è completato.
Ma allora, perché nei mesi di ottobre e novembre il DAX ha abbondantemente sovraperformato S&P500? Da dove deriva tutto questo ottimismo? Cosa si festeggia in Europa?
Esattamente due anni fa, la svolta arrivò nel mese di novembre con il “vaccino anticovid”, alla cui notizia i mercati riaccesero le speranze. Il settore tecnologico intraprese un rally durato più di un anno, con i cd titoli “Stay at home” (Amazon (NASDAQ:AMZN), Apple (NASDAQ:AAPL), Facebook (NASDAQ:META) e Netflix (NASDAQ:NFLX)). Oggi sono proprio i tecnologici a soffrire di più e al momento il settore tradizionale delle “value stock” è meno intaccato dai rialzi dei tassi. Anzi titoli energetici e bancari sembrano in buona salute in questo momento a scapito dei tecnologici.
Considerando la composizione degli indici azionari DAX e FTSE MIB, incentrati su settori più tradizionali, potremmo in parte spiegare questo fenomeno di maggiore ottimismo rispetto agli Stati Uniti. Ma nel momento in cui, gli effetti delle politiche monetarie restrittive e dell’inflazione, inizieranno a manifestarsi sull’economia reale, l’Europa tornerà ad allinearsi all’indice americano.
Insomma si naviga a vista, inutile farsi illusioni, ci aspettano tempi difficili, le svolte potrebbero derivare dalla cessazione del conflitto russo o da concreti segnali deflattivi. In merito al secondo punto, inutile farsi illusioni nel breve periodo. Questo e altri articoli puoi trovarli nel mio blog ORSI CONTRO TORI.
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