L’inflazione cronica somiglia al fumo: una volta che si supera una soglia minima, è molto difficile sfuggire ad una dipendenza che tende ad aumentare progressivamente (M. Bruno).
Inflazione della Germania YoY di giugno (stima 2,2% dal 2,4% di maggio) in uscita oggi alle 8:00 e degli Stati Uniti sempre YoY di giugno (stima 3,1% YoY dal 3,3% di maggio) in uscita alle 14:30, insieme ai sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 236k contro 238k della scorsa settimana).
Inflazione della Cina YoY di giugno in ulteriore calo (+0,2% dal +0,4% atteso e +0,3% di maggio), così come i prezzi alla produzione YoY di giugno (-0,8% in linea con le attese, dal -1,4% di maggio). In crescita invece la produzione industriale dell’Italia MoM di maggio (+0,5%, zero atteso e -1% di aprile) che porta il tendenziale annuo al -3,3% (-3% in aprile).
Nel suo discorso annuale al Senato degli Stati Uniti Powell ha ribadito che è ancora troppo presto per tagliare i tassi di interesse, soffermandosi sui molteplici rischi che la Fed si trova ad affrontare e che non includono solamente l’inflazione. Servono altri dati per rafforzare la fiducia nel fatto che i prezzi stiano planando verso il 2%, ha spiegato Powell.
La nostra sensazione è che, pur non avendo assunto toni da colomba, Powell sembra comunque disposto a tagliare i tassi di interesse più avanti quest'anno. Dopo le sorprese del primo trimestre ha tuttavia bisogno di ulteriori conferme (vedremo sei dati di oggi vanno nella direzione giusta). E’ innegabile tuttavia, guardando al futuro, che la Fed dovrà mantenere i tassi più alti per più tempo, poiché l'inflazione continua ad insistere al di sopra del suo obiettivo del 2%.
Chiaro quindi che l'indice dei prezzi al consumo di giugno è al centro dell'attenzione, poiché i funzionari della Fed hanno ribadito che la prossima mossa della banca centrale sarebbe dipesa dai dati. L'inflazione dei servizi di base, escluso l'edilizia abitativa, si sta dimostrando volatile. È stata insolitamente bassa il mese scorso, ma è probabile che rimbalzi. Stiamo quindi osservando per capire se la tendenza di fondo sia compatibile con un'inflazione del 2%.
Se guardiamo ad altre banche centrali, per esempio quelle dei mercati emergenti, notiamo come queste abbiamo evidenziato altre preoccupazioni come forza trainante dietro i piani per sospendere i tagli dei tassi. La banca centrale del Brasile ha mantenuto i tassi al 13,75% per un anno dopo aver lanciato aumenti nel 2021 da un minimo del 2%. Da allora ha tagliato i tassi al 10,5% poiché l'inflazione è scesa al target. Ma ha interrotto i tagli dei tassi a giugno, citando dubbi sull'impatto della politica fiscale del governo. La banca centrale della Polonia ha congelato i tassi al 5,75% da ottobre dopo due tagli dei tassi. Perché? L'incertezza su come la fine delle misure del governo per proteggere le famiglie dagli elevati costi energetici influenzerà l'inflazione, ha infatti spinto la banca centrale polacca ad aumentare le sue previsioni di inflazione per il prossimo anno.
I tassi più alti per più tempo non devono necessariamente essere una cattiva notizia per gli asset rischiosi, come abbiamo visto quest'anno. Le principali aziende tecnologiche che hanno superato le aspettative di guadagno grazie al tema dell'intelligenza artificiale hanno contribuito a spingere le azioni a massimi record, anche se i rendimenti obbligazionari sono aumentati a causa delle ridotte aspettative di taglio dei tassi della Fed. Questo consente di rimanere sovrappesati sulle azioni statunitensi e preferiamo un reddito di qualità in obbligazioni governative a breve termine, allungando in modo opportunistico la duration (al momento non oltre i 5 anni) e credito.