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Perché l’EUR si rifiuta di scendere e il dollaro è in calo

Pubblicato 22.10.2020, 09:41
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 21 ottobre 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Quando mancano solo 13 giorni alle elezioni presidenziali statunitensi, non sorprende vedere gli investitori vendere il dollaro USA. È un testa a testa tra il Presidente Trump ed il candidato Democratico Joe Biden. I sondaggi indicano una vittoria di Biden ma gli investitori non possono fare a meno di prendere questi dati con le pinze. Trump non cederà facilmente e, negli stati chiave, gli elettori sono molto motivati a votare. Se Biden dovesse vincere di poco, Trump potrebbe non lasciare il ruolo di buon grado.

Come abbiamo scritto nell’articolo 5 Crazy Scenarios for the US Election, “Se non fosse così tragico, sarebbe ridicolo. Due settantenni che lottano per la presidenza come se stessero giocando a bocce al circolo per anziani. È molto probabile che, tra il COVID, l’infrastruttura elettorale USA invecchiata e fortemente divisa, gli stati chiave imprevedibili e la pioggia di voti tramite posta che potrebbero non essere mai conteggiati a causa di un sistema postale USA gravemente danneggiato, i risultati delle elezioni statunitensi vengano contestati in ogni stato, in ogni contea, in ogni distretto”. E questo sarebbe lo scenario del peggiore dei casi.

La presidente della Camera Nancy Pelosi è ottimista sul raggiungere un accordo sugli aiuti entro la fine della settimana, ma gli investitori temono che non stia facendo altro che agitare un’esca, usandola per distrarre i Repubblicani dalle elezioni. Lo sapremo presto, ma la semplice possibilità che non voglia un accordo fino a dopo le elezioni è uno dei motivi per cui gli investitori cominciano ad allontanarsi dal dollaro. Il Beige Book della Fed non ha aiutato: secondo i distretti della Fed, l’attività economica è migliorata ad un tasso da lieve a modesto.

Nel frattempo, malgrado l’impennata della seconda ondata di virus in molte delle principali nazioni della zona euro, la moneta unica va alla grande. È quasi impossibile credere che il cambio EUR/USD abbia segnato il massimo di un mese questo mercoledì. Alcuni dei più grandi paesi in Europa hanno introdotto nuove restrizioni e, anche al di fuori del coprifuoco, la gente cerca di restare a casa il più possibile. Questo comportamento senza dubbio peserà sulla crescita. Lo spread tra i buoni del Tesoro a 10 anni tedeschi ed USA ha segnato il minimo di sette mesi, il che dovrebbe spingere giù la valuta. Alcuni commenti suggeriscono che la BCE non sia pronta ad un allentamento ma, se l’economia dovesse congelarsi per la seconda ondata, non avrà altra scelta. Il solo motivo per cui l’euro è forte è perché sta attirando la domanda degli investitori che vendono il dollaro.

Anche la sterlina ha toccato il massimo di un mese contro il biglietto verde. Le speranze di un accordo sulla Brexit ed i dati misti sull’inflazione hanno incoraggiato la moneta. I prezzi al consumo sono saliti dello 0,4% nel mese di settembre, meno del previsto ma più del mese prima. I prezzi alla produzione hanno battuto le attese e sono saliti ad un tasso più veloce. La solidità dell’euro ed il rally della sterlina dipenderanno dai report sugli indici PMI di venerdì.

Il dollaro neozelandese e quello australiano hanno registrato forti rialzi oggi sulla scia della debolezza del dollaro USA. Il calo annuo delle spese con carte di credito a settembre è stato minore rispetto al mese precedente, incoraggiando il NZD. L’AUD, invece, si è lasciato alle spalle l’aumento minore del previsto dei principali indicatori. Emerge un chiaro trend di miglioramento dei dati neozelandesi ed indebolimento di quelli australiani che dovrebbe continuare a far scendere il cambio AUD/NZD. Il dollaro canadese, intanto, non è riuscito a partecipare al rally. Il cosiddetto “loonie” ha visto rialzi minori contro il cugino statunitense, dopo che le vendite al dettaglio canadesi hanno deluso. Con i forti aumenti sul mercato del lavoro, gli economisti si aspettavano infatti che le vendite al dettaglio salissero dell’1,1%, dallo 0,6% del mese prima. Invece, l’incremento è stato di un modesto 0,4%. Escludendo le auto, anche l’incremento dello 0,5% è stato più debole del previsto. I prezzi al consumo, intanto, sono scesi dello 0,1%, in linea con le aspettative.

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si si..si rifiuta..uno glielo chiede con gentilezza, con affetto..ma lui niente si rifiuta...birbantello...ma come scrivete!
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