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Titoli bancari, rischiano Unicredit e Mps

Pubblicato 05.07.2016, 10:31
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Non si arresta l’ondata di vendite sui titoli del comparto bancario, in attesa dei risultati degli stress test (che verranno resi noti il 29 luglio ma per la prima volta non ci sarà nessuna soglia minima), che continuano a registrare anche nuovi minimi storici.

In primis Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (MI:BMPS) (-14%, nuovo minimo storico a 0.3290 euro; -99.7% dal 2000 ad oggi) penalizzato dalla BCE che ha inviato una lettera in cui chiede alla banca senese di smaltire entro i prossimi 3 anni 10 mld di euro di crediti deteriorati.

Secondo gli analisti, un altro istituto bancario che potrebbe essere penalizzato, sempre in base ai nuovi test, è Unicredit (MI:CRDI)(-3.60%) che anche nella sessione odierna ha fatto registrare un nuovo minimo storico a 1.78 euro (dal 2000 ad oggi -94%). Il titolo è inserito in un profondo canale ribassista ed i corsi potrebbero raggiungere il prossimo target di 1,47 euro (se dovesse esserci un aumento di capitale, potremmo assistere ad una nuova Mps o Banca Carige e a quel punto il successivo target sarà in area 0,8000 euro).

Nuovi minimi storici anche per Banca Popolare dell Emilia Romagna (MI:EMII) (-6.70%),Banca Carige SpA (MI:CRGI) (-7.80%) e Banca Piccolo Credito Valtellinese (MI:PCVI) (-4.30%).

Cadono nella rete dei ribassisti anche Banco Popolare (MI:BAPO)(-4.50%), Banca Mediolanum (MI:BMED) (-3.70%), Credito Emiliano SpA (MI:EMBI) (-4.90%; La violazione di 5,60 euro ha rappresentato un ulteriore segnale di allarme per i corsi che ora rischiano di tornare a vedere quota 5,11 euro.Un contesto che se dovesse realizzarsi implicherebbe il probabile raggiungimento di quota 4,93 euro, ultimo sostegno che dovrà impedire ai prezzi di dirigersi fino in area 4.40 euro. Il predominio ribassista potrebbe essere rotto solo con il superamento di 5,90 euro introduttivo al test in prima battuta a 6,15 euro) e Banca Generali (MI:GASI)(-3.50%; attenzione al supporto chiave posizionato a 16.15 euro, la cui rottura in chiusura di seduta potrebbe spingere le quotazioni fino in area 14,80 euro. Oggi l’istituto ha reso noto che la raccolta netta a giugno ha superato il mezzo miliardo -€525 milioni- con una crescita significativa rispetto al mese precedente +21% ).

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Contiene le perdite Banca Popolare di Milano Scarl (MI:PMII) (-1.40%), Banca Finnat Euramerica SpA (MI:BFE) (-0.10%;

Continua la discesa di Banca Finnat che in 2 mesi ha ceduto oltre 20 punti percentuali, arrivando a toccare quota 0,2991 euro.

Il rimbalzo accennato da tale livello va per il momento interpretato come fisiologica reazione al precedente affondo e non modifica un quadro grafico ancora nelle mani dei ribassisti.

La situazione resta delicata dato che, in caso di stabilizzazione delle quotazioni al di sotto di 0,2990 euro, la tendenza ribassista di fondo verrebbe riattivata e ben difficilmente potrebbe essere scongiurato il test a quota 0,2860 euro; ultimo fondamentale livello che avrà il gravoso compito di impedire una nuova ondata di vendite che potrebbero spingere il titolo bancario anche fino in area 0,2600 euro.

Primi segnali di ripresa oltre quota 0,3600 euro con tenuta settimanale). In controtendenza Banca Sistema Spa (MI:BSTA) (+1.20%) che dopo aver registrato un nuovo min. storico a 1.99 euro ha invertito la rotta passando in territorio positivo; Banca IFIS SpA (MI:IF) (+0.20%) che riduce i guadagni nel finale.

Dopo l’esito, a sorpresa, del referendum sulla Brexit, la speculazione sta travolgendo gli istituti bancari italiani.

Voci di corridoio sostengono che il Governo italiano stia negoziando con la Commissione Europea un piano da 40 miliardi di euro per sostenere gli istituti italiani in caso di instabilità finanziaria.

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