In attesa delle decisioni del Federal Open Market Committee, in occasione della riunione della FED, continua strenuamente nel nostro Paese il dibattito, accompagnato da visioni contrastanti, sul Meccanismo economico di stabilità, condito da differenti imprecisazioni, soprattutto per quel che riguarda il decreto del 7 dicembre 2012 relativo alle emissioni dei titoli di Stato che devono far riferimento alle clausole di azione collettiva.
Al netto degli accadimenti interni all'Italia, gli operatori sono concentrati sulle prossime riunioni delle banche centrali e sull'aggiornamento delle proiezioni economiche, dopo aver letto di buon grado la rilavazione ZEW del sentimento sull'economia tedesca che segna a dicembre un dato pari a 10,7 rispetto al -2,1 del mese precedente e superiore alle stesse attese, così come quello dell'Eurozona che registra un sentimento di fiducia pari a 11,2 completamente differente al - 17,7 delle aspettative.
Tornando brevemente all'Italia, a seguito della candela di inversione ribassista del 9 dicembre, il FTSE Mib ha avuto una inversione di tendenza nella giornata di ieri, grazie soprattutto ai bancari che hanno riportato l'indice nuovamente sui 23.120 punti. I livelli restano gli stessi, sembrerebbe marcata la resistenza sul lungo periodo a 23.700 ed un supporto a 22.500 punti.
Una riflessione va fatta sulla situazione del Regno Unito che ha aumentato il suo andamento nella produzione industriale manifatturiera dello 0,2 % nel mese di ottobre, affiancato dalla rilevazione di un saldo negativo in relazione alla differenza tra beni esportati e quelli importati ed un cambiamento percentuale sul tasso di crescita sostanzialmente pari a zero.
Nella vasta letteratura sulla globalizzazione si è consolidato un certo rifiuto nel considerare questo fenomeno solo come meccanismo economico. La decisione che va prefigurandosi in Gran Bretagna potrà avere dei contraccolpi anche dal punto di vista dei rapporti socio-culturali. Senza dover scomodare intellettuali del calibro di Latouche o Ritzer che da sempre hanno sostenuto come il processo di globalizzazione fosse squilibrato a favore dell'occidente, definendo tale stravolgimento storico come un vero e proprio tentativo di occidentalizzazione del mondo, si ha la netta sensazione di come le scelte politiche siano ormai appannaggio di una "ratio utilitaristica". Detto questo, gli schemi preordinati della globalizzazione sembrano saltati. In fondo questa percezione la si può osservare anche nei rapporti di forza tra Stati. Vedi USA e Cina o le stesse tensioni all'interno dell'Eurozona.
Dal punto di vista valutario, la sterlina potrebbe continuare a salire sul dollaro, dopo aver superato la quotiazione di 1,3110 fino a raggiungere 1,3150 con un target che può essere ben individuato nel breve ad 1,3290/1,3300.
La situazione del Regno Unito se da un lato rappresenta, per certi aspetti, un ulteriore tassello alla crisi preannunciata della globalizzazione, dall'altro potrà garantire, nel caso di una consapevole ed annunciata vittoria dei conservatori, un nuovo assetto all'economia d'oltremanica, con l'auspicato obiettivo di ratificare l'accordo con UE entro fine anno, dando via così ad un periodo di transizione, dove si alterneranno le danze per i negoziati commerciali.